Site icon

Warriors Campioni NBA: finalmente KD, il talento al servizio del gruppo

Marcos Mesa Sam Wordley / Shutterstock.com

Un’attesa che durava dallo scorso giugno, dopo essere stati in vantaggio per 3-1, salvo poi soccombere nelle successive 3 gare e osservare LeBron James alzare il Larry O’Brien Trophy. Un’attesa che, per un giocatore in particolare, durava addirittura 5 anni e che lo ha visto non solo mettersi l’anello al dito, ma anche dominare ed essere nominato MVP delle Finals. Kevin Durant è il volto di questi Golden State Warriors. Un talento spropositato, forse il più grande attaccante al mondo, ma una volontà nel mettersi al servizio della squadra che ha fatto tutta la differenza del caso.

Difesa, bene del collettivo come priorità assoluta, intensità che non è mai calata. Sono stati questi gli ingredienti che hanno permesso alla squadra di Steve Kerr di salire sul tetto del mondo, per il secondo titolo nel giro di 3 anni, conquistato con un record in post-season di 16 vittorie ed una sola sconfitta.

Con una prestazione da 41 punti, 13 rimbalzi e 8 assist, King James è il primo giocatore nella storia della Lega a viaggiare in tripla-doppia nella serie finale. La grandezza del numero 23 dei Cavs lascia sempre a bocca aperta, soprattutto se si pensa che in 14 anni di carriera è stato in grado di presentarsi alle Finals in ben 8 occasioni.

Non ci sono grandi colpe da attribuire a Cleveland. In alcuni frangenti, ci si trova semplicemente nel posto giusto, contro un avversario più forte. Sarebbe stata un’impresa recuperare lo svantaggio, come accaduto nelle passate finali e, infatti, il miracolo non è stato ripetuto. Si è trattato, però, delle due squadre più forti in assoluto, anche se sarebbe stato interessante assistere alla serie tra Warriors e Spurs con i neroargento al completo. Con i “se” e con i “ma”, la storia non si fa.

I Golden State Warriors sono campioni NBA e Kevin Durant può finalmente alzare al cielo il doppio trofeo. Strameritato. Avrà qualcosa da appuntare Russell Westbrook, e non è di certo l’unico. Ma la sua crescita riscontrata sul parquet è stata determinante, così come lo sono stati tutti i dettagli sui quali i Warriors hanno lavorato per formare una corazzata quasi imbattibile.

L’anello è tornato nella Baia.

Exit mobile version