“Como is back”: e ora, la salvezza non è più un miraggio

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Non era per nulla scontato, il risultato di sabato pomeriggio al “Sinigaglia”: il Perugia è squadra tosta, con tanti punti in più in classifica: e, nella prima mezz’ora, ha regalato, agli oltre 6.000 presenti allo stadio, un buon calcio, con azioni veloci sulle fasce, e conclusioni pericolose. Il Como, in formazione d’emergenza, soprattutto in difesa, però ha tenuto: con un po’ di buona sorte, certo, ma grazie, anche, alle parate di Scuffet che, con la fortuna, poco hanno a che fare. E, diciamolo, qualcosa ci ha messo anche la scarsa concretezza, in zona gol, dei ragazzi di Bisoli (e il tecnico degli umbri, in sala stampa, non ha marcato di farlo notare). Lariani, invece, incredibilmente concreti, e in gol alla prima vera occasione, grazie a un’invenzione di Jakimovski (in difficoltà sino a quel momento) trasformata da Ganz (che ormai, come il padre, sta diventando “El sëgna semper lùü”).

Secondo tempo, però, vibrante, dove i lariani hanno risposto colpo su colpo: e nessuno, alla fine, ha messo in discussione la vittoria degli azzurri, che avrebbero anche potuto raddoppiare, se Gerardi fosse stato meno lezioso. Ma, quando vinci, anche gli errori passano in secondo piano. Grande soddisfazione per mister Festa, alla fine, e non solo per lui: i sorrisi, tra i tifosi e gli addetti ai lavori, in sala stampa, a fine partita, si sprecavano. Intendiamoci: non bisogna guardare la classifica, perché il girone d’andata pesa. Però, sul campo, abbiamo visto buone cose. E, forse, il lavoro del quale Festa parlava, nelle passate occasioni, dove i risultati erano mancati, comincia davvero a dare i suoi frutti.

La tenuta atletica, ad esempio: ora, i lariani corrono. E, cosa importante, lo fanno per novanta minuti. Intendiamoci: i limiti tecnici di alcuni elementi, rimangono, e Festa lo riconosce senza problemi. Tuttavia, la prima impressione è che gli innesti del mercato di riparazione si stiano integrando, e diano quel quid che era mancato, in termini, soprattutto, di esperienza. Il franco algerino Ghezzal, anche se non ancora al top della forma fisica, ha portato ordine, e soprattutto idee, a centrocampo.

Nicolò Barella, subito buttato nella mischia dall’allenatore, che lo ha fortemente voluto, ha dimostrato notevole personalità (si è anche presentato in sala stampa), nonostante, ovviamente, debba ancora integrarsi con i compagni. Ma la sensazione, è che, per il giocatore, ci siano buoni margini di crescita. Stefano Pettinari è più di una speranza; e, soprattutto, è arrivato a Como, consapevole della situazione. Più forte di Ebagua? Lo dovrà dimostrare. Ma più motivato, sicuramente si. E come ha detto Fietta, in una passata intervista, ora servono, in campo, fatti, e non chiacchiere: la salvezza presuppone un cambio di passo deciso, e questi progressi andranno coltivati, soprattutto credendoci.

La società non si è ancora fermata: Festa ha chiesto, infatti, rinforzi anche dietro. Di uscite ce ne sono state tante, e quindi la cosa appare possibile, compatibilmente con i limiti, imposti dalla situazione contingente. Non è solo una questione economica: conta molto la volontà dei giocatori di venire a giocare per l’ultima in classifica. Però, siamo convinti che la prestazione (che non è mai casuale, a differenza del risultato, come ha sempre affermato Zeman, che oggi allena a venti minuti di auto dal “Sinigaglia”, come ben sappiamo) di sabato pomeriggio, potrebbe invogliare qualche indeciso.

La classifica del campionato si sta accorciando, il girone di ritorno della Serie B è infinito, ed è, tradizionalmente, gravido di sorprese. A Como, lo sanno bene: e, del resto, è stato con questo spirito che, lo scorso anno, si sono trovati cuore, muscoli e fiato per compiere l’impresa di ritornare nel calcio che conta. Dal presidente all’ultimo dei magazzinieri, sul Lario la parola d’ordine è: lottiamo. Sabato, gli azzurri hanno dimostrato di potersela giocare con tutti: si spera che la disfatta di Terni (così come altre sconfitte sonore) resti un ricordo. Lunedì si va a Livorno con la consapevolezza di giocare su un campo, e contro una squadra tosta, nonostante il momento difficile: e anche, con la volontà di strappare punti a un’avversaria diretta, e con la convinzione di avere i mezzi per poterlo fare. “Como is back” è lo slogan che la società ha scelto, per questa stagione. E i tifosi, ora, si augurano che, dopo essere tornati, si possa anche restare.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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