Ci vuole più sudore

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Anche l’ultima settimana piena di luglio è andata in archivio e il settimo mese dell’anno sta per cedere il passo ad agosto, alle ferie di molti, al vivo del calciomercato con le sue trattative dell’ultimo minuto e all’inizio dei maggiori campionati europei.

Eppure questi ultimi giorni hanno comunque visto accadere cose interessanti, dalla passerella sugli Champs-Élysées di Vincenzo Nibali, poi proclamato ufficialmente dominatore del Tour de France 2014 (anche se, in realtà, lo era in pectore già da ventiquattr’ore), al bronzo del Settebello agli Europei di pallanuoto ungheresi, passando per le prime uscite di un certo spessore, per quanto sempre amichevole, delle più importanti squadre di calcio di Serie A (Milan, Inter e Roma impegnate negli USA, la Fiorentina alle prese con una tournée sudamericana)  e per il vespaio di polemiche su Tavecchio.

Ecco, confrontando il bronzo continentale dei ragazzi di Sandro Campagna, la vittoria di Nibali e l’impegno delle squadre di calcio sui campi estivi per far risvegliare i muscoli, appare quanto meno bizzarro trovare accostato a queste notizie sui principali organi d’informazione sportiva il putiferio che il buon Tavecchio ha scatenato parlando di frutta. A fianco del sudore, della fatica, dei risultati raggiunti e del lavoro che si fa per raggiungerli prima o poi si trova una vicenda che di sportivo, stricto sensu perlomeno, non ha nulla.

E invece eccolo lì, il faccione sorridente del numero uno della Lega dei dilettanti del pallone tremendamente prossimo al volto stanco ma felice dello Squalo dello Stretto e ai sorrisi acquatici dei pallanotisti azzurri. Il sudore con cui l’uno e gli altri hanno inciso a fuoco nella storia dello sport i loro nomi pare qualcosa di alieno, distantissimo da un mondo politicizzato e cementificato dagli interessi come quello della cupola del calcio italiano.

Analogamente, in pochissimi stanno versandone per trovare alternative al grande (Ta)vecchio gaffeur come guida della FIGC eppure, probabilmente, sarebbe il caso di impegnarcisi. Perché il rilancio che ha bisogno il sistema calcio tricolore non può arrivare senza impegno, fatica e, appunto, sudore. Bisogna trovare soluzioni efficaci ai problemi che tutti conoscono benissimo e non può certo bastare il solito elemento che “proviene dal giro”, elemento che sarebbe l’ennesimo inno alla conservazione quando ormai da conservare è rimasto ben poco.

Qualche stilla di sudore per trovare un progetto alternativo però varrebbe la pena di essere versata. Non trascuriamo le lezioni di Campagna, dei ragazzi del Settebello e soprattutto di Nibali: se si vogliono ottenere dei risultati, la fatica è condizione necessaria ed essenziale.

Anche se in FIGC non piace.

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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