ESCLUSIVA – Armin Zöggeler: “A Pyeongchang obiettivo medaglia. Prossimo portabandiera? Deve essere già salito sul podio olimpico”

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Prosegue l’avventura di MondoSportivo.it  alla scoperta dei pensieri e delle impressioni dei componenti della Nazionale Italiana di slittino, alla vigilia della fase preparatoria di una stagione 2017/2018 che vedrà il suo momento culminante a febbraio 2018, in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang. Dopo Dominik Fischnaller , MondoSportivo.it è onorato di ospitare il direttore tecnico della Nazionale di slittino, Armin Zöggeler. Semplicemente, uno dei più grandi atleti che lo sport italiano possa vantare (con un palmarès di 6 medaglie olimpiche in 6 edizioni consecutive dei Giochi, delle quali 2 d’oro, 6 titoli Mondiali e 10 Coppe del Mondo). Buona lettura.

Salve, Armin. Innanzitutto partiamo dai complimenti per la sua candidatura a membro del Comitato Internazionale Olimpico in quota atleti (votazioni durante i Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang 2018, ndr). Cosa prova e quali possibilità ci sono di essere eletto?
Si tratta di una grande opportunità quella di poter rappresentare l’Italia al CIO. Anche se si tratterebbe di un ambiente nuovo per me nel quale non ho esperienza. Possibilità di essere eletto? Sinceramente non so. Comunque, sono molto tranquillo in merito.

Da direttore tecnico, qual è il suo bilancio sulla stagione appena trascorsa della Nazionale?
Direi che sono contento. Io ripeto sempre che siamo una squadra giovane e gli atleti devono ancora acquisire esperienza, ma nel corso della stagione hanno fatto passi avanti e fatto buoni risultati. Ovviamente, si può fare sempre meglio. Dobbiamo, ad esempio, recuperare un po’ tra le ragazze. Devo dire che non sono completamente soddisfatto da questo punto di vista, anche se poi Andrea Vötter ha fatto buone gare a fine stagione. Sono molto contento invece di come si sono comportati tutti i tecnici della Nazionale. Sono soddisfatto del loro lavoro.

Ora invece sguardo all’immediato futuro. Come si sta preparando la Nazionale in vista di una stagione che prevede il doppio impegno: Olimpiadi a Pyeongchang e Coppa del Mondo?
Siamo già in fase di preparazione per le Olimpiadi che sono il nostro grande obiettivo stagionale. Bisogna lavorare bene in questo periodo. Non voglio dimenticare la Coppa del Mondo. In quelle gare, i nostri atleti potranno verificare come sono messi gli avversari e, soprattutto, dovranno acquisire fiducia e sicurezza nei loro mezzi.

Un grande evento come le Olimpiadi potrebbe innescare negli atleti un pizzico di pressione in più nel cercare il risultato. Può un direttore tecnico aiutare da questo punto di vista?
Io dico che per l’atleta contano due cose: come si sente lui in quel momento e come è stata la preparazione verso l’evento. Bisogna riuscire a trovare l’equilibrio giusto tra questi due fattori. Se l’atleta invece non è sicuro e non ha acquisito la fiducia giusto, il tecnico può dargli supporto sulle scelte da fare, soprattutto per quanto riguarda il materiale.

La vittoria di Dominik Fischnaller nella preolimpica di Pyeongchang cosa significa?
La vittoria a Pyeongchang è stata importante. Significa che Dominik ha preso fiducia. Ma adesso è una nuova stagione e quel successo “non conta” più. Ci sono avversari fortissimi, come i tedeschi e i russi e quindi deve prepararsi in maniera ancora migliore rispetto all’anno scorso.

Pyeongchang è ancora lontana. Ma qual è l’obiettivo che si pone per i Giochi?
Una medaglia. Salire sul podio è l’obiettivo. Anche se è veramente molto presto per questi discorsi. Ora conta solo prepararsi bene. Bisogna lavorare e fare sì che la squadra cresca mentalmente. Noi tecnici dobbiamo lavorare sui materiali della nuova stagione. A settembre, gli atleti avranno finito la preparazione atletica e noi avremo finito lo sviluppo dei materiali e faremo le prime prove sul ghiaccio in Norvegia. Prove che proseguiranno poi a Sigulda in Lettonia, a Königsee in Germania e infine proprio a Pyeongchang.

Pyeongchang sarà la prima Olimpiade che lei vivrà “dall’altra parte della barricata”. Quali sensazioni proverà?
Quando ero atleta, credevo che la pressione fosse solo sull’atleta. Mi sbagliavo. Devo dire che la pressione la sentono anche i tecnici, quindi la proverò anche a Pyeongchang. Considerato anche il mio ruolo, ci si aspetta da me che io prepari una buona squadra. Anche se per un allenatore è fondamentale, affinché abbia i successi, avere atleti professionali a disposizione.

A Sochi lei fu il portabandiera della Nazionale. Che sensazioni provò e a chi vorrebbe cedere il testimone a Pyeongchang?
A Sochi fu un grande onore portare la bandiera dell’Italia. Non mi aspettavo fosse così bello ed emozionante e mi caricò molto per la gara. Chi portabandiera a Pyeongchang? Domanda molto difficile, in questo momento non vedo un profilo preminente tra i vari nomi che ci sono in giro. Quello che posso dire è che deve essere un nome che ha già nel suo palmarès medaglie olimpiche.

Si aspettava un Felix Loch sconfitto lo scorso anno?
Sicuramente Felix Loch non ha vissuto la stagione più bella della sua carriera. Anche perché non è stato concentrato pienamente sull’attività sportiva, dato che si è sposato ed è diventato papà. Però lui è uno che sa puntare i grossi appuntamenti. Pericoloso è ovviamente anche Roman Repilov. Non ha l’esperienza di Loch, è un atleta giovane che comunque farà di tutto per salire sul podio.

E per il doppio?
Per il doppio sicuramente favoriti i tedeschi Wendl/Arlt ed Eggert/Benecken. E occhio anche agli austriaci. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo buoni equipaggi però difettiamo ancora in esperienza, che è un fattore fondamentale nei grandi eventi.

Come vede il futuro dello slittino in Italia?
Il fatto di non avere una pista in Italia rende il futuro molto difficile per gli atleti. Muoversi all’estero è faticoso e non è agevole come può essere avere una pista in Italia. Soprattutto per i giovani. Ecco perché tengo molto al settore dello slittino naturale. Cerco in quel settore i giovani talenti.

E’ al momento utopistica la costruzione di una pista in Italia?
Io non dico di sviluppare una pista grande, però dobbiamo iniziare a credere nella costruzione di una piccola pista di 500-700 metri dove possono iniziare i giovani fin da livello scolastico. Il costo sarebbe fattibile.

In chiusura, una piccola domanda personale. Come ha vissuto i momenti immediatamente successivi al ritiro dall’attività agonistica?
Per chi ha sempre praticato lo sport con passione e impegno, si avverte un taglio netto e si inizia un’altra vita. Capisco ad esempio Totti quando, poche settimane fa, ha dichiarato di “avere paura” subito dopo l’ultima partia contro la Roma. Io fortunatamente non ho avuto tempo di pensare al dopo perché grazie alla Federazione sono subito entrato nello staff tecnico.

E’ vero allora quando si dice che “un atleta muore due volte” (frase dell’ex calciatore Zico, ndr)?
Si. Sono d’accordo.

 

 

 

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

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