Anno zero, molto zero

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La costante del Milan, nelle ultime due stagioni, è stata la falsa partenza in avvio di campionato. Nell’ultimo, complice il finale dell’annata 2012-13, era addirittura considerato una delle possibili candidate alla qualificazione in Champions League, la competizione in cui i rossoneri da sempre eccellono per mentalità ed esperienza. Quest’anno sicuramente non avranno questo peso, visto che i big sono in dubbio – vedi Balotelli e Kaká, ma anche Taarabt e Rami – mentre altri hanno chiesto spiegazioni al club circa il progetto futuro: de Jong rimarrà, infatti, ma solo qualora gli venga promesso un ritorno nelle zone calde della classifica in tempi brevi.

I presupposti per tornare a fare bene ci sono tutti, complice anche il fatto che il Milan non sarà impegnato in competizioni europee, e come l’Inter di quest’anno potrà concentrare tutte le proprie energie sul campionato. Giusto mandare via Balotelli, secondo me, perché i rossoneri hanno bisogno di un altro tipo di leader tecnico ed emotivo, un giocatore in grado di trascinare la squadra ma senza gli egoismi e i tiri da 40 metri di Mario. Lui è uno dei pochi ad avere veramente mercato, e prima che si svaluti ancora di più è meglio correre ai ripari; così come è assolutamente necessario chiarire la situazione con Kaká, che a quel punto potrebbe lui diventare il simbolo anche tecnico di questa squadra, in quello che è il suo anno zero.

La costante di Adriano Galliani, prima e poi la ricostruzione, sono gli acquisti a parametro zero. L’operazione alla Méxes, infatti, il buon vecchio amministratore delegato rossonero la piazza a ogni sessione di mercato; quest’anno tocca a Ménez, in arrivo dal Paris Saint-Germain, per il quale è già stato firmato un contratto triennale. Non aveva impressionato a Roma, se non nella sua ultima annata con i giallorossi, e così spera di rilanciarsi nuovamente nel nostro campionato, anche perché è noto che il rapporto con Blanc fosse ormai ai minimi termini. Ci sarà anche Alex nel nuovo Milan di Filippo Inzaghi, che ha segnato un gol sul filo del fuorigioco – alla Inzaghi, per l’appunto – scacciando il fantasma Clarence Seedorf, il cui esonero, a sentire l’olandese, non è nemmeno stato notificato personalmente. Eppure qualcosa ha dimostrato sulla panchina rossonera, specie perché lo spogliatoio del Milan in questi mesi è stata una polveriera pronta a esplodere, e lui ha saputo domare l’incendio come un coach navigato: quasi come non fosse uno arrivato in fretta e furia dal Brasile, quasi come se non avesse appeso le scarpette al chiodo solo ed esclusivamente per quella panchina e per tornare in quell’ambiente, che tante gioie gli aveva dato da calciatore.

Ma quali saranno gli obiettivi di mercato rossoneri? Tutto dipenderà dal futuro di alcuni giocatori, non solo tra i big: dov’è finito quell’Abate che, pur non disputando campionati meravigliosi, aveva stupido per solidità e costanza? Montolivo ha il carisma e la qualità per guidare il centrocampo del Milan? I punti di domanda, come state notando, sono molti e non tutti facilmente risolvibili; anche perché la chiave del successo è una forte sintonia tra scrivania e campo, tra dirigenti e allenatore. In questo momento, al Milan, ci sono due esordienti al timone: Barbara Berlusconi e Filippo Inzaghi, coadiuvati da alcune figure più esperte. L’unica certezza, al momento, pare essere quella dei pochi soldi disponibili nelle casse, e quindi più acquisti dalla lista gratuita. Niente di nuovo, almeno su questo fronte.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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