Arrestato Minucci, ora fermiamo la LegaBasket

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L’unica certezza sembra essere questa: Renzi andrà a casa. No, non parliamo del risultato delle prossime elezioni europee: parliamo della presidenza della LegaBasket. Che qualche mese fa era stata assegnata, a partire da luglio, a Ferdinando Minucci, già deus ex machina della Mens Sana Siena, vincitrice degli ultimi sette scudetti. Una scelta scontata e oculata, si potrebbe pensare, al volo.

Ma, per farlo, bisognerebbe ignorare alcuni fatti. Primo fra tutti un articolo del Fatto Quotidiano risalente al 30 gennaio 2013: poco più di un anno dopo, l’8 febbraio scorso, le società di Serie A votavano, quasi all’unanimità (vedremo tra poco), per sostituire Valentino Renzi con Minucci.

Partiamo dal fondo, da ieri: nell’ambito dell’inchiesta denominata Time out, in corso già dal 2012, Minucci viene arrestato insieme ad altre tre persone (concessi i domiciliari). Accuse gravi: frode fiscale da 30 milioni di euro, e la Guardia di Finanza avrebbe già provveduto a sequestri patrimoniali per 14 milioni.

Non è questa la sede per discutere del merito del provvedimento: spetta ad altri, e non ci piace immischiarci. Però alcune brevi considerazioni si possono fare: la prima riguarda i risultati sul campo. Cioè: a Bologna (dove ha sede la LegaBasket, e dove Minucci è stato arrestato), anni fa, Gazzoni Frascara parlava di doping amministrativo.

Ecco, rendiamocene conto: le società sportive, a oggi, pagano parte del contratto in “chiaro”, e altra parte in “immagine”. A prescindere che poi ci sia uno sfruttamento effettivo dell’immagine del giocatore (per iniziative sociali, promozionali o che). Il punto è che questa è una porta aperta, anzi spalancata, a creare corsie preferenziali. Cioè: a procedere a dopaggi di vario genere, nei bilanci. Siena adesso paga, perché probabilmente lo faceva in modo esagerato; ma non penso che la Mens Sana sia il problema – semmai ne è il sintomo.

Il problema è altrove: nella tassazione eccessiva, anche. Nella chiusura del mercato (investitori stranieri in Italia: a parte gli americani con la Roma, chi altro c’è?); nella sola ricerca di vantaggi “edificabili” (ci siamo capiti). Chiaro, poi c’è chi magari paga solo il 50% d’immagine, chi il 70%, e chi magari il 90% (e qui si alzano le antenne). Però il fatto è che il sistema è sbagliato in partenza.

Seconda considerazione: pochi giorni dopo che Minucci è stato eletto nuovo presidente di Lega, la Mens Sana Siena veniva messa in liquidazione. Ora: non si dica che nessuno sapeva né immaginava (visto anche che Minucci si era dimesso da Presidente in una temperie particolarmente nera; e visto anche che persino Hackett, la stella della squadra, era stato ceduto a campionato in corso).

In tutto ciò, la LegaBasket ha pensato bene di scegliere proprio lui. Manager di sicuro successo (otto scudetti sotto la sua guida), ma vagamente a fine corsa, con una squadra che (si vociferava) avrebbe avuto difficoltà a terminare il campionato. Ora: con la messa in liquidazione, lo statuto della FIP prevede la revoca dell’affiliazione, al più tardi, al termine della stagione.

Non sembra proprio l’ultimo successo da far valere per una candidatura alla LegaBasket (detto però che la FIP è un organismo diverso, non necessariamente con interessi convergenti). Però, se si guarda l’elezione, si osserva una maggioranza bulgara a sostegno dell’ex Presidente di Siena: il sito della Lega parla di 14 voti favorevoli e due nulle, e dedica subito altre due notizie al neopresidente; peccato che solo poche ore dopo ci siano già i nomi delle due schede “nulle” (Virtus Bologna e Virtus Roma), che apertamente fanno sapere che si trattava in realtà di voti contrari.

Pensiamoci bene: negli ultimi sette anni, risalendo all’indietro, Siena è stata la squadra “nemica” di tutti: Milano, Cantù e quant’altri. Penso ai playoff contro Varese, un anno fa: non penso che la dirigenza lombarda avesse gradito il balletto di squalifiche e revoche prima di gara6. Eppure, Varese vota a favore, come tutti gli altri. Lo stesso fa Cantù, che in precedenza non aveva buoni rapporti (queste le motivazioni della scelta).

Quindi, posso dirlo: non stupiamoci se poi negli stadi comanda Genny ’a carogna (e possibilmente smettiamo di parlarne: bisogna agire, non dare aria alla gola). Perché siamo capaci di eleggere inquisiti a capo di un intero movimento, e di farlo proprio mentre il castello sta crollando. Perché, evidentemente, il potere è qualcosa di ben diverso dalla logica, dal raziocinio “elementare” di noialtri. Cioè: c’è dell’altro, dietro; degli equilibri che, evidentemente, a loro vanno bene così. Nel frattempo, la stessa LegaBasket prende le distanze. Finalmente.

(Doverosa parentesi: per sostituire Minucci, si parla di Stefano Domenicali. Ora: chi scrive è probabilmente uno dei pochi italiani ad apprezzarlo; e forse uno dei pochi a non confondere mitezza con educazione (sono due cose diverse, sì). Il punto, però, è: sostituire un (futuro) presidente inquisito con un altro che non viene neanche dal basket? Svegliatevi, presidenti: non ha il benché minimo senso. E, se mai questa candidatura possa essergli presentata, spero che Domenicali abbia la coerenza di rifiutare.)

Non mi dilungo oltre, perché penso che il concetto sia chiaro. E cioè che, da qualunque parte la si guardi, siamo messi malissimo. Perché se i presidenti di (quasi) tutte le squadre hanno scelto Minucci per interessi propri (o suoi), la pallacanestro italiana si è giocata il minimo residuo della propria faccia; ma se invece la scelta è stata sincera, allora siamo di fronte a degli ingenui senza pari. Uno è stato arrestato, sì; ma gli altri allora vanno fermati. Ad maiora.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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