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MondoPallone Racconta… Toninho Cerezo, campione senza età

Il 21 aprile compirà 60 anni uno dei migliori giocatori brasiliani degli anni Ottanta e Novanta, che all’epoca diventò un beniamino anche del pubblico italiano: si tratta di Toninho Cerezo, campione di qualità e longevità. Un fuoriclasse forse poco pubblicizzato, rispetto ai più appariscenti talenti della sua generazione. Ma che si fece apprezzare da tifosi di tante squadre, non solo di quelle in cui militò.

Centrocampista classico

Antônio Carlos Cerezo nasce a Belo Horizonte il 21 aprile 1955. Comincia nelle giovanili dell’Atletico Mineiro. Siamo nei primi anni Settanta. Cerezo, che da buon brasiliano viene soprannominato Toninho, si mette in mostra ancora giovanissimo come centrocampista difensivo dallo stile classico: la sua tecnica è di prim’ordine, ma l’intelligenza tattica e la corsa instancabile ne completano il bagaglio. Dopo un passaggio in prestito al Nacional di Manaus tra il 1973 ed il 1974, diventa titolare inamovibile dell’Atletico. Toninho Cerezo prende il posto del grande idolo del Mineirão, Wanderley Paiva. Nel giro di pochissimi mesi entra di diritto tra i migliori mediani del Paese.

Con l’Atletico Mineiro

 

 

 

 

 

 

 

 

Consacrazione e Seleção

Trascorre di fatto un decennio nell’Atletico Mineiro, cogliendo tanti successi. E’ protagonista con il club nella vittoria di sette campionati statali, tre Taça Minas Gerais e una Copa Centenário de Belo Horizonte. Nel 1977 arriva il debutto con la casacca del Brasile. Toninho viene convocato per il Mondiale di Argentina 1978, dove disputa tutto il torneo da titolare nella Seleção che conclude al terzo posto. Il suo ruolo in verdeoro si rafforza negli anni a seguire, con la partecipazione anche a Spagna ’82. Quel Brasile, bello ma inconcludente, viene ricordato tra i più spettacolari della storia. Per Toninho Cerezo si avvicina il momento di lasciare Belo Horizonte.

Con il Brasile

 

 

 

 

 

 

 

 

In Italia

Nel 1983 lo porta in Italia la Roma, fresca di scudetto. Nella stagione d’esordio di Cerezo i giallorossi vivono la delusione più cocente: la Coppa dei Campioni che vola via nella sfortunata notte dell’Olimpico contro il Liverpool. Il brasiliano si integra subito e bene in Serie A, mettendo in mostra un mix di talento brasiliano unito ad una concretezza di stampo europeo. Nel 1986, dopo le delusioni per lo scudetto perso a Lecce ed il Mondiale messicano saltato per infortunio, si consuma l’addio alla Capitale. Pronta ad accoglierlo la Sampdoria di Mantovani, in cui Toninho (già oltre la trentina) vivrà una seconda giovinezza e tanti successi: a Genova il verdeoro, che acquisisce lo status di “vecchietto terribile”, mette lo zampino nella conquista di uno scudetto, una Coppa delle Coppe, due Coppe Italia ed una Supercoppa italiana.

A Genova

 

 

 

 

 

 

 

Ancora gloria in patria

Il centrocampista lascia l’Italia nel 1992 per tornare in patria, al São Paulo. Ed è di nuovo trionfo: tra il 1992 ed il 1993 vince la Coppa Libertadores e due Intercontinentali consecutive. Nella seconda di queste ultime, è il grande protagonista della vittoria sul Milan con un gol ed un assist, che gli valgono il titolo di Man of the Match. A 38 anni, rimane ancora sulla breccia ma su ribalte minori. Indossa le casacche di Cruzeiro, Lousano Paulista, ancora São Paulo e Atletico Mineiro, infine América-MG. Chiude con il calcio giocato nel 1997 a 42 anni.

In panchina

Due anni dopo inizia ad allenare, prima con il grande amore Atletico Mineiro e poi con il Vitória. Nel 2000 parte per il Giappone, dove alla guida dei Kashima Antlers conquista due J-League di fila, una Coppa dell’Imperatore e due Coppe di Lega. Nel 2005 ritorna brevemente in Brasile al Guarani e, per l’ennesima volta, all’Atletico Mineiro. Ma riparte subito per l’Oriente, guidando sempre per una sola stagione l’Al-Hilal (Arabia Saudita), Al-Shabab e Al-Ain (Emirati Arabi Uniti). Con l’Al-Shabab vince il campionato 2007-08. Il quinquennio fortunato nei Kashima Antlers lo spinge a tornare su quella panchina nel 2013, dove allena tuttora.

Alla guida dei Kashima Antlers
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