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Un “crack” che non ci voleva

Al minuto 15 di Juventus-Palermo, con i bianconeri avanti 1 a 0 nel punteggio, tutto lo Stadium ha trattenuto il respiro, in attesa di notizie confortanti dal campo: Claudio Marchisio, dopo uno scontro con un avversario, è rimasto a terra dolorante, tenendosi il ginocchio sinistro tra le mani e urlando di dolore. Crediamo che anche il resto dei tifosi italiani di calcio abbiano avuto la stessa reazione: a due mesi dall’Europeo non era proprio il momento adatto per perdere un giocatore del calibro del numero 8 della Juventus.

Ma l’uscita dal campo in barella con le mani sul volto e le notizie circolate nello spogliatoio qualche minuto dopo non lasciavano presagire nulla di buono. Nulla di buono divenuto realtà con l’esito della risonanza magnetica effettuata qualche ora più tardi: rottura del legamento crociato anteriore sinistro, tempi di recupero previsti in circa 6 mesi. Ossia, addio Europeo.

Non osiamo immaginare la reazione di Antonio Conte alla notizia. Perso Andrea Pirlo per l’ormai età avanzata e con Marco Verratti che nel 2016 ha giocato giusto qualche partita per i continui problemi di pubalgia, perdere anche Marchisio non è assolutamente il modo migliore per prepararci all’Europeo. Perché sì, è vero, che abbiamo Soriano, Parolo, Florenzi, Montolivo o Jorginho che possono prendere il suo posto, ma è anche altrettanto vero che nessuno di questi ha la classe e l’esperienza internazionale del centrocampista bianconero.

Per la Juventus il problema è meno grave di quanto si pensi: la stagione è al termine, il campionato è ormai praticamente concluso con la vittoria del quinto Scudetto di fila, per la finale di Coppa Italia resta la favorita anche con Lemina o Hernanes titolari in mezzo al campo. A settembre/ottobre Marchisio dovrebbe tornare in campo, quindi perderebbe solo il primo mese di stagione, facendo in tempo a tornare quando servirà davvero.
Ma è la Nazionale a soffrire maggiormente della sua perdita: non avendo un attacco composto da fuoriclasse, Conte si stava avvicinando agli Europei puntando su una squadra camaleontica, partendo da un 3-4-3 sulla carta e modulando il sistema di gioco in relazione al tipo di partita che si vuole fare. In un contesto del genere, Marchisio e la sua duttilità — oltre che la sua classe — sarebbero stati fondamentali per collegare i reparti di una Nazionale che non parte con i favori del pronostico.

La sua è una grave perdita: se per Conte l’impresa di fare un Europeo di alto profilo era quasi impossibile, da oggi senza Marchisio lo sarà ancora di più.

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