Un aeroplanino kamikaze: le scelte di Montella fanno precipitare il Milan

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Sbagliare è umano, perseverare è da esonero. Vincenzo Montella ha perso il derby, l’ha perso con le sue scelte. L’ha perso regalando un tempo intero all’avversario, prima di decidersi a svoltare. L’allenatore del Milan ha avuto bisogno di 45′ minuti extra per capire quello che noi come molti altri avevamo già chiaro da giorni e, così facendo, ha compromesso la stagione dei rossoneri. Certo, si può appellare ai clamorosi errori di Biglia, Bonucci e Rodríguez, ma la colpa è principalmente sua.

Il Milan visto il primo tempo è stato indecente: senza personalità, senza una minima idea di gioco, senza alcun peso offensivo. Schierare Suso e Bonaventura non basta, è necessario metterli in condizione di esprimersi. Il baricentro della squadra era bassissimo, Biglia giocava sulla linea dei difensori, i quali iniziavano l’azione allargando su Rodríguez e Borini: dopodiché, il vuoto. Inevitabile, dal momento che davanti a loro non c’era nessuno. Silva, in qualità di unica punta, non poteva svariare troppo; Suso era spaesato tra le maglie dei centrali nerazzurri; Bonaventura e Kessié erano facilmente ingabbiati da due mastini come Vecino e Gagliardini. Con questa formazione per tutti i 90′, il Milan avrebbe terminato la partita con uno o due tiri in porta.

Per la prima volta in stagione, Montella si è deciso a cambiare qualcosa già durante l’intervallo: non i soliti cambi al 75′, dunque, ma comunque in colpevole, drammatico ritardo. L’inserimento di Cutrone ha cambiato faccia alla squadra per un motivo molto semplice: la retroguardia nerazzurra ha dovuto concentrare gli sforzi sui due attaccanti (uno dei quali, proprio Cutrone, molto abile ad attaccare la profondità), l’Inter si è inevitabilmente abbassata di parecchi metri, le due catene laterali Musacchio-Borini e Romagnoli-Rodríguez hanno notevolmente avanzato il loro raggio d’azione e questa presenza massiccia nella metà campo avversaria ha liberato i due fantasisti, Suso e Bonaventura, che hanno potuto fare il bello e il cattivo tempo.

Quindi, a conti fatti, il Milan dovrebbe rinunciare a Kessié per giocare stabilmente con Suso e Bonaventura mezzali? Non ci sembra un’idea appropriata. L’ivoriano è l’unico uomo capace di fornire prestanza fisica al centrocampo e ha dimostrato di essere un ottimo giocatore: privarsene sarebbe una follia, soprattutto con una difesa che fa acqua da tutte le parti. La soluzione ideale, come già avevamo scritto, l’abbiamo vista nell’ultimo quarto d’ora, con l’ingresso di Locatelli: 4-4-2, con il numero 5 e il  numero 8 esterni di centrocampo, supportati da due terzini non costretti a ricoprire tutta la fascia, “liberati” da due attaccanti che tengono in apprensione la difesa e coperti da una cerniera di due centrocampisti messi a scudo della difesa.

Sembra la soluzione più logica, e pace all’anima loro se uno tra Musacchio, Romagnoli o Bonucci dovrà stare in panchina: viste le prestazioni offerte finora, forse è un bene anche per loro. L’anno scorso il Milan è stato trascinato dai suoi esterni d’attacco (Suso, Bonaventura e Deulofeu), che hanno fatto la differenza, sopperendo a una prima punta troppo sola là davanti per poter garantire gol e peso al reparto. In questa stagione, cos’ha fatto Montella finora? Ha ben pensato di ripartire dal punto debole (l’unica punta) privandosi del punto forte (gli esterni). Il 4-4-2 permetterebbe di avere sia gli esterni che le due punte, oltre a un sistema difensivo più collaudato. Ci sono 6 centrali difensivi in rosa? Pazienza. Non si può plasmare una squadra in base agli esuberi che non si è riusciti a smaltire (che poi, a dirla tutta, 2 su 6 non hanno praticamente mai messo piede in campo).

Insomma, a conti fatti: 45′ di 3-5-1-1, una palla gol. 45′ con le due punte e i due fantasisti (prima più centrali, poi più larghi), una quantità enorme di occasioni. A questo punto, nonostante l’enorme amarezza per il derby perso e il distacco siderale dalle prime 5, il tifoso rossonero ha avuto un barlume di speranza, prontamente annientato da Montella nel post partita: Arrigo Sacchi ha posto una domanda all’allenatore che, in realtà, conteneva già la risposta: “Il primo tempo abbiamo visto una squadra, il secondo tempo totalmente un’altra squadra. Hai fatto qualche cambio tattico nell’intervallo, cos’è stato determinante nel cambiare faccia al Milan in modo così drastico?” risposta di Montella: “Non credo centrino i moduli, è venuto fuori l’orgoglio dei ragazzi”. No, caro Montella, semplicemente nella seconda frazione erano disposti in campo con criterio, in modo da esaltare le loro qualità.

Su un eventuale passaggio a uno schema che preveda Suso e Bonaventura larghi, l’aeroplanino ha sùbito sentenziato: “Non abbiamo ricambi per loro due”. Due settimane fa la scusa era “Servirebbero 2 esterni da 12/15 reti”. Smentiamo subito queste due tesi: Çalhanoğlu non è sembrato a suo agio da mezzala, mentre come esterno con facoltà di accentrarsi potrebbe trovare la sua dimensione (ci sembra il sostituto naturale di Bonaventura). Se Borini si sta dimostrando un’alternativa valida a un terzino come Conti, perché non dovrebbe essere tenuto in considerazione come ala, ovvero nel suo ruolo? Capitolo gol: Suso è a quota 3 dopo 8 partite, in proiezione sono 14/15 gol in campionato, avendo sprecato varie partite da desaparecido come seconda punta. Siccome Montella aveva fatto il paragone con gli esterni del Napoli, vogliamo fare altre tre precisazioni: punto primo, Sarri fa giocare sempre gli stessi, quindi il problema dei sostituti è relativo; punto secondo, Insigne nelle prime 3 stagioni a Napoli aveva una media di neanche 4 gol all’anno, quindi i giocatori possono crescere anche su questo aspetto; punto terzo, se giochi con due attaccanti (conditio sine qua non questa, a nostro personale avviso), gli esterni sono leggermente sgravati dall’assillo del gol e possono collezionare molti più assist.

La sensazione è sempre la stessa, ossia che Montella non voglia abbandonare la difesa a 3 perché significherebbe aver preso un grosso abbaglio, sarebbe una sorta di ammissione di colpa (e un mese di lavoro buttato al vento). Si sta intestardendo su questa idea, sente l’acqua alla gola e per questo ostenta serenità e presunzione: la frase “Sono sicuro che con questo spirito non perderemo più“, dopo la quarta sconfitta in 8 partite, sembra un modo per dimostrare di avere la situazione sotto controllo quando, in realtà, si sa di non averla, oltre a far ricadere implicitamente le colpe sulla determinazione dei ragazzi, piuttosto che sui propri errori tattici. Insistendo sulla difesa a 3 e sull’unica punta, Montella sta portando a fondo la sua squadra: non è facile ammettere di aver preso una cantonata, ma la società gli ha concesso ulteriore tempo per fare un passo indietro e sistemare il tutto. La difesa a 3 è uno schieramento che generalmente ammazza la creatività, in onore di valori come grande corsa e disciplina tattica. A noi questo Milan sembra concepito per essere esteticamente bello, per trovare i risultati attraverso il gioco: Montella, non soffocare questa creatura, permettile di sbocciare.

 

 

 

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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