ESCLUSIVA MP – Liquidato (all. Frattese): “Diamo al calcio femminile la possibilità di crescere”

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Capita che anche nel calcio si creino schieramenti trasversali tra calcio maschile e femminile e capita che un allenatore di calcio maschile si trovi a dover allenare delle ragazze scoprendone le qualità umane e professionali. E’ questo il caso di Stefano Liquidato, neo allenatore della Frattese che ha anche allenato la Rappresentativa di Calcio Femminile della Campania e che ha acconsentito a scambiare quattro chiacchiere con noi.

Mister Liquidato, il suo curriculum parla per lei: ha allenato squadre come Turris, Nola, Formia, Fondi e ora si trova sulla panchina della Frattese. Cosa l’ha spinto ad accettare l’offerta della panchina campana?

Innanzitutto ti ringrazio per l’intervista… poi questo è il lavoro ed accetta la proposta di una squadra blasonata come la Frattese mi riempie di orgoglio. E’ stata una trattativa breve in quanto un mio vecchio presidente (Nuzzo, NdR) ha assunto la dirigenza di questa società, mi ha chiamato e abbiamo formalizzato il tutto in un semplice pomeriggio con una stretta di mano e ne sono veramente orgoglioso. E’ stata una trattativa tra gentiluomini, devo molto a lui, in quell’anno in cui siamo stati insieme mi ha trattato in un modo splendido in questo calcio dilettante che dilettante non è e che è fatto di tanti valori e lui è una persona molto seria e qualificata che sta investendo in questo calcio.

Quali sono le sue aspettative per la prossima stagione di Serie D?

Le mie aspettative sono quelle di lavorare nel miglior modo possibile e di cercare di dare un’impronta a questa squadra e a questa società che ha un passato importante. Sono consapevole delle responsabilità che ho e che andrò a prendermi ma chi mi conosce sa che io sono un lavoratore di campo e che non mi tirerò indietro davanti a qualsiasi responsabilità. Vorrei creare una sintonia con i ragazzi e giocare un bel calcio, la mia prerogativa di sempre.

Parlando del passato, lei ha allenato per molto tempo il Fondi prima di lasciare per alcune divergenze con la società: che cosa conserva di quella esperienza?

E’ stata un’esperienza importantissima, mi ha fatto diventare allenatore vero. Mi ricordo della prima stagione quando con una squadra di Eccellenza fummo ripescati in Serie D il 10 agosto e con la stessa squadra abbiamo fatto una cavalcata importante ed abbiamo vinto un campionato importantissimo. Il Fondi lo porterò sempre nel cuore ed è stata una tappa fondamentale della mia carriera.

Quando ha lasciato il Fondi ha scelto poi di essere il selezionatore della Rappresentativa di Calcio Femminile della Regione Campania. Come è nata questa cosa? Cosa l’ha portata ad accettare questa scelta?

Dato che io senza calcio non ci so stare, ho incontrato il Presidente del Calcio regionale campano durante una riunione e lui mi ha proposto di allenare la Rappresentativa Femminile. In un primo momento ho detto sì però ho pensato un attimo a quello che poteva essere la mia esperienza a livello femminile che tra parentesi non conoscevo. Poi ho piano piano preso possesso di questa situazione, abbiamo cominciato a selezionare le ragazze ed adesso posso dire che queste ragazze mi hanno riavvicinato di nuovo al mondo del calcio e mi hanno fatto tornare la voglia di allenare. E’ un movimento importante, un movimento in continua crescita, sono ragazze eccezionali che fanno veramente le dilettanti ed ai miei calciatori maschi dico sempre di prendere esempio da loro perché queste ragazze venivano ai raduni, finivano alle 19 di sera, si mettevano in macchina ed andavano a riallenarsi con le loro società. Noi maschietti sotto questo aspetto abbiamo molto da imparare, loro sono molto legate al calcio vero.

Che differenze ha notato tra le due discipline?

Oltre al fisico, io volevo fare un altro distinguo sulle capacità di apprendimento delle ragazze. Le ragazze della mia rappresentativo prendevano per oro colato tutto quello che le si diceva ed all’interno di questo gruppo si è creato un nucleo importante con cui continuiamo a sentirci e a confrontarci. Le differenze sostanziali sono nell’armonia del fisico e della forza, poi per il resto calcio è quello maschile e calcio è quello femminile se lo si fa nel miglior modo professionale possibile.

Da allenatore esperto quale lei è, cosa secondo lei manca al calcio femminile italiano per essere competitivo a livello internazionale?

Io parto da un presupposto: noi abbiamo un certo preconcetto verso il calcio femminile. Si preferisce mandare una ragazza a nuoto o a danza piuttosto che mandarla a calcio e forse questo è il nostro handicap maggiore. Poi c’è un movimento che deve crescere perché non è tutelato e non ha tutti questi interessi alle spalle che ha il mondo maschile, è un mondo dilettante al 100% dove le mie ragazze pagano una retta mensile per giocare mentre noi siamo remunerati. Se questo movimento rimane dilettante così com’è ma guadagna di valori mediatici e di sponsorizzazione sarà un movimento in continua crescita anche se all’interno della Federazione verrà dato un posto importante alle persone che devono far crescere questo movimento.

Avendo partecipato al Torneo delle Regioni e dovendo consigliare una giovane ad una squadra di Serie A o di Serie B Femminile, chi appunterebbe sul suo taccuino?

C’era una ragazza del Piemonte, una attaccante centrale con una forza fisica enorme che mi ha letteralmente impressionato (Joselyn Arroyo, NdR). Però, non mi dire nulla, io so e si vedeva che il calcio femminile da Roma in su è più all’avanguardia perché più curato anche se in Campania l’avvocato Pastore e le due referenti Carmen e Raffaella Troia stanno facendo un lavoro eccezionale e portando avanti un progetto molto importante che nel giro di un paio d’anni farà parlare di sé anche nel calcio femminile. A proposito di questo, non me ne vogliano le altre venti ragazze che ho portato con me a Milano ma io voglio nominare il mio capitano, Sara Sibilio, una ragazza che in Serie C in due anni ha segnato 100 gol e che con il Dream Team si appresta a giocare in Serie B. Le faccio i complimenti perché con le altre ha disputato davvero un gran torneo.

L’anno prossimo la Campania è rappresentata da tre squadre in Serie B: il Napoli, il Dream Team e la Domina Neapolis Azzurra…

E’ vero, tre squadre su 12, per cui faranno sicuramente bene. Tra parentesi, per chi andrà a fare il selezionatore della Rappresentativa, non potrà convocare molte ragazze della serie scorsa in quanto si possono convocare atlete solo fino alla Serie C però c’è tanto Under 15 importante quindi chi farà il selezionatore potrà scegliere nel miglior modo possibile. Potrei essere ancora io il selezionatore ma è presto per parlarne e in questo momento il mio impegno è per la Frattese.

Ha avuto modo di seguire le vicende del Napoli Calcio Femminile? Cosa ne pensa delle affiliazioni tra calcio maschile e femminile?

Qualcosa. Sono contento per la scelta di Italo Palmieri, una persona a modo che sa fare calcio e penso che molto va dato a questo personaggio all’interno del calcio campano perché ha fatto tantissimo bene e sono convinto che continuerà a fare tantissimo bene perché è un gran conoscitore di questo mondo. Sull’affiliazione del calcio femminile a quello femminile io la valuto positivamente perché può essere un ottimo viatico per far crescere il calcio femminile ma deve essere fatto in modo serio e costante. Mi riallaccio alle parole dell’ex Presidente Belloli: da quando è venuta fuori questa storia tutti quanti stanno guardando con occhio particolare al mondo del calcio femminile e non vorrei che il tutto si esaurisse nel giro di sei mesi-un anno, deve esserci un progetto lungo e fatto tanto bene e che non lo si faccia solo dopo quelle frasi infelici. Voglio pensare che sia stato fatto un progetto del genere sia stato fatto per dare un input al calcio femminile. Cerchiamo di far crescere tutto il movimento del calcio femminile perché c’è molto da imparare da queste ragazze e non le dobbiamo guardare con un occhio particolare solo perché sono donne: la storia ci dice che dalle donne si deve sempre imparare tanto, non le bistrattiamo solo perché pensiamo che solo noi maschietti possiamo stare in questo mondo. Diamo loro la possibilità di crescere e se la possibilità di crescere passa attraverso queste affiliazioni, che ben venga.

Lei è tornato ad allenare il calcio maschile ed è proiettato verso il prossimo campionato con la sua Frattese, ma se le arrivasse un’altra offerta dal calcio femminile, la prenderebbe in considerazione?

Per come mi conosco e per come sono fatto io, le proposte di lavoro si valutano sempre a 360 gradi. Se è un progetto serio, a posto, vero e duraturo, io accetterei sicuramente, perché ripeto c’è tanto da imparare da queste ragazze però deve essere un progetto vero e che non si esaurisca con sei o otto mesi di lavoro. Se ci fossero queste condizioni non ci penserei due volte.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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