L’anno che verrà: è Pep l’unico anti-Barça possibile

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2016, anno nuovo, vita nuova. O no?
Ci siamo salutati alla fine del 2015 con una domanda alla quale abbiamo dato una risposta parziale: è questo Barcellona la squadra più forte di sempre? La risposta è stata, cercando di riassumere tutti i concetti espressi in un’unica frase: se dovesse vincere anche quest’anno, allora sì, sarebbe da ricordare come la squadra più forte di sempre. Più di tutte le altre squadre passate alla storia.
Bene. Assodato questo, poniamoci un’altra domanda: in questo anno nuovo la strada per il Barcellona sarà tutta in discesa? Forse. L’unico ostacolo possibile? Ha un solo nome: Pep Guardiola.

Il Pep. Il geniale, autoreferenziale e instabile Pep. Colui che ha messo le vere basi di ciò che è diventato adesso il Barcellona e che se ne è andato perché sentiva di non essere più apprezzato al 100%, nonostante avesse riportato i blaugrana a essere la squadra più forte del mondo, nonostante avesse inventato un nuovo modo di giocare, nonostante avesse fatto nascere e consolidare la stella di Messi nel panorama calcistico. Colui che è andato in un Bayern Monaco fresco vincitore del Triplete e l’ha stravolto nei modi e nello stile, cercando di vincere attraverso la SUA mentalità, il SUO gioco, la SUA visione di calcio. Colui che a fine stagione se ne andrà di nuovo, perché odia il non sentirsi gratificato dall’opinione pubblica e dai suoi tifosi, che gli rimproverano un calcio troppo bello, ma poco concreto. Uno dei pochi allenatori la cui mano si vede davvero nelle squadre che allena, perché hanno uno stile inconfondibile, come se fosse la firma dell’artista alla fine del capolavoro.
Ed è proprio lui, l’incontentabile Pep, l’unico bastone che può infilarsi tra le ruote della macchina trita-avversari del Barcellona. Lui e il suo Bayern. Lui e la sua arte.

Possibile critica a questa teoria: nel 2015 ha avuto l’occasione di fermare il Barcellona in semifinale di Champions League e ha preso una sveglia che se la ricorda ancora adesso.
Giusto. Verissimo. Ma in che condizioni ci è arrivato quel Bayern alla doppia sfida contro il Barcellona? Senza Rybery e Robben e con altri giocatori in precarie condizioni in campo per necessità o, come nel caso di Lahm, fuori ruolo. Probabilmente avrebbe perso anche con tutti i titolari in perfetta forma, ma mi sarebbe piaciuto vedere una sfida ad armi pari.
La differenza vera, però, rispetto allo scorso anno è nella convinzione: il Bayern, ora, gioca davvero a memoria. Ha assimilato alla perfezione i comandamenti del Pep e ha un Douglas Costa e un Vidal in più, oltre a uno Javi Martinez completamente recuperato e sempre utile come dodicesimo uomo. Robben e Ribery sono ancora alle prese con problemi fisici, ma Guardiola è riuscito nell’impresa di rendere la sua squadra indipendente dai due fuoriclasse, cosa che non gli era totalmente riuscita a Barcellona con Messi, invece.

Ed è proprio questo suo continuo migliorare e perfezionarsi che lo elegge a unico possibile ostacolo sulla strada dell’Olimpo per il Barcellona. Il geniale, autoreferenziale, instabile e sempre migliore Pep Guardiola. Il 2016 potrebbe essere suo.

Leggi anche gli altri editoriali del ciclo L’anno che verrà:

– L’anno che verrà: verso Rio

– L’anno che verrà: ragazze olimpiche

– L’anno che verrà: verso Francia 2016

Francesco Mariani
Francesco Mariani
Twitter addicted, vive di calcio. In campo è convinto di essere Pirlo, ma in realtà è un Carrozzieri qualunque. Per lui il trequartista è una questione di principio.

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