Il calciomercato delle bugie

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È ora di dirlo forte e chiaro: non se ne può più. Il calciomercato è diventato una messinscena grottesca di panzane e manipolazioni mediatiche senza precedenti e a farne le spese è solo il tifoso medio, completamente incolpevole.

Non mi sto riferendo tanto all’accostare nomi che sembrano impossibili a squadre che mai nella vita potrebbero permettersi di pagare anche solo la metà delle mensilità percepite dai presunti “obiettivi”: il sogno è parte del gioco e le notizie clamorose, per quanto spesso ridicole, sono da sempre all’ordine del giorno in periodo di calciomercato.

Il risvolto meno tollerabile, invece, è la continua mistificazione mediatica (volontaria? Involontaria? Chi lo sa? Ma ci torneremo) sugli obiettivi di mercato delle squadre italiane che militano al di fuori della Serie A: fin troppo frequentemente si definiscono questi giocatori riserve e titolari con una leggerezza impressionante, così come il loro profilo tecnico è spesso molto poco accurato e vago (quando non proprio sbagliato). Per non parlare poi delle analisi superficiali e fatte palesemente a braccia sull’opportunità di inserire questo giocatore X o quell’altro Y nella rosa da parte del club italiano che li segue: le storture che capita di ascoltare in quest’ambito sono spesso completamente svincolate dalla realtà.

Qualche sera fa, durante una trasmissione dedicata interamente al mercato su uno dei più importanti network della TV a pagamento, sono state dette tali corbellerie su Guilherme Siqueira, Mario Suárez e Lucas Leiva che mi è venuto il dubbio – legittimo – che chi ne stesse parlando li abbia guardati talmente poco da non avere un’idea chiara del loro ruolo, delle loro caratteristiche, né tanto meno della frequenza con cui vengono impiegati dai rispettivi allenatori. Va notato che sono nomi usciti ormai da tempo e che quindi il margine per informarsi al meglio sul loro conto prima di andare in video ci sarebbe stato eccome e a ciò va anche aggiunto che, perlomeno sulla titolarità, correggere il tiro sarebbe stato piuttosto semplice, visto il proliferare di parecchi siti di statistiche, numeri e dati calcistici negli ultimi anni (e in mancanza di meglio c’è comunque Wikipedia).

Partiamo da Siqueira. Sul terzino brasiliano dell’Atlético Madrid, di cui s’è parlato in quanto obiettivo del Milan, sono state dette amenità come: «Non è un titolare dei Colchoneros», «a Simeone non piace perché è lacunoso in fase difensiva» o anche «il Cholo gli preferisce Ansaldi». Andando a controllare le statistiche di questa stagione del giocatore si scopre che ha giocato 21 partite delle 31 disponibili tra tutte le competizioni (il 67,7 % delle gare), per un totale di 1649 minuti (decimo più presente in Liga in stagione, avendo giocato pochi minuti meno di Tiago o Griezmann, considerati da tanti “titolari inamovibili”). Vediamo invece i numeri di Ansaldi, colui che, secondo gli “esperti” presenti in trasmissione (con tanto di corrispondente dalla Spagna!), sarebbe il favorito di Simeone per la fascia sinistra: il laterale argentino ex Zenit ha giocato 11 gare su 31 con l’Atleti (il 35,5 % delle partite), mettendo insieme 875 minuti tra Liga, Champions e Coppa del Re. In pratica la metà secca di Siqueira.

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Statistiche SiqueiraLe presenze di Guilherme Siqueira con l’Atlético Madrid in Liga sin qui. Numeri più da titolare che non da riserva… (fonte: Transfermarkt)

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D’accordo, da agosto a oggi Simeone ha nettamente favorito l’ex Benfica attualmente in orbita Milan, ma non può essere che Siqueira sia stato scavalcato in gerarchia da Ansaldi in tempi recentissimi, magari nell’ultimo mese? Qui abbiamo una vera e propria chicca: Ansaldi è infortunato da inizio dicembre e non sembra ancora pronto per rientrare, quindi, stando alle nostre fonti televisive, Simeone preferirebbe al terzino brasiliano un giocatore che ha finora giocato una partita su tre ed è anche infortunato da quasi due mesi. Chissà, forse il Cholo è talmente bravo a motivare i suoi uomini che poi questi scendono in campo anche con le stampelle… A ciò, va aggiunto che il numero 3 rojiblanco è sceso in campo in tutte le partite disputate a gennaio dalla sua squadra tranne l’andata degli ottavi di Coppa del Re contro il Real Madrid e solo in un’occasione è subentrato: non proprio il minutaggio di qualcuno che è stato “scavalcato” da un compagno nella corsa alla titolarità. Anzi, per dirla tutta, Simeone ha schierato nel corso di gennaio Jesús Gámez e il giovanissimo Lucas Hernández fuori ruolo, pur di dare un po’ di respiro al brasiliano che, visto l’infortunio del pari ruolo argentino, dovrebbe altrimenti giocare sempre (e stressare così un elemento importante della rosa già a gennaio potrebbe portare a pagare dazio più avanti: non una scelta saggia). Ecco comunque svelata la verità: Guilherme Siqueira è il terzino titolare dell’Atlético Madrid, per quanto non un imprescindibile assoluto come Godín, Juanfran o com’era Filipe Luís lo scorso anno – d’altra parte il valore assoluto dell’ex Benfica è inferiore a quello del brasiliano attualmente al Chelsea. Tuttavia è certamente la prima scelta di Simeone nel ruolo al momento, nonché una delle principali bocche da fuoco sui calci piazzati della squadra.

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Minuti SiqueiraOsservando questa tabella presa da WhoScored.com appare chiarissimo che il Cholo tende a non privarsi mai di Godín, Moyá (il portiere), Koke e Juanfran, mentre ad Arda Turan, Gabi e Mandžukić è invece concesso il riposo, seppur raramente. Tiago, non fosse per l’età, sarebbe nel gruppetto appena citato ma a 33 anni ha bisogno di recuperare un po’ più spesso dei compagni. Da Griezmann a Raúl García ecco poi i giocatori che Simeone preferisce avere in campo piuttosto che in panchina e, tra questi, c’è Siqueira.

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Morale della favola? Se il Milan veramente vuole il brasiliano – che peraltro parla già perfettamente italiano per via di trascorsi nella primavera dell’Inter, nell’Udinese, nell’Ancona e nella Lazio – dovrà pagarlo decisamente di più di quanto lo ha pagato l’Atleti quest’estate (dieci milioni), ammesso e non concesso che i Colchoneros vogliano veramente privarsene, considerando che le incerte condizioni di Ansaldi rendono Siqueira l’unico terzino sinistro puro disponibile in rosa chissà per quanto tempo ancora. Operazione di mercato non difficile quindi, ma difficilissima.

Ma andiamo avanti e, per comodità, rimaniamo sul lato rojiblanco di Madrid per parlare di Mario Suárez, mediano dell’Atlético accostato da più parti all’Inter (anche se ormai pare che il Biscione sia a posto con Brozović). Sovente descritto come giocatore in possesso di geometrie e di doti d’impostazione quando, in realtà, altro non è che un interditore dedito al recupero del possesso e, in definitiva, un alter ego meno qualitativo e con meno personalità di Gabi, il buon Suárez è stato anch’egli bollato come titolare della formazione cholista lungo l’arco della nostra trasmissione, quando invece non c’è nulla di più falso. Come appare evidente dalla tabella tratta da WhoScored.com di cui sopra, il mediano spagnolo è solo il quattordicesimo giocatore più impiegato della rosa in Liga, con appena 613 minuti giocati sui 1710 disponibili (poco meno del 36% del tempo). Per fare un paragone con chi già veste la maglia nerazzurra, persino Kuzmanović, Guarín o lo spesso infortunato Hernanes di quest’anno hanno calcato il campo più spesso del numero 4 colchonero. Evidentemente convinti di star parlando di una colonna della parte biancorossa di Madrid, i nostri ormai famigerati opinionisti del digitale terrestre hanno persino immaginato un ipotetico centrocampo interista composto da Suárez e Medel, che avrebbe favorito un certo “salto di qualità” nella mediana di Mancini perché, a detta di uno di loro con un importante passato da giocatore, «Suárez è bravo ad attaccare». Il mediano iberico ha buoni tempi di inserimento senza palla ma non si può proprio definire “bravo ad attaccare”: se non bastasse che nella solita tabella è definito defensive midfielder, per ulteriore conferma qui sotto allego altre due tabelle con didascalia esplicativa.

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Statistiche Mario Suarez 1

Statistiche Mario Suarez 2Queste due tabelle, sempre tratte da WhoScored.com, testimoniano come Suárez dia il meglio di sé in fase difensiva e come in fase offensiva se la cavi ma niente più: è solo il nono giocatore dell’Atleti per passaggi chiave a partita (un quarto di Koke, meno della metà di Gabi e in linea con Tiago che però ha fatto registrare due assist contro i suoi zero), così come non arriva a tirare nemmeno una volta a gara. A livello difensivo gli altri tre concorrenti per la mediana gli sono comunque superiori sia come tackles che come intercetti (su questi ultimi fa eccezione solo Koke). Fatto salvo il minutaggio inferiore, è comunque evidente che Mario non ha le qualità degli altri suoi compagni e quindi è giustamente una riserva.

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Al di là dell’opportunità tecnica che Mario Suárez rappresenta (?) per l’Inter va anche considerato il lato economico: secondo Transfermarkt il giocatore dell’Atlético vale dieci milioni. Siamo sicuri che le casse nerazzurre avrebbero potuto permettersi una simile spesa – magari superiore, dato il periodo – per un mediano che, semplicemente, gode di buona stampa solo perché gioca nell’Atlético Madrid e che viene presentato erroneamente da un punto di vista tecnico e descritto per il pseudo-titolare che non è? Sicuramente in corso Vittorio Emanuele hanno deciso che non ne valeva la pena, come conferma la mossa Brozović.

Altro giocatore che non arriverà a Milano, molto probabilmente, ma che è stato a lungo tra gli obiettivi di mercato interisti è Lucas Leiva, mediano tutto cuore e polmoni a disposizione di Brendan Rodgers. Il numero 21 brasiliano dei Reds è stato spesso descritto un po’ da tutti gli organi di stampa nazionale come un giocatore di qualità, con visione di gioco e grandi abilità di passaggio, anche lui in grado di svolgere i compiti di un regista, arrivando addirittura a definirlo in un TG sportivo: «il padrone del centrocampo del Liverpool». Cosa c’è di vero? Assolutamente niente.

Leiva è sempre stato titolare di recente, vista anche la crisi del Pool e la continua ricerca d’equilibrio di Rodgers, equilibrio che pare essersi in parte ritrovato proprio con l’inserimento in mediana di Lucas, giocatore molto efficace in chiusura e interdizione ma un po’ meno nel far ripartire l’azione, anzi; il brasiliano dà il meglio di sé quando può giocare al fianco di Gerrard, proteggendolo e alleggerendo i suoi compiti difensivi, consentendogli non solo di impostare liberamente ma anche, se è il caso, di sganciarsi in proiezione offensiva. La morale è quindi che il padrone del centrocampo dei Reds è sempre il loro storico capitano e, tutt’al più, Lucas Leiva si può definire fido scudiero di Stevie G, un elemento che ha una sua indubbia importanza per l’equilibrio complessivo di squadra ma su cui non si può fare affidamento per le geometrie. Poi si sa, la Premier è un campionato dinamico e sincopato, in partita spesso e volentieri si tenta la giocata in velocità anche se non la si ha molto nelle proprie corde e il brasiliano del Liverpool non fa eccezione. Da qui però a vederci una specie di Pirlo o Xabi Alonso ce ne passa, ovviamente, nonostante venisse presentato come tale dai nostri eroi televesivi.

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Liverpool stats

Lucas Leiva statsLa prima tabella ordina i vari giocatori del Liverpool in base al numero di passaggi chiave per partita. Lucas Leiva è in dodicesima posizione, con un valore di key passes molto inferiore a Henderson, Gerrard e Coutinho, vere fonti del gioco dei Reds (più i primi due, come si evince dai numeri) ma anche a Borini, che ha giocato un terzo dei minuti del brasiliano. Allen, che ha giocato due terzi dei minuti di Lucas ha lo stesso rating nella specialità. Nella seconda tabella, invece, notiamo che tutte le caratteristiche migliori del calciatore di Rodgers siano prettamente difensive (tackling, intercetti di palla, duelli aerei). Il fatto che venga segnalato come abile nel passaggio va di pari passo con quanto specificato nel suo stile di gioco, e cioè che tendenzialmente compie passaggi brevi e orizzontali per i compagni di reparto (prova la giocata lunga due volte e mezzo a partita; per avere un raffronto, Gerrard calcia in profondità 6,1 volte a partita; lo stesso Medel, non proprio celebre per la sua visione di gioco, ha uno stile di passaggio decisamente più vario e “coraggioso”). Infine, guardiamo il dato dei passaggi filtranti: Leiva non lo prova nemmeno una volta a gara, Stevie G ed Henderson invece praticano spesso questa soluzione (dati WhoScored).

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Ed eccoci dunque qui, tra terzini che dovrebbero essere riserve ma in realtà giocano sempre, centrocampisti bravi ad attaccare che fanno del tackle o dell’intercetto di palla le loro armi migliori e padroni del centrocampo così abili a impostare il gioco che hanno bisogno un regista al loro fianco per rendere al meglio. I nostri opinionisti calcistici dl digitale terrestre e gli esperti del settore vari ed eventuali avrebbero bisogno una bella ripassata generale sugli oggetti delle loro disquisizioni, un po’ come a scuola nei giorni precedenti l’interrogazione. Ma quale spiegazione si annida dietro questa sequela di imprecisioni ed errori marchiani?

Senza fare dietrologie audaci legate ai vari proprietari dei network televisivi e ai loro interessi nel mondo del calcio, il ritratto finale che esce parla di una triste ignoranza per quel che riguarda il calcio estero, né più né meno. Probabilmente in pochissimi seguono veramente i campionati stranieri o, perlomeno, non con la profondità di giudizio che ci si aspetterebbe da un professionista che viene interpellato al riguardo. E chi ne fa le spese è il tifoso, costretto a sorbirsi inconsapevole una montagna di informazioni approssimative (quando non proprio sbagliate) sui giocatori che il suo club sta seguendo. Come un milanista può chiedersi come mai la trattativa per Siqueira si sia arenata senza spiegazioni (quando queste sarebbero banali: l’Atlético non si priva di un titolare a gennaio, non ne ha bisogno), allo stesso modo un interista può domandarsi perché sia stato acquistato Brozović dopo che per un mese ha sentito solo i nomi di Mario Suárez e Lucas Leiva, senza sapere che il croato somiglia molto di più al profilo di costruttore di gioco necessario a Mancini di quanto non facessero invece lo spagnolo e il brasiliano – e, a proposito di Brozović, occhio a come verrà descritto dalla stampa specializzata in questi giorni: i vari identikit potrebbero non collimare affatto tra loro. Gli esempi che mi sono saltati all’occhio sono questi tre riguardanti le milanesi ma si sarebbe potuta citare la Juventus in caccia di un trequartista che, incassato il no di Sneijder e del Galatasaray, avrebbe pensato a Giaccherini (?), Kishna dell’Ajax, Zaza, Pazzini e addirittura Osvaldo, giocatori che con l’ex interista e col ruolo da numero 10 non c’entrano nulla (o qualunque altra squadra italiana accostata a più di tre o quattro nomi).

La sensazione è che, con il nostro campionato, anche la stampa calcistica sia nel pieno di un mesto declino; l’unico risvolto positivo è che almeno all’informazione di scarsa qualità si può perlomeno provare a rimediare. O riderci su.

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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