Calcio a 5 Femminile: Sporting Locri, si va verso l’archiviazione

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Il Procuratore di Locri Luigi D’Alessio ha chiesto al gip l’archiviazione dell’inchiesta sulle minacce che hanno investito qualche tempo fa la squadra di calcio a 5 femminile calabrese dello Sporting Locri che milita in Serie A.

C’eravamo anche noi occupati del caso al tempo e avevamo manifestato come tutti la nostra solidarietà alla formazione e al movimento del futsal femminile, scrivendo vari atricoli a riguardo, conclusisi con la cessione della società dall’ex presidente Ferdinando Armeni a Vittorio Zadotti, imprenditore milanese di origini calabresi. Armeni aveva lasciato dopo aver ricevuto minacce e pressioni che avevano incluso la foratura delle gomme della sua auto e vari messaggi lasciati ad Armeni stesso dove gli era espressamente chiesto di chiudere lo Sporting Locri. Il mondo del calcio in generale si era mobilitato e la solidarietà alle giocatrici calabresi era arrivata da ogni dove, muovendo anche il presidente del Coni Giovanni Malagò. Oggi tutto ha il sapore amaro di una montatura.

Queste le dure parole del Procuratore al TG3 Calabria: “Non ci sono minacce riconducibili alla criminalità. È stata una montatura. Il caso sarebbe stato montato proprio da chi ha ricevuto quelle minacce. Non è possibile che potessero essere effettuate minacce in quel modo e con quelle modalità. In conclusione è meglio chiudere il caso con una buona archiviazione che con un pessimo rinvio a giudizio”. Quindi la Procura di Locri è convinta della montatura di tutta la vicenda ma al momento non possiede elementi penalmente rilevanti per sostenere in aula l’accusa di procurato allarme.

La risposta di Armeni non si è fatta attendere ed è arrivata tramite l’agenzia di stampa AdnKronos: “Di questa archiviazione lo sto scoprendo solo oggi attraverso la stampa e questo mi dispiace, io comunque ancora non ho nulla di ufficiale. Io sono parte lesa, ho perso il lavoro di tanti anni fatto con tanta passione e purtroppo ad oggi scopro che non sarebbe stato nessuno, oppure qualcuno che voleva la mia squadra. Si è fatto un processo molto mediatico su questa situazione e ciò mi dispiace perché si è distorta la realtà. Nessuno di noi ha mai parlato di mafia ma comunque qualcuno è stato, tra la mafia e l’autoproduzione ci sono di mezzo tante realtà. Io ho perso tanto, ho costruito questa squadra col cuore e ho fatto sempre tutto con passione ed educazione. A qualcuno l’evolversi del progetto Sporting Locri non è andato più bene. Questa è la realtà, purtroppo. Prima o poi spero di scoprire chi è stato a togliermi quel mio tesoro. Il mio avvocato Rondinelli sta seguendo la vicenda e svolgerà tutte le prassi a mia tutela in questo turbinio di notizie e di azioni”.

Quello che conta di più alla fine di tutta questa deludente vicenda è che le ragazze hanno potuto continuare a giocare e a vincere e che lo Sporting Locri di Zadotti si è salvato e anche per il prossimo anno giocherà in Serie A. Per quanto riguarda tutto il resto, resta sempre l’eterno interrogativo cui prodest, ovvero a chi ha giovato tutto questo can can mediatico. E questa è una domanda che al momento non ha nessuna risposta tranne un assordante silenzio.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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