ESCLUSIVA – I nuovi talenti: Luca Parodi

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Prosegue il nostro cammino alla scoperta dei talenti della Lega Pro e torniamo a parlare del Girone B; dopo Giuseppe Ungaro del Santarcangelo e Simone Perilli della Reggiana, la scelta è ricaduta su un giocatore molto duttile che, nonostante la giovanissima età, milita in terza serie già da tre stagioni collezionando più di 70 presenze con le maglie dell’Ancona e della Feralpisalò. Parliamo del caparbio (classe ’95) difensore dei Leoni del Garda Luca Parodi, un calciatore che negli ultimi anni è cresciuto tanto ed è diventato un vero e proprio jolly capace di svolgere con ottimi risultati il ruolo di sia di mezzala che di terzino, destro e sinistro, grazie al grande lavoro e ai miglioramenti in fase di marcatura.

Ciao Luca, sei ligure e calcisticamente cresciuto a Monza. Come hai affrontato il trasferimento in tenera età, quali sono state le difficoltà maggiori e le più belle sensazioni?

Lasciare casa non è mai facile e bisognava conciliare varie esigenze: essendo i miei genitori dei professori ci tenevano tantissimo giustamente che io proseguissi gli studi. All’arrivo a Monza è stato difficile: vivevo con dei francesi e le difficoltà di comunicazione erano molte; col tempo, però, le cose sono migliorate e mi sono sentito come a casa e trovato benissimo, per cui l’esigenza di tornare a Savona poco a poco è scemata.

Parlami dei tuoi anni a Torino, cosa porti nel tuo cuore?

A Torino ho giocato parte della stagione in Berretti e poi nella Primavera con mister Longo. All’inizio ho trovato poco spazio perché era l’anno dei nati nel 1994, ma è stata un’esperienza utilissima per entrare nei meccanismi. Poi, ho disputato la mia prima partita da titolare a Carpi nella prima giornata di ritorno e tutto il Torneo di Viareggio. Un’annata bellissima (2013-2104 ndr): centrammo l’obiettivo della Final Eight, dopo 22 anni raggiungemmo la finale scudetto persa col Chievo. Nonostante il triste epilogo, giocammo un campionato strepitoso dominando per tutta la stagione con una decina di punti in più rispetto alla Juventus.

Pur essendo molto giovane hai già totalizzato più di 70 presenze tra i professionisti e, certamente, l’esperienza di Ancona ti ha offerto grandi possibilità. Hai qualcuno che ti senti di ringraziare maggiormente per l’opportunità che ti è stata concessa?

In generale, sono stati tanti gli allenatori che in varie epoche mi hanno dato molto e ci tengo a menzionare in particolare modo Marco Ferrante e Paolo Monelli. Dell’esperienza di Ancona devo tutto senza dubbio a Giovanni Cornacchini perché ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità non solo di esordire tra i professionisti, ma anche di giocare con una certa continuità. Anche la società ha rivestito un ruolo importante nel mio percorso di crescita nonostante non fossi di proprietà ma solo in prestito: avrebbe potuto disinteressarsi e preferire qualcun altro e invece ha creduto in me, senza dare importanza a chi fosse il proprietario del cartellino. Pure i tifosi mi hanno fatto sentire importante in un club dalla grande storia che, purtroppo, negli ultimi anni ha perso l’entusiasmo e fatica a riemergere. In entrambe le stagioni siamo andati vicinissimi a disputare i playoff: l’anno scorso ce la siamo giocata con la Maceratese, nonostante fossimo una squadra molto giovane; mentre l’anno prima eravamo forse più competitivi con molti giocatori di esperienza come Alessandro Tulli e e Rafael Bondi. Siamo arrivati quinti e c’è il rammarico e la consapevolezza che si poteva fare di più.

Quale ritieni sia stata la tua partita più bella?

È stata quest’anno in occasione della 12/a giornata, Feralpi-Maceratese 2-0. Avevamo bisogno di una vittoria e nella ripresa ho fatto due assist decisivi. Il primo è stato un tiro-cross e Gerardi ha fatto gol e il secondo, dopo avere portato la palla per metà campo, dal fondo ho piazzato il passaggio al centro per l’accorrente Bracaletti. Del resto, nel mio ruolo l’importante è, soprattutto, mettere i compagni in condizione di segnare. Io nasco come mezzala e devo tantissimo a mister Moreno Longo, il quale mi ha migliorato molto dal punto di vista tecnico e lo posso definire come il mio insegnante di calcio a tutti gli effetti. Poi, ad Ancona, Cornacchini, considerate le mie caratteristiche tecniche e fisiche, decise di spostarmi in vari ruoli (terzino in primis, ma anche come terzo di difesa). Il ruolo di terzino destro mi si addice e mi trovo molto bene in quella posizione. 

In cosa ritieni di doverti migliorare per salire di livello?

Io penso di avere tanti punti deboli: dovrei migliorare soprattutto per quanto riguarda la visione di gioco e a livello tattico non si smette mai di imparare. Dovrei anche intestardirmi meno in alcune giocate perché, a volte, cerco sempre di trovare la giocata in qualsiasi momento della partita. Devo migliorare tanto perché, comunque, sono consapevole che nelle categorie superiori il ritmo e il livello dei singoli è molto più alto.

Anche se, giustamente, da terzino raramente hai possibilità di segnare, qual è il tuo gol più bello?

Quello segnato in Ancona-Tuttocuoio (2-1) nel marzo del 2015: ci fu un cross dalla sinistra, riuscii a inserirmi sul secondo palo, a stoppare e a calciare di esterno destro a incrociare. 

Veniamo alla storia recente: il Torino ti ha ceduto a titolo definitivo alla Feralpisalò, pur mantenendo una sorta di diritto sulla tua eventuale cessione. Come hai reagito? E come ti trovi sul Garda?

Giocare nelle giovanili del Torino è stato un onore e devo ringraziare la società perché mi ha offerto occasioni importanti, ma ho preferito andare via perché a un certo punto ho sentito che fosse un capitolo chiuso e che il mio percorso lì si fosse concluso. Quindi, ho voluto fortemente andare in una società che davvero puntasse su di me e alla Feralpisalò ho trovato l’ambiente giusto. Qui mi trovo molto bene, sto a Desenzano del Garda come tutti i miei compagni e questo ci consente di uscire e frequentarci: siamo davvero un bel gruppo. La società è ben organizzata e non ci fa mancare niente; inoltre, qui, non subiamo molte pressioni e questo da un lato può essere positivo perché ci fa preparare le gare con tranquillità, ma dall’altro, a volte, rischia di non caricarci come si deve.

Se non sbaglio alla Feralpisalò ti hanno soprannominato “Il Martello”. Qual è l’origine?

Qui a Salò l’addetto stampa si diverte a dare soprannomi a tutti e per le mie caratteristiche mi ha chiamato così. Ad Ancona, invece, mi chiamavano Jolly.

Una cosa che mi ha incuriosito molto è che in un’altra intervista hai dichiarato che se non fossi stato un calciatore, avresti fatto il parrucchiere. Mi spieghi un po’?

(Partono sonore risate ndr.) Devo dire che fu un’intervista a bruciapelo e, a volte, non sapevo cosa rispondere. Però c’è una spiegazione: sia a Torino che a Monza, come ad Ancona mi sono sempre divertito a tagliare i capelli ai miei compagni e lo continuo a fare.

So che sei tifoso del Genoa, come nasce questa passione?

In realtà non è una vera e propria passione, più che altro è una simpatia. Ogni tanto, da piccolo, mio padre mi portava a vedere il Genoa e alla fine mi ci sono affezionato; inoltre, ne ritengo la tifoseria una tra le più belle della Serie A.

E se invece ti chiedessi qual è il tuo sogno nel cassetto? In quale squadra ti piacerebbe giocare?

Mi piacerebbe giocare nella Roma e, avendo già vestito la maglia granata, nel Torino. Se proprio devo sognare, invece, scelgo il top del calcio mondiale, ovvero il Real Madrid.

A quali giocatori del presente e del passato ti ispiri?

Avendo ricoperto più ruoli, mi ispiro come centrocampista a Nainggolan e come terzino a Dani Alves. Soprattutto il brasiliano mi sembra una persona simpatica e solare e tra l’altro, proprio come me, suona la chitarra. Tra i campioni del passato, invece, non ho dubbi nel rispondere Cafu.

Torniamo al campionato in corso. Qual è la squadra affrontata che ti ha colpito di più e perché?

Essendomi infortunato a inizio campionato, non ho affrontato personalmente tutte. Rispondo Pordenone perché, pur non avendo sulla carta giocatori fortissimi come può averli il Venezia o il Parma, riesce attraverso l’organizzazione a essere tra le più forti e a occupare una posizione di alta classifica. 

E il giocatore che ti ha messo più in difficoltà?

Cattaneo del Pordenone: contro di noi ha avuto spunti importanti e ci ha messo molto in difficoltà.

Infine Luca, quali sono i tuoi obiettivi per la stagione?

Conquistare i playoff con la maglia della Feralpisalò; magari migliorando l’attuale nono posto per poterli affrontare con più consapevolezza e avere accoppiamenti sulla carta più accessibili.

Antonio Ioppolo
Antonio Ioppolo
Giornalista, appassionato di storia, letteratura, calcio e mediani: quegli “omini invisibili” che rendono imbattibile una squadra. Il numero 8 come fisolofia di vita: grinta, equilibrio, altruismo e licenza del gol.

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