Pennetta? Vinci!

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Vero, i segnali c’erano: Flavia Pennetta i quarti qui a New York li aveva raggiunti ben cinque volte, nel 2013 issandosi addirittura sino alle semifinali, e anche Roberta Vinci con i due quarti di finale nel biennio 2012-2013 dimostrava d’avere nello Slam americano il suo preferito.

Ma francamente alzi la mano chi si sarebbe aspettato una doppia semifinale italiana (pugliese, nello specifico) come mai era successo nella storia del tennis azzurro in una prova dello Slam. E nel torneo che quasi pretendeva di far passare in sordina tutte le altre tenniste per via della possibilità di Serena Williams di conquistare un altrettanto storico Grande Slam.

Si tratta dell’ennesimo grande risultato raggiunto da quella che è ormai riconosciuta come la Golden Age del tennis femminile italiano: la Schiavone (prima italiana a vincere uno Slam) e la Pennetta per i risultati in singolare, Errani-Vinci per essere la coppia di doppio più vincente del tennis azzurro – uomini compresi – e per la capacità di entrambe di essere competitive anche in singolare.

E dire che sia Flavia che Roberta non avevano brillato negli Slam in questa stagione: entrambe fuori al primo turno a Wimbledon, male anche in Australia, unico risultato degno di nota gli ottavi della Pennetta a Parigi. Roberta ha dovuto digerire anche la fine del sodalizio con Sara Errani: le “Cichis” si sono sciolte nel Marzo di questa stagione con l’obiettivo di permettere a entrambe di concentrarsi sul singolare.

L’aria di Flushing Meadows però è stata ancora una volta salutare per le due tenniste pugliesi. Flavia (la brindisina) ha battuto in fila la testa di serie n.22 Stosur e nei quarti la ben più quotata Petra Kvitová (n.5 del tabellone), indicata a inizio torneo come una delle poche in grado di dare filo da torcere a Serena Williams. Roberta (la tarantina) ha approfittato di un tabellone abbastanza agevole e poi del ritiro della sfortunata Bouchard, conquistando però la semifinale dopo aver battuto la francese Mladenovic al termine di una grande battaglia.

La fortuna ha voluto sistemare le due italiane in parti opposte del tabellone, in modo che potessero giocarsi l’accesso in finale senza scontri fratricidi: ma adesso quali sono le reali prospettive?

Per Roberta il compito è proibitivo: c’è da sfidare la cannibale del circuito, Serena Williams, vincitrice dei 3 Slam disputati in stagione e lanciata verso lo storico traguardo del Grande Slam. Onestamente riesce difficile chiederle un simile miracolo, ma quello che la nostra tennista sicuramente non farà mancare è la sua lucidità tattica, con l’obiettivo di variare il gioco e disinnescare la potenza dell’americana. Le possibilità sono oggettivamente poche, ma la storia dello sport non è scevra di debacle poco prima di un grande traguardo come quello che insegue l’americana.

La storia è diversa per Flavia: la sua avversaria, Simona Halep, è sì la seconda favorita del tabellone, ma non è certamente una tennista imbattibile. Tanto più che l’italiana l’ha battuta tre volte in carriera, pur avendo perso l’unico scontro disputato in questo 2015. La tennista rumena nelle ultime due stagioni ha compiuto un salto di qualità, raggiungendo la prima finale Slam e consolidandosi in seconda posizione del ranking; è dotata di grande dinamismo e capacità d’anticipo, oltre a diventare molto pericolosa quando le viene dato troppo ritmo.

Ma ripetiamo: non è imbattibile. Questo Flavia lo sa, e c’è da sperare che possa riuscire a giocare a braccio sciolto nonostante questa convinzione. La brindisina ha in repertorio i cambi di ritmo che possono mandare in tilt il tennis della Halep e anche nove anni di esperienza in più, che potrebbero pesare in caso di incontro lottato punto su punto.

Da qui il titolo dell’articolo: la pur ottima carriera di Flavia è piena di buone occasioni fallite, e questa potrebbe essere l’ultima possibilità di partecipare a una finale così prestigiosa. L’auspicio è che il cognome della sua collega possa diventare per lei un imperativo: questa è una semifinale che si può vincere, che quindi si deve vincere, dimenticando la fatica delle partite precedenti e a prescindere da quanto sembri inevitabile che in finale ci arrivi Serena. Miracoli di Roberta permettendo..

Alessandro Stella
Alessandro Stella
Adottato dal tortellino emiliano per lasciarsi diventare un medico, nasce tra i buchi del pane di Matera. Sposa il calcio ma lo tradisce col tennis; ama il cinema, l'ironia e l'ironia nei film di Woody Allen.

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