O capitano! Mio capitano!

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Il mercato del Milan è in continuo fermento e la rosa a disposizione di Montella è già stata completamente rivoluzionata rispetto allo scorso anno. Si possono fare molte ipotesi sulla probabile formazione della prossima stagione, anche se, per avere un quadro completo, bisognerà attendere la fine del mercato che, sia in uscita che in entrata, non è ancora concluso. L’avvento della nuova proprietà è stato un vero tsunami nell’universo rossonero e questo sarà l’anno 0 in cui il nuovo Milan inizierà a prendere forma. La società di via Aldo Rossi necessitava di alcuni capisaldi da cui non poter prescindere: Mirabelli e Fassone hanno immediatamente conquistato la stima dei tifosi dando l’immagine di una società solida, trasparente e capace; Montella si è fatto apprezzare nel corso della sua prima stagione, ottenendo la fiducia di tutto l’ambiente e un meritato rinnovo del contratto; sul campo, invece, al momento c’è una grossa lacuna: il capitano. I due giocatori che nella scorsa stagione hanno indossato la prestigiosa fascia, portata in precedenza da Rivera, da Baresi e dai Maldini, quest’anno non partiranno con la garanzia della titolarità: ecco perché Montella potrebbe indicare un altro giocatore come leader del gruppo. Molto dipende dall’idea che l’allenatore campano ha della figura del capitano: si può scegliere per l’anzianità, per il carisma, per il talento o per l’attaccamento ai colori sociali. I migliori capitani della storia rossonera possedevano tutte queste caratteristiche. Fatte le dovute riflessioni, il ventaglio di opzioni a disposizione di Montella non è poi così ampio.

La continuità – Nella scorsa stagione Montolivo era il capitano del Milan e Abate il suo vice. Quando entrambi i giocatori si sono infortunati, la fascia è passata a De Sciglio e un po’ a chiunque altro. Sebbene Montolivo e Abate siano due seri professionisti, il popolo rossonero non ha mai visto in loro il carisma adeguato per essere capitano; nell’immaginario collettivo sono stati visti come due capitani di transizione, per i quali provare affetto perché hanno provato a guidare la barca rossonera nella tempesta di questi anni, ma destinati a cedere l’onore della fascia una volta che il Milan fosse tornato il Milan. Non può esserci un Milan vincente con Montolivo o Abate capitano, per il semplice motivo che non può esserci un Milan vincente con Montolivo e Abate titolari. De Sciglio non sarebbe nemmeno da menzionare: un prodotto del vivaio che spinge per approdare alla Juventus non può essere preso in considerazione. Il punto della questione e semplice: con l’arrivo di Conti, pagato a peso d’oro, Abate è destinato a sedere in panchina per gran parte della stagione. Stesso discorso vale per Montolivo, anche se la dirigenza non ha ancora portato a termine l’acquisto di un regista.

La futura bandiera – Fino a un paio di mesi fa, il profilo ideale cui affidare la fascia era Gigio Donnarumma: tifoso del Milan fin da bambino, fenomenale tra i pali, capace di generare ammirazione nella stampa e negli avversari e amore incondizionato nei propri tifosi. Avesse dato séguito al famoso bacio sulla maglia con un’immediata firma sul contratto, probabilmente avrebbe ricevuto a furor di popolo fascia da capitano, numero 10 e chiavi di Milanello. Invece le cose sono andate diversamente: anche se dovesse rinnovare, Gigio si è giocato l’amore di gran parte della tifoseria e il rispetto di una grossa fetta dell’Italia calcistica in generale. Tra tweet sconvenienti, presunti hacker e commissioni (di insegnanti, non di Raiola) a cui ha letteralmente “tirato pacco” per volare a Ibiza, Donnarumma ha dimostrato di avere né più né meno la testa di un diciottenne: l’errore era stato considerarlo un saggio veterano del nostro calcio. Nulla vieta ai più romantici di sognare che, un giorno, quella benedetta C sarà legata al suo braccio sinistro: dovrà però arrivare a coronamento di un percorso più lungo e tortuoso del previsto.

Il giocatore d’esperienza – Nel Milan dei giovani dell’anno scorso mancava un giocatore di esperienza e spessore, un trentenne carismatico che sapesse guidare i ragazzi anche nei momenti di sbandamento. Oltre ad aver investito molto su ulteriori ventenni, Fassone e Mirabelli sono alla ricerca proprio di un profilo del genere: il nome che circola da più di un mese è quello di Lucas Biglia, profilo ideale per lo scacchiere tattico di Montella. L’argentino ha rivestito il ruolo di capitano con la Lazio, nonostante la sua militanza in biancoceleste fosse ancora agli albori: in molti casi è lo spogliatoio che individua e sceglie il capitano, riconoscendo un giocatore come il proprio trascinatore, l’uomo che sa dare l’esempio e che ha il carattere e l’autorevolezza per essere il leader. Se Biglia dovesse approdare a Milanello, Montella potrebbe decidere di caricarlo di questa responsabilità, sapendo che il ragazzo ha le spalle abbastanza larghe per non restarne schiacciato. Risulta comunque difficile pensare che un nuovo acquisto possa essere insignito di tale onore, anche perché potrebbe creare qualche malumore all’interno dello spogliatoio.

Il leader silenzioso – Nella conferenza stampa di inizio stagione, Montella ha rilasciato una dichiarazione che è passata in sordina: quando gli è stato chiesto quale giocatore fosse più desideroso di allenare, l’allenatore campano ha dato una risposta inaspettata ma ricca di significati, che risponde al nome di Giacomo Bonaventura. L’allenatore rossonero ha sottolineato come non gli sia stato possibile apprezzare fino in fondo il numero 5 a causa dell’infortunio di Udine. L’intervento di Montella è stato molto saggio, volto a valorizzare un campione passato troppo in secondo piano in quest’ultimo ubriacante periodo costellato di nuovi arrivi. Bonaventura è un giocatore imprescindibile per i rossoneri e Montella lo sa bene: nella scorsa stagione la squadra è crollata nel momento in cui lui è venuto a mancare, centrando l’obiettivo finale solo grazie alle magie individuali di Deulofeu. Nonostante sia recentemente passato alla scuderia dello spauracchio Mino Raiola, Jack ha accettato un ritocco dell’ingaggio probabilmente troppo misero (comparato a quello di molti compagni di squadra) e non ha mai fatto percepire qualche “mal di pancia”. Si tratta di un ragazzo serio, talentuoso, che ha sposato la causa rossonera, che non fa parlare di sé fuori dal campo e che sa caricarsi la squadra sulle spalle quando ce n’è bisogno; dopo essere stato trascurato da Conte agli ultimi Europei (una mancata convocazione difficile da digerire), il classe 1990 marchigiano necessitava di queste parole al miele da parte del suo allenatore, che potrebbe anche rincarare la dose consegnandogli la fascia di capitano: chiunque arrivi al Milan, lui sarà un titolare inamovibile (anche grazie alla sua duttilità). La titolarità se l’è guadagnata con l’impegno, con la classe e con l’assunzione di responsabilità in campo: l’anno scorso Jack era il leader tecnico del Milan, colui che dettava i ritmi e che azzardava le giocate, colui al quale veniva affidato il pallone nei momenti di difficoltà. Ora è pronto per essere il Capitano di questo nuovo ciclo rossonero.

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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