La cura “Big Sam” per salvare una stagione: l’Everton riparte da Allardyce

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Dopo più di un mese dall’esonero di Ronald Koeman, l’Everton ha finalmente trovato il suo nuovo allenatore: sarà Sam Allardyce a guidare i Toffees per i prossimi 18 mesi. Si è dunque conclusa in serata, con l’annuncio della firma dell’ex ct della Nazionale inglese nonché ex tecnico di Crystal Palace e West Ham, la sciagurata parentesi in panchina di David Unsworth che, più che traghettare i suoi giocatori in questi 38 giorni in attesa di un nuovo allenatore, ha assistito al tracollo generale di una squadra attualmente al tredicesimo posto in campionato, fuori già da settimane dall’Europa League e con statistiche a dir poco allarmanti: terza peggior difesa del campionato con 28 reti subite (hanno fatto peggio solo Stoke City e West Ham, umiliato proprio ieri sera per 4-0 dai Toffees) e soltanto 13 gol realizzati. Con una rosa evidentemente incompleta e il morale dei giocatori a terra, la situazione a Goodison Park è oggi molto delicata, certamente una delle più critiche dell’ultimo decennio. E negli ultimi anni la cura per società in grandi difficoltà e alla ricerca di un miglioramento radicale è stata spesso la stessa: affidarsi, anche a breve termine, a “Big Sam”.

Allardyce interrompe così la sua pausa dal mondo del calcio, dopo che al termine della scorsa stagione aveva annunciato il suo addio al Crystal Palace, appena trascinato a una salvezza non semplice, per dedicarsi maggiormente alla propria vita privata e familiare. Il suo nome, però, ha continuato a circolare per mesi sui quotidiani inglesi e alla fine la chiamata di una grande società come l’Everton, reduce dall’ottimo settimo posto dello scorso anno, è stata una tentazione troppo grande per rifiutarla. Il compito affidato al tecnico di Dudley sarà quello di salvare almeno l’onore dei “blu di Liverpool” in Europa e, soprattutto, migliorare la posizione in classifica dei Toffees, nella speranza di riuscire a chiudere la stagione almeno nella parte sinistra del tabellone per poi puntare a un ritorno tra le “big” dal prossimo anno.

Il “metodo Allardyce” è chiaro, lineare e, forse proprio per questa sua semplicità, estremamente efficace soprattutto nel breve periodo. Le squadre di “Big Sam” hanno storicamente proposto un gioco molto inglese, fatto di fisicità e palloni alti a cercare le torri in attacco, ma anche di grande lavoro sui movimenti senza palla sia in fase offensiva che difensiva e di notevole solidità nel reparto arretrato: con “Big Sam”, insomma servono giocatori capaci di garantire qualcosa di più sul piano atletico rispetto a quello tecnico per realizzare la sua tattica, risultata vincente in tutte le sue ultime esperienze con squadre in basso alla classifica.

Se in difesa e a centrocampo l’Everton dispone già di buon materiale per questo sistema di gioco (si pensi ai vari Jagielka, Keane, Williams nel reparto arretrato o a Schneiderlin e Gueye in mezzo al campo), però, resta da valutare come applicare questa filosofia a un attacco completamente privo di punte: ecco perché, in attesa del mercato di gennaio, una delle prime sfide di Allardyce sarà proprio quella di capire come sfruttare al meglio le caratteristiche di attaccanti minuti fisicamente, ma veloci (come Niasse, Sandro, Mirallas e Calvert-Lewin) o di pura tecnica (come Rooney).

Similmente a quanto accaduto con Sunderland e Crystal Palace, insomma, la piena realizzazione del progetto di Allardyce potrebbe essere dipendente anche dagli affari del mercato di gennaio, con l’obbligo di dare priorità all’acquisto di un giocatore offensivo capace di sostituire finalmente Lukaku e assumere un ruolo simile a quello avuto da Benteke lo scorso anno con il Crystal Palace. E con dati alla mano relativi alle ultime sessioni di mercato dei Toffees, il tecnico inglese potrebbe veder accontentate le proprie richieste ben più facilmente rispetto a quanto visto nelle sue ultime esperienze.

Quella di “Big Sam” dovrebbe rimanere per l’Everton una soluzione per il breve periodo, non in prospettiva. In quasi tutte le squadre allenate in carriera, il tecnico inglese ha fatto vedere i frutti migliori del proprio lavoro al massimo entro le prime due stagioni, senza però riuscire a fare il giusto salto di qualità successivamente, soprattutto in progetti di più ampio respiro. L’obiettivo della dirigenza è quello di tornare al più presto in Europa e di riportare i Toffees tra le “big” d’Inghilterra, il minimo per una piazza con la storia e l’importanza dei “blu di Liverpool”. E questa ambizione potrebbe rivelarsi presto inconciliabile con una filosofia così tradizionalmente “inglese” come quella di “Big Sam”.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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