Ma Klopp non è Re Mida

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Ora è fatta, non ci sono dubbi: Jürgen Klopp è l’allenatore del Liverpool. Classe 1967, l’ex calciatore e tecnico del Mainz ha costruito a Dortmund un ciclo considerato da tutti vincente, quasi rivoluzionario. Nonostante la cessione (spesso alla superpotenza Bayern) di diversi pezzi pregiati, il suo BVB ha continuato con un calcio spesso appassionante e in grado di coinvolgere lo spettatore neutrale, oltre al caldissimo e appassionato pubblico del Westfalenstadion.

Certo, la macchina si è inceppata nell’ultimo anno (ed era chiaro a tutti che la squadra fosse a fine ciclo: è rimasto un anno di troppo?), ma ora il Borussia è in Europa League, lo stesso livello del Liverpool: come dire, anche nell’annus horribilis il Borussia in qualche modo s’è rimesso in piedi.

Come il Liverpool, che però sotto Rodgers i titoli di Jürgen li ha solo sfiorati: la menta torna al dolorosissimo (per chi è tifoso) 2013-2014, l’anno del gioco incantevole e delle goleade contro le big, ma anche dello scivolone di Gerrard e dei disastri successivi. Come il suo capitano (complice l’incolore mondiale 2014), la squadra non s’è più ripresa e la cessione di Suárez – seguita da una scellerata politica di acquisti del “quasi pronto” ma già costoso – ha dato il colpo definitivo: addio sogni di gloria e tutta la gestione Rodgers s’è andata a trasformare in un gigantesco “what if”. Che oltremanica è la frase del rimpianto.

Difficile davvero interpretare il 2014-2015 dei Reds, mai davvero in corsa per gli obiettivi stagionali, anche i minimi. E dire che il sistema, o meglio la fortuna, ce l’aveva messa tutta per dar loro occasioni su occasioni: sorteggi facili in coppa (ma semifinale incolore a Wembley) e filotto di vittorie di riffa o di raffa nella fase centrale della stagione. Peccato il crollo definitivo – il filotto era stato una parentesi – ma soprattutto la fine della carriera di Gerrard a Liverpool: ci avrà messo del suo nell’ultima stagione (giocata oggettivamente male) ma nulla ne cancella la carriera. Certo ha alimentato la pressione su un allenatore già in crisi.

Ecco, Brendan Rodgers, che solo nella primavera 2014 era sulla bocca di tutti e proponeva un calcio aggressivo, imprevedibile, un football che risucchiava gli avversari, si è perso in queste transizioni. Tra i meandri dell’anno di addio del capitano, della cessione di Suárez e soprattutto della disillusione dopo la “quasi vittoria” più dolorosa della storia, è crollato: sconfessando sé stesso (Balotelli sì, Balotelli no, Balotelli punta unica…), cambiando troppo spesso tattiche e moduli (difesa a 3 o a 4? Sakho o Lovren? Lallana o Marković?), sovente accumulando figuracce. La sensazione, se si abbozza un giudizio maturo e non impulsivo, è che la sua esperienza a Liverpool dovesse fisiologicamente finire, anche perché i grandi nomi del mercato (quelli, per intenderci, che a Manchester ci vanno) da Anfield non si facevano proprio ammaliare: occorreva un grande nome, o un manager comunque in grado di ispirare e attirare giocatori già pronti a competere ai massimi livelli.

Ecco, grande nome Klopp lo è di sicuro. Bravo però anche a costruire, non per forza a lavorare con budget enormi: meglio lui di Ancelotti, per una situazione come quella del Liverpool, anche se l’idea di Carletto nella Merseyside dopo Istanbul 2005 un po’ accattivante lo sarebbe stata. Ma serve anche che il nuovo allenatore sia manager sul serio, si circondi dei collaboratori giusti e si sbarazzi del comitato dei trasferimenti: e poi a lavorare giorno dopo giorno. Non è Re Mida, né può esserlo a Liverpool, ma il primo impatto è positivo: piazza già innamorata, nella speranza che ai primi due pareggi consecutivi non inizino i mugugni.

Quanto a Rodgers, che probabilmente grande allenatore lo diventerà, è accostato alla panchina dell’Inghilterra: di sicuro lì non potrà sbagliare i trasferimenti. Ma difficilmente sopporterà la pressione del lavoro più difficile del mondo, parola di Alex Ferguson.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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