ESCLUSIVA MP – Cositore: “Vi racconto lo Stjarnan, non solo esultanze folli”

-

Dopo il sorteggio che ha decretato lo Stjarnan come avversario dell’Inter ai playoff di Europa League, nella testa dei milioni di sportivi italiani si sono materializzati mille pensieri, riassumibili in un unico pronome: “Chi?!”. Già, chi sono? Da dove vengono? Com’è possibile che questa strana parola rappresenti una squadra di calcio?
Ebbene, per i curiosoni che vorrebbero saperne qualcosa di più, Mondopallone propone l’opinione di un giovane esperto di calcio islandese e faroese, che periodicamente aggiorna un blog dedicato a questi movimenti calcistici pre-artici. Si chiama Francesco Cositore, è di Napoli, ma ha il cuore nel freddo nord. Tra le tante informazioni e chicche che ci regala, non si risparmia alcune frecciatine sul calcio italiano e sulla nostra mentalità sportiva. Buona lettura.

 

Francesco, non si può certo dire che lo Stjarnan abbia avuto un sorteggio fortunato. Secondo la tua opinione di appassionato conoscitore di calcio islandese, gli avversari dell’Inter potranno dare risalto a doti inaspettate? 

Mi piacerebbe poter dire che gli islandesi avranno qualche chance, ma rischierei di essere poco realista. E lo dico basandomi su un dato, per convincere qualche eventuale indeciso: già contro il Lech Poznan, lo Stjarnan si è chiuso in difesa ed è passato in virtù del gol dell’andata, messo a segno, tra l’altro, in una delle poche occasioni create. In Polonia ricordo solo un ottimo contropiede fallito al 68′ e poi tanti gol negati ai padroni di casa da un reparto difensivo a prova di bomba atomica. Con un altro avversario ci sarebbero state buone probabilità di vederlo ai gironi, ma l’Inter è troppo superiore per poter sperare, e il recente arrivo di Osvaldo aggiunge ulteriore qualità. Non finirà in goleada perché lo Stjarnan sa difendersi, anche se credo che a san Siro gli tremeranno le gambe.

Se in difesa hanno buoni voti, in attacco sanno rendersi pericolosi?

Generalmente, attaccano in modo asfissiante, cercando di distribuire equamente le energie per tutti i novanta minuti. Lo fanno senza scoprirsi troppo. Proprio questa loro accortezza, senza rinunciare ad attaccare e a divertire mi hanno portato a chiamare quello dello Stjarnan “attacco intelligente”.

 

Oltre a un viaggio abbastanza lungo e alla trasferta pesante, i nerazzurri potranno soffrire un eventuale fattore campo? Come si vive il calcio lassù?

La casa dello Stjarnan, che per le partite europee prende il nome di Stjörnuvöllur per alcune regole UEFA riguardanti gli sponsor, conta all’incirca 1000 posti a sedere. Anche ammettendo il pienone con l’Inter, è pochissimo per i nostri standard. Va detto che il tutto esaurito non c’è sempre (anche in Islanda vale la regola secondo cui un avversario di maggior blasone attira un maggior numero di sostenitori), ma i grandi stadi della capitale regalano sempre spettacolo. I tifosi islandesi amano il calcio e non smettono mai di seguire le loro squadre, anche se vanno incontro a un disastro certo. Per loro, poi, sfidare l’Inter è una fortuna perché significa che il calcio islandese sta crescendo.

Questa crescita a cosa è dovuta, secondo te?

Il campionato è in evoluzione per merito di una politica armoniosa tra federazione e club, che hanno capito di dover puntare sui giovani. L’Islanda sta generando un gran numero di talenti, che giocano un po’ ovunque adesso. Spesso, qui, troviamo giocatori che vogliono concludere in serenità la loro carriera, ma anche chi cerca una vetrina: le squadre del Regno Unito monitorano costantemente il campionato islandese e un po’ in tutta Europa il movimento sta guadagnando rispetto, anche se le punte ovviamente si toccano al nord, Danimarca e Norvegia in primis. Proprio nel paese dei fiordi troviamo diverse colonie di giocatori islandesi. L’unica nazione che continua a perseverare nella sua politica pregiudiziale è la solita Italia. Una prova? Mazzarri, commentando il sorteggio, ha detto di fare attenzione perché ha riconosciuto che il calcio islandese è in crescita. Lo hanno preso tutti in giro. Oggi si stupisce dell’Islanda solo chi ha vedute ristrette sui primi cinque campionati d’Europa, cioè quei tifosi che hanno una cultura calcistica da quattro soldi, senza offesa.

La prova del grande lavoro svolto dalla Federazione islandese è sicuramente rappresentato dai grandi progressi della Nazionale: un fuoco di paglia o l’inizio della scalata?

Quello della Nazionale è stato un sogno spezzato troppo bruscamente in una serataccia a Zagabria, che la comunità “islandofila” ricorderà bene anche per le polemiche che scatenò. Il progetto c’è ed è sano, anche se il suo principale artefice, Lars Lagerbäck, si ritirerà dopo Euro 2016. Per ora, continua a sedere in panchina affiancato da Heimir Hallgrímsson, che invece è l’erede designato del tecnico svedese. Insomma, per evitare cambiamenti troppo bruschi la federazione ha persino programmato questo passaggio graduale. Detto in poche parole, per la nazionale possiamo essere cautamente ottimista. Tra un decennio al massimo avrà fatto il suo debutto a Europei o Mondiali

Per concludere questa piacevole chiacchierata, non posso non farti commentare le folli esultanze dello Stjarnan, che dominano le prime pagine dei siti sportivi. Da cosa derivano?

Lo sapevo che saremmo andati a finire sulle esultanze, sono il marchio di casa. Derivano dall’armonia, lo spirito di gruppo, la forte amicizia e da tanta voglia di essere ironici, una qualità che dai nordici certo non ti aspetti. Ma questo dipende proprio dalla cultura: in Italia si direbbe che vogliono provocare e verrebbero presi in giro per alcune esultanze particolari (simulazioni di parto, balli romantici, trenini etc.), mentre in Islanda ci ridono tutti senza puntare il dito contro. E’ la loro mentalità: tutto viene preso simpaticamente, per quello che è, senza criminalizzazioni, perché il calcio è un gioco dal quale nessuno deve sentirsi escluso. Noi sul campo siamo sicuramente più forti, ma fuori dal campo abbiamo già miseramente perso in partenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Francesco Piacentini
Francesco Piacentini
Pavese classe '91, laureato in scienze politiche, per lui lo sport è uno specchio su cui si riflette la storia di un popolo. Stregato dal calcio inglese e greco, ama la politica, l'heavy metal e il whiskey.

Viva Sansone che non fa piagnistei

Con questo pezzo mi voglio vantare un po'. Mi voglio atteggiare, come si dice dalle mie parti. Avete presente due mesi fa, quando mi permisi...
error: Content is protected !!