Per un aereo che cade, ce n’è un altro che decolla: tra Montella e Niang

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Qualcuno potrebbe anche commentare che “gliel’avevamo tirata”, come si suol dire in questi casi. E non avrebbe poi così torto, visto che solo un paio di settimane fa scrivevamo di quanto – generalmente – siano fallimentari i grandi ritorni nel mondo del calcio. È vero, sono passati solo 180 minuti da quando s’è insediato sulla panchina della Samp, ma per ora la storia della seconda (in verità terza) vita di Montella Vincenzo da Pomigliano d’Arco in quel di Genova sta rispettando in tutto e per tutto l’assioma della minestra riscaldata indigesta: due partite, un gol fatto (su rigore), cinque subiti, zero punti fatti. Una disdetta, a quanto pare.

Del resto, quando sei in piena ricostruzione di un ambiente comunque traumatizzato da un precoce cambio di guida tecnica, andare a San Siro per scontrarti con un Milan che – dopo la sconfitta rimediata contro la Juventus – ha la bava alla bocca e pare aver recuperato d’un botto tutta la sua voglia di vincere e convincere non è proprio la più facile delle trasferte. E infatti è finita malissimo: 4-1 per i rossoneri in una serata maledetta in cui nulla ha funzionato, né davanti né dietro (stendiamo un velo pietoso su ciò che c’era in mezzo) e in più ci sono stati errori individuali a profusione, tra quello tragicomico di Viviano e Fernando che ha portato al terzo gol dei rossoneri e tutti i palloni persi da Barreto. Ora, visto lo sconfortante quadro di oggi, nel giorno dopo la tempesta, l’Aeroplanino di ritorno sul Mar Ligure ha le ali spezzate e non sembra più in grado di volare come prima.

Del suo gioco, peraltro, ancora non v’è traccia se non in alcuni tentativi dei giocatori doriani di muovere il pallone un po’ più di prima ma, per restare ancora in linea con quanto s’era detto al momento dell’ufficialità di Montella alla Samp, i dubbi della vigilia sull’effettiva possibilità che il mister campano avesse di inculcare i suoi principi a calciatori scelti in funzione di un gioco in aperta antitesi con quella che è l’impronta tattica di Vincenzino non solo sono stati rafforzati dall’evidenza ma, se possibile, sono ancora più grandi, inquietanti e incombenti.

Ora i blucerchiati sono attesi da tre impegni complicati contro Sassuolo, Lazio e Palermo, clienti non proprio rassicuranti (anche se per motivi diversi) con i quali la squadra genovese dovrà necessariamente rialzare la testa visto che, tra una cosa e l’altra, non si fanno punti da quasi un mese. In attesa di vedere quel che succederà da qui a Natale, sorgono spontanee due ennesime, nuove domande: è Montella l’uomo giusto per rasserenare e rilanciare un ambiente in cui non si registra una vittoria da fine settembre? È Montella l’uomo giusto per fare punti in fretta senza passare attraverso la ridefinizione di una nuova identità di gioco?

L’aspetto strano del calcio, che tanti dicono essere anche il suo bello, è che a una faccia triste di solito ne corrisponde una felice. In questo senso, il segno opposto a quello del mesto Vincenzo è rappresentato magnificamente da M’Baye Niang, che ieri sera s’è finalmente preso San Siro per la prima volta da quando è in Italia. Un assist e una bella doppietta per cominciare, poi, per finire, un’esultanza a braccia aperte così somigliante a quella del tecnico degli avversari che ti fa venir voglia di chiederti quanto il giovane francese ne fosse consapevole e quanto invece il gesto gli sia venuto istintivo, senza alcuna premeditazione.

Quel che quasi certamente l’attaccante rossonero non sa è che anche Montella ha iniziato la rotta che l’ha portato a essere uno dei migliori centravanti nel panorama professionistico italiano tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000 dal Genoa, salvo poi diventare un simbolo blucerchiato. M’Baye è rimasto in rossoblù solo sei mesi ma tanto è bastato a rigenerarlo nello spirito e nel corpo, cosicché è tornato più che pronto a tutto alla corte del Diavolo. Dice il proverbio che la terza volta è quella buona e, nel caso del numero 19 del Milan, pare sia vero una volta di più: Niang ha capito che il rispetto e il credito di Mihajlović si conquistano con dura fatica in allenamento e correndo per tre in partita. Infatti, da quando ha riassaggiato il campo, il giovane francese non è più uscito al punto che, considerando l’imprescindibilità di Bacca e la media-gol pur ultimamente partendo dalla panchina di Luiz Adriano, viene da domandarsi quanto spazio troverà Balotelli nel momento in cui tornerà dall’infortunio.

Il momento presente pare intanto essersi già espresso totalmente in favore di Niang, il quale – ieri sera – ha spiccato il volo aprendo le sue lunghe ali verso il cielo, sospinto da una brezza tiepida, rassicurante. E visto come ha giocato questo mese, onestamente, non pare proprio che abbia voglia di tornare giù tanto presto.

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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