Fuoco amico sull’Inter

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Alla fine il cerchio ha squadrato. L’Inter di Mancini, compatta e tonica, non sempre brillante ma finora costante nella raccolta punti, se si sporgesse stasera dall’unico gradino che la tiene in vetta, si ritroverebbe Napoli e Fiorentina a un passo e l’ombra della Juve a una partita di distanza. Alla vigilia di natale, qualche manciata di sabbia è finita nel motore nerazzurro.

La prima manciata l’ha tirata la Lazio, squadra smarrita e liquida al centro nelle apparizioni precedenti, improvvisamente risvegliatasi nelle due ultime partite settimanali, quando a Candreva e compagni è tornata la forza di correre e la determinazione per stare in campo con un peso specifico che sembrava essersi smagnetizzato insieme allo scatto bruciante di Felipe Anderson. Certo, il brasiliano della Lazio è ancora un fantasma ben lontano dai fasti della scorsa stagione, quando a tratti è sembrato pronto per le migliori compagini mondiali, però almeno ci ha messo agonismo e capacità di ripiegamento, supportando i compagni se non da campione almeno da gregario. Curioso il fatto che, nella giornata degli abbracci tra giocatori e allenatori, com’è capitato a Garcia e Mihailovic, Pioli sia rimasto solo nella propria esultanza interiore, ispido e compunto, senza affetti aggiunti. Ma per la sua squadra, l’importante era infilare la doppietta coppa-campionato e portarsi nella valigia delle vacanze natalizie un biglietto d’auguri per un sereno e più disteso anno nuovo.

Tuttavia innegabilmente la vittoria della Lazio ha avuto anche un altro protagonista, non figurante sul proprio libro paga. La seconda manciata di sabbia nel motore nerazzurro viene infatti più da un atto di sabotaggio interno che da una prodezza avversaria. Proprio nel momento dell’arrembaggio al risultato pieno, una mosca dev’essere andata a posarsi sul naso dell’irascibile Felipe Melo, scatenando una deflagrazione di conseguenze degne di una pantera rosa autolesionista. I primi segnali si erano avuti con un battibecco da ultimo parcheggio libero avvistato sotto le feste, con l’anima candida di Mauricio, brasiliano biancazzurro anch’egli facile al rosso. Poi il disastro nella propria area, con il tentativo di scalare Milinkovic-Savic per tutta la lunghezza del suo cognome, facendolo franare da un’innocua posizione spalle alla porta. Un rigore talmente regalato che ai tifosi della Lazio sarà venuta voglia di ringraziare tutti i Babbo Natale assisi in tribuna. Poi, discendendo negli inferi del proprio fuoco interiore, Felipe Melo ha pensato bene di fare la fiancata a Biglia, possibile compagno di squadra a gennaio, con un calcione volante altezza sterno, dal gusto vetero Street Fighter. Per finire con un lungo monologo teatrale recitato nel tratto dal campo alla spogliatoio, che potrebbe fare la fortuna dei sotto titolisti arguti. Ai tempi di Ronaldo e dello sponsor Pirelli, un famoso spot recitava “La potenza è nulla senza controllo”. E torna buono anche per Felipe Melo, trascinatore, motivatore e uomo di peso in campo nelle giornate migliori, funesto fuoco amico quando va in corto d’ossigeno e trascina nella sua verde furia avversari, compagni e partita tutta.

A questo punto del campionato, per Mancini una certezza c’è: all’Inter il carattere non manca, semmai ve n’è in eccesso. E contro la Lazio, l’effetto Melo è stato un clamoroso boomerang.

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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