Daley Blind, una vita sulla fascia

-

Difficile essere figlio d’arte nel calcio. Specialmente se il cognome che porti sulla schiena è particolarmente pesante perché sei figlio di una leggenda.

daley-blind-olanda
Blind ai tempi della nazionale Under 21

Questo è il caso anche di Daley Blind, classe 1990, figlio del celebre Danny, difensore dell’Ajax e della Nazionale olandese nei primi anni ’90 (in entrambe le compagini vestì anche i panni del capitano: in Nazionale cedette la fascia a Frank de Boer dopo gli Europei del 1996). Una vita spesa all’Ajax, dal settore giovanile, frequentato dal 1998 al 2008, fino a oggi, a eccezione di un semestre vissuto al Groningen nella prima metà del 2010 (e chissà che lo splendido Mondiale disputato non lo porti verso altri lidi).

Mancino e cursore di fascia sinistra fin dalla più tenera età, Blind possiede un sinistro molto preciso e affilato, buone doti di corsa, un ottimo senso della posizione e una visione di gioco incredibilmente sviluppata per un semplice terzino (basti rivedere il gol capolavoro di van Persie contro la Spagna nella partita d’esordio per la Nazionale oranje: il cross che gli ha servito Blind sulla testa era di estrema precisione e certamente non la soluzione più ovvia e semplice in quel frangente).

Frank de Boer, all’Ajax, è ben consapevole del valore del suo giocatore e non a caso Daley è stato il secondo elemento della rosa più utilizzato nella stagione appena conclusa. Tra l’altro, il nostro è un calciatore che oltre ad avere la testa sulle spalle in senso squisitamente tecnico, è anche un difensore piuttosto corretto nonché prudente e assennato negli interventi: solo quattro cartellini gialli in tutto il campionato, decisamente pochi per un uomo che giostra soprattutto nella sua trequarti.

Blind festeggiato da Vlaar e Wijnaldum. Quello di ieri sera è stato il primissimo gol in Nazionale per lui: ha scelto un buon palcoscenico
Blind festeggiato da Vlaar e Wijnaldum. Quello di ieri sera è stato il primissimo gol in Nazionale per lui: ha scelto un buon palcoscenico

Decisamente una delle fonti di gioco ajacidi più importanti, Blind s’è lentamente imposto anche in Nazionale grazie alla sua spiccata duttilità tattica: sa infatti giocare anche da difensore centrale e mediano di fronte alla difesa, più lontano da quella fascia che pare essere il suo “territorio di caccia” naturale sin dagli albori della sua carriera. In caso di estremo bisogno può persino ricoprire il ruolo di mezz’ala sinistra: in questa posizione manca sicuramente dei tempi d’inserimento consoni a chi occupa stabilmente il ruolo ma diventa una preziosa risorsa in fase d’impostazione. Come si diceva, il suo è un sinistro educato che lo rende in grado di crossare perfettamente ma anche lanciare nello spazio gli avanti della sua squadra con ottima precisione. Non vede molto la porta perché ha qualità più difensive che d’attacco ma anche il gol di ieri contro il Brasile dimostra che, in caso, può rendersi pericoloso anche in area avversaria.

Insomma, calciatore totale e il tipico prodotto della più raffinata accademia calcistica d’Olanda e forse d’Europa, Daley Blind è riuscito a portare ulteriore lustro a quel cognome così pesante che reca sulla sua maglia, grazie anche a una scalata personale non indifferente: nel 2012/2013 è stato eletto miglior giocatore dell’Ajax mentre nell’ultima stagione s’è addirittura affermato come miglior calciatore olandese dell’intera Eredivisie. Colonna dei Lancieri quattro volte campioni d’Olanda, specie nell’ultimo triennio, ha debuttato in Nazionale nel febbraio del 2013 e da lì van Gaal non se n’è più privato.

Con il terzo posto ai Mondiali di ieri, Daley ha peraltro fatto già meglio del suo famoso padre con la Nazionale (Danny non fece parte della vincente spedizione oranje del 1988 nonostante fosse già nel giro dell’Olanda da un paio d’anni), per giunta proprio sotto i suoi occhi: Blind senior, infatti, è stato uno dei collaboratori dello staff tecnico di van Gaal in Brasile.

Futuro da capitano nel suo Ajax dopo la cessione di Siem de Jong?
Futuro da capitano nel suo Ajax dopo la cessione di Siem de Jong?

Guai però a chiamarlo raccomandato: anche all’Ajax, Daley ha sempre dovuto dimostrare il suo valore quanto e più dei suoi compagni, probabilmente anche a causa di quell’ingombrante cognome. Nel 2010/2011, infatti, la società si privò di Emanuelson a metà anno vista l’ascesa di Anita e, un anno e mezzo più tardi, cedette anche l’attuale giocatore del Newcastle proprio perché c’era un Blind che scalpitava in panchina e già iniziava a prendersi la meritata ribalta. Da allora il numero 17 ajacide non è più uscito dal campo, guadagnandosi il favore dei tifosi prima e di tutti i connazionali poi.

Adesso il giocatore ha tantissimi estimatori in giro per il mondo dopo essersi messo in mostra ai Mondiali nel modo migliore possibile: cosa sarà di lui da qui a settembre non si sa con precisione. L’unico dato certo, come sempre nella vita di Daley Blind, è che il suo destino sarà sempre connesso a quella fascia sinistra alla quale, ormai, è indissolubilmente legato.

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

MondoPallone Racconta… Fuorigioco: Walter Casagrande, gol ed eccessi

Negli anni 80 in Brasile diventò protagonista con il Corinthians e con la Nazionale verdeoro, a suon di gol. Walter Casagrande, centravanti alto e...
error: Content is protected !!