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MondoPallone Racconta… La giovane Sampdoria sulle orme di un passato dorato

In questa stagione ricca di novità, c’è una squadra giovane ed ambiziosa che sembra voler ripercorrere i fasti di un passato ormai lontano. E’ la Sampdoria, guidata in regìa dal nuovo proprietario Massimo Ferrero ed in panchina dall’ex gloria blucerchiata Siniša Mihajlović. I doriani dopo la sesta giornata sono terzi in classifica, ancora imbattuti. Perché no… questi ragazzi potrebbero regalare emozioni come lo squadrone protagonista a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Uno squadrone costruito come un bellissimo puzzle: con pazienza, intelligenza e talento.

La scintilla si accese nel 1979. La proprietà della società passò dalle mani di Edmondo Costa a quelle di Paolo Mantovani. Dopo essere stato dipendente del petroliere Cameli, iniziò a commercializzare i prodotti petroliferi da solo negli anni ’70. Entrò in contatto con la realtà Sampdoria per la prima volta nel 1973, quando venne nominato addetto stampa. Incarico mantenuto fino al 1976. Tre anni più tardi, il romano Mantovani acquisto il club, che all’epoca militava in Serie B. Con il suo arrivo la classifica migliorò di stagione in stagione, finché nel 1981-82 giunse la promozione in massima serie. Da quel momento e per tutta la gestione Mantovani, la Samp non avrebbe più lasciato la Serie A. Di più: con la volontà di comporre il bellissimo puzzle di cui sopra, avrebbe portato i colori blucerchiati a stupire l’Italia e l’Europa. Ovviamente, un uomo capace e lungimirante non avrebbe potuto comunque riuscirci da solo. Ed in quest’opera fu aiutato da un talentuoso direttore sportivo: Paolo Borea. Il binomio Mantovani-Borea viene ricordato ancora oggi tra le migliori coppie dirigenziali del calcio italiano, non solo per le qualità “sul campo”. Soprattutto per le doti umane.

Borea tra Mancini e Vialli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Borea, prima di arrivare a Genova, ricopriva lo stesso ruolo al Bologna. Quando il presidente Fabbretti gli comunicò il licenziamento, essendoci sempre stati ottimi rapporti, Paolo fece un gesto molto elegante: inviò un mazzo di rose alla moglie del presidente in segno di stima ed affetto. Mantovani, prima di assumerlo, chiese a Fabbretti informazioni su di lui. E questo atto galante convinse il patron doriano ad assumerlo. La parola chiave della Sampdoria di quegli anni, e del lavoro di Borea, era: valorizzare. Nel giro di qualche anno, il DS si dotò di tutti gli ingredienti da mettere nel mixer, per trovare la formula vincente coadiuvato in panchina da un maestro come Vujadin Boškov.

Mantovani e Boškov

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Puntò su giovani realtà (Pagliuca, Mancini, Vialli, Lombardo, Lanna, Luca Pellegrini, Salsano, Galia, Fusi, Ganz, Branca, Carboni), elementi esperti (Pari, Mannini, Nuciari, Ivano Bonetti, Invernizzi, Bistazzoni, Marocchino, Scanziani), giocatori affermati (Bordon, Vierchowod, Dossena) e stranieri di valore (Brady, Souness, Francis, Briegel, Victor, Toninho Cerezo, Katanec, Mikhailichenko). Il puzzle perse qualche tessera strada facendo, rinnovandosi sempre con risultati positivi. Nel 1985 arrivò il primo trofeo della storia: la Coppa Italia, un trofeo molto caro alla Samp, che verrà rivinto anche nel 1988, 1989 e 1994. Nel 1988-89 i doriani arrivarono ad un passo dall’impresa, perdendo la finale di Coppa delle Coppe con il Barcellona. E’ il preambolo al biennio d’oro. Nel 1990 la Coppa delle Coppe arriva finalmente a Genova, grazie alla vittoria contro l’Anderlecht propiziata dalla doppietta di Vialli. La stagione dopo, quella 1990-91, il Gianluca Nazionale si rifarà con gli interessi dalla delusione di Italia ’90 trascinando la Sampdoria allo scudetto: per lui 19 reti ed il titolo di capocannoniere. E’ l’apoteosi a Marassi. Il tricolore non sbarcava in Liguria addirittura dal 1924, anno del nono ed ultimo titolo genoano.

Il trionfo tricolore 1990-91

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Seguono la conquista della Supercoppa Italiana 1991 ed il momento più importante della storia doriana. Quel momento ha una data ed un luogo preciso: 20 maggio 1992, stadio di Wembley. Uno dei templi del calcio mondiale. La grandezza della cornice va di pari passo con l’amarezza di quel giorno, in cui il club perde la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona – di nuovo – grazie alla sassata di Ronald Koeman: un calcio di punizione al 112° che trafigge la porta di Pagliuca ed i cuori dei tifosi blucerchiati, ancora oggi feriti da quel ricordo. Perché in quel momento la Samp tocca nello stesso istante l’apice della sua storia e la fine di un’epoca gloriosa. Vialli lascerà Genova per la Juventus, Boškov passerà alla Roma, Mantovani perderà la vita il 14 ottobre 1993 a causa di un male incurabile. La presidenza della squadra passò al figlio Enrico, che vinse l’ultimo trofeo – la citata Coppa Italia 1994 – e purtroppo sarà al timone in occasione della retrocessione in B dopo 17 anni di fila in massima serie. Proprio in questo 2014, hanno lasciato questa terra sia Boškov che Borea. Oggi, con la ventata d’aria fresca portata dall’arrivo di Massimo Ferrero, produttore cinematografico romano proprio come Paolo Mantovani, la tifoseria blucerchiata sogna di rispolverare un po’ di gloria. Va bene, è passato più di un quarto di secolo… però, i sogni non costano nulla…

 

 

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