Un Manolo nazionale

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Il Napoli se lo coccola come vice-Higuain (per il momento), Conte probabilmente rimpiange che abbia giocato così poco perché altrimenti, agli Europei, uno come lui sarebbe servito eccome. Manolo Gabbiadini ha sempre avuto il vizio del gol, anche quando alla Sampdoria era costretto a un lavoro non propriamente suo sulla fascia destra, terreno di caccia naturale per uno che, con quel sinistro, ha già dimostrato di poter far male da qualunque distanza. Serviva la conferma che rendesse anche schierato centravanti e, complice l’assenza di Higuain per squalifica, Gabbiadini non ha assolutamente tradito le attese. E’ pur vero che stiamo parlando di un attaccante da 5 gol in 21 presenze, ma moltissime di queste sono in realtà spezzoni di partite – magari con il risultato già in ghiaccio – giocate soltanto per far rifiatare il Pipita. L’argentino resta di un altro pianeta, questo è lampante, ma i numeri iniziano a essere importanti anche per Manolo: 606 minuti giocati e 5 reti realizzate, un gol ogni 121 minuti disputati.

Vista la penuria di centravanti di ruolo per la nazionale, forse Gabbiadini farebbe bene a valutare il suo futuro già da quest’estate. L’essersi allenato con un campione come Higuain non può che aver giovato alla carriera dell’ex Sampdoria, questo è innegabile, ma nel caso in cui il numero 9 argentino non dovesse partire sarebbe forse necessaria una riflessione sul proprio futuro: a Napoli avrebbe davvero lo spazio che merita? No, e questo lo sa bene. E visto che non stiamo parlando di un 18enne appena uscito dalla Primavera (a novembre saranno 25 le candeline da spegnere) serve prima di tutto una squadra che lo faccia giocare con continuità. Non parlo di formazioni di fascia medio-bassa, ma una società tra le prime 7-8 del campionato che creda in lui e nel suo sinistro: a Roma, per esempio, i giallorossi non stanno trovando conferme da Dzeko mentre Totti dovrebbe essere all’ultimo canto del cigno. La stessa Lazio potrebbe aver bisogno di trovare un’eredità ai gol di Klose, per non parlare delle difficoltà di Kalinic alla Fiorentina dopo lo strepitoso avvio di stagione. Insomma le alternative non mancherebbero nel caso in cui il Napoli non volesse consegnargli le chiavi dell’attacco in un ipotetico dopo-Higuain.

Perché discorsi simili per un giocatore che, numeri alla mano, ha disputato una stagione appena sufficiente (a eccezione del rapporto gol/minuti giocati)? Semplice, perché ha caratteristiche praticamente uniche rispetto agli altri attaccanti che si giocano il posto con lui in nazionale. 186cm di altezza e un fisico imponente per fronteggiare anche i difensori più fisici, un sinistro micidiale e una finalizzazione sotto porta che, piano piano, sta diventando sempre più efficace. Molti aspetti del suo gioco possono essere migliorati, ma per farlo ha assolutamente bisogno di vedere aumentato il suo minutaggio e, soprattutto, le responsabilità all’interno di un gruppo. Solo così potrà consacrarsi definitivamente e, forse, conquistarsi la numero nove azzurra: l’obiettivo per i mondiali del 2018.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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