Formula 1 – Mercedes in controllo, in un circus vessato dai regolamenti

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C’è qualcosa di estremamente curioso – e sbagliato – nella Formula 1 del 2015. Per esempio, le Manor-Marussia riescono a partire 16esima e 17esima, utilizzando la macchina dell’anno scorso (già scarsa) motorizzata Ferrari 2014 (idem), senza migliorie e reale sviluppo di alcun genere. Miracolo? Strategia? No: penalità che vanno ben oltre il logico, se le due McLaren prendono 25 posizioni di penalità… su una griglia che prevede solo 20 vetture.

Poi fa ancora più male vedere quelle due stesse vetture, partite in fondo al gruppo, ritirarsi entrambe nel corso dei primissimi giri (Alonso nella prima tornata, Button nella decima). Così come a ritirarsi è stato Kimi Räikkönen, che dopo poche curve ha perso il controllo della sua SF15-T: come successo già in Canada dopo il pit-stop, la monoposto in quel frangente è apparsa poco guidabile, l’accelerazione è parsa incontrollata, troppo brutale (e fatale per le ambizioni del finlandese).

Di qui la safety car (le immagini dell’incidente spaventano), uscita già al primo giro (e rimasta fino a tutto il sesto), che di fatto ha eliminato le residue speranze di vedere un qualche spettacolo: benzina risparmiata (su una pista che invece richiedeva suppergiù il consumo massimo consentito), gomme risparmiate (a serbatoio pieno, poi: quando vengono più stressate), strategia obbligata a una sola sosta, se mai qualcuno potesse avere pensato a farne una seconda con una guida più aggressiva.

“Avevamo già sacrificato questa gara, era una gara di test”, ha detto Alonso dopo l’incidente, ed è qui che volevamo arrivare. Che Formula 1 è, se tutta la stagione altro non è che una infinita sessione di test? La McLaren, che ufficialmente dichiarava di voler tornare tra le prime prima di novembre, si trova a rendersi conto di come i regolamenti non le concedano alcun tipo di speranza: il rodaggio della MP4-30 è destinato a durare ancora a lungo, e a venire scontato a rate. Ne vale la pena?

Guardiamo in casa Ferrari, ora: detto che Marchionne è a zero podi su due presenze in stagione (con ironia: per Silverstone sta a casa, vero?), ancora una volta la resa totale della squadra è stata inferiore al potenziale visto nelle libere: l’errore ai box ci può stare (ma ci ricorda anche che pure la rossa, quando messa sotto pressione, trova delle difficoltà), Vettel è stato generoso ed efficace nella rimonta. Poi però castrata dall’aerodinamica: il DRS era stato inventato appositamente per generare sorpassi, ma non sempre questo sistema funziona. Anzi: le regole sull’aerodinamica rischiano di renderlo inutile, a lungo andare.

Poi ci sarebbe da dire anche questo: che se la Ferrari è in grado di approfittare delle mancanze e degli errori della Mercedes, il contrappasso è che la Williams effettua su di lei lo stesso gioco. E (giova ripeterlo) non è detto che il muretto della rossa sia sempre impeccabile, come successo in Malesia e a Monaco. E sarà bene mettersi l’anima in pace, per questa stagione: l’obiettivo dichiarato era di portare a casa un paio di vittorie, e qualsiasi sviluppo difficilmente potrà portare molto più in là. Va molto meglio di un anno fa, ma ci dovremo accontentare.

Perché il tema delle ultime stagioni è questo: se il progetto non è vincente sin dalla prima gara, i progettisti hanno le mani legate, e la scuderia è condannata a una stagione-calvario (si veda anche la Red Bull); regole e contenimento dei costi portano allo stallo attuale. E se da un lato calmierare le spese è una garanzia per le piccole scuderie, dall’altro è una porta chiusa alla creatività, che porta allo spettacolo. Così il campionato diventa un monomarca per motorizzati Mercedes, e a perderci sono tutti.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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