Incontro tra culture

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Bellissimo il mondiale di basket: mancherà qualche stella, ma è una partita dopo l’altra. Dall’ora di pranzo in poi, un’indigestione: noi lo stiamo seguendo, noi ci stiamo emozionando, noi aspettiamo lo sprint finale.

Ma oltre alla Spagna pigliatutto e agli Stati Uniti, interessanti e forti nonostante l’assenza dei mostri più sacri, c’è dell’altro: c’è la vittoria del Senegal sulla Croazia di Jasmin Repeša, c’è un’Africa che a volte convince (Senegal) e altre volte no (Egitto), c’è un’Oceania pronta a stupire il mondo.

Ed è qui che mi voglio soffermare, quando parlo di basket come incontro tra culture. Martedì 2 settembre alla Bizkaia Arena di Barakaldo (Paesi Baschi), USA Team (guai a chiamarli Dream Team) affrontano i Tall Blacks, il cui nome richiama ovviamente ai più famosi All Blacks, semplicemente la squadra più forte de mondo dello sport, ad oggi.

Rispetto a quanto è avvenuto, avviene e avverrà (previsto a breve un tour della Nuova Zelanda del rugby negli States) quando la palla diventa ovale, la palla arancione è roba americana e il divario è netto, indiscutibile. Nonostante il 27-20 del primo parziale, i ragazzi di Krzyzewski dilagano perché il campo non mente, premia (quasi sempre) i più forti, per il rumoroso 98-71 finale.

Ma voglio andare oltre al risultato (che poi non è il più largo distacco inflitto dagli USA quest’anno: chiedere alla Finlandia), lo voglio anticipare. Torno alla palla a due, ai minuti che la precedono. Fasi che chiunque a giocato a basket conosce: due file, riscaldamento, urlo di squadra e via, avanti e indietro, per tutto il campo, senza pietà.

Solo che questa volta c’è stata la haka, la danza maori resa famosa nel mondo dai maestri del rugby. E nel loro piccolo, i Tall Blacks, si saranno sentiti forti come Dan Carter e Richie McCaw, per un momento.

In quell’istante dove lo sport americano e l’Oceania più remota – non mi vengono in mente culture più lontane – si sono incontrati. Tra la perplessità e forse sotto sotto l’interesse e lo stupore di chi il basket lo domina da sempre: niente di meglio, per chi ha la fortuna di amarli tutti, gli sport.

Domani c’è Nuova Zelanda-Lituania: hai visto mai che con un’altra haka qualcosa succederà.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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