L’importanza di chiamarsi Dries Mertens

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Ad essere del tutto onesti, pochi si sarebbero aspettati un risultato del genere in Napoli-Juventus.
Così come pochissimi avrebbero immaginato che sarebbe stato proprio Dries Mertens a chiudere la gara sul definitivo 2-0 napoletano.
E, a voler essere davvero franchi, altrettante poche persone avrebbero ipotizzato una stagione così di alto livello dal piccolo — solo in altezza — talento belga.

Eppure il quasi ventisettenne di Lovanio, a 30 km da Bruxelles, ha avuto un impatto devastante sul calcio e sulle difese italiane. Come nel gol del definitivo 2-0 contro la Juventus: stop di petto, protezione del pallone sull’intervento di Marchisio, accelerazione, finta e destro secco che ha lasciato di ghiaccio Buffon, che ha potuto solo guardare la palla gonfiare la rete alle sue spalle. Un concentrato di tecnica, agilità, forza e precisione che ci ha impressionato.

Un gol che, oltre a consegnare i tre punti al Napoli contro una delle sue più grandi rivali, ha definitivamente spezzato le gambe degli avversari, che stavano — in una partita comunque sotto tono — profondendo il loro massimo sforzo per provare a non interrompere la striscia di 22 gare senza sconfitte e quella ancora più lunga (43) di gare sempre in gol.
Ma la rete di Mertens è arrivata come una scure sulle ultime energie bianconere, tranciandole di netto e regalando solo inerzia agli ultimi minuti di gara.

È ovvio che la partita non l’ha vinta il numero 14 azzurro, ma la sua capacità di entrare a partita in corso, di essere subito in ritmo, di riuscire a spaccare le difese avversarie e dargli il colpo di grazia è impressionante. Di scettici, di chi non sapeva nemmeno chi fosse, ce ne sono stati tanti in estate durante il mercato.

Ma il buon ed earnest Dries a suon di professionalità, di prestazioni, di gol e di assist sta facendo ricredere tutti. Anche gli Ernesto non del tutto onesti nel non dargli i titoli del campione qual è.

Francesco Mariani
Francesco Mariani
Twitter addicted, vive di calcio. In campo è convinto di essere Pirlo, ma in realtà è un Carrozzieri qualunque. Per lui il trequartista è una questione di principio.

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