Il silenzioso ritorno del Parma

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Con la vittoria conquistata a San Siro, il Parma si proietta a dieci giornate dal termine in piena corsa Uefa. Ma forse, considerando il ruolino di marcia dei parmensi, il risultato non era poi così imprevedibile. Nel 2014 infatti, il Parma ha inanellato quattro vittorie esterne di fila, a Livorno, a Verona con il Chievo, a Sassuolo e anche a Bergamo, campo dove è sempre difficile raccogliere tre punti. A ben vedere, forse alla Roma non è andata male, con il rinvio della partita di febbraio. L’ultimo successo, colto a spese di un drammatico Milan, ha rappresentato quella vittoria di prestigio che da lustro ad un percorso in crescendo dei ducali. Raggiunti dopo essere stati sopra di due gol, i parmensi hanno ricominciato la loro gara da capo, assestando alla svampita retroguardia rossonera altri due colpi vincenti. Uno dei quali, il gran gol di tacco di Amauri, sembrava testimoniare la calma con cui giocano i forti.

Inevitabile che fosse proprio San Siro il campo del giusto riconoscimento per l’ex Donadoni, allenatore che dopo l’avventura alla guida della Nazionale azzurra ha avuto l’umiltà di tornare in provincia e rimettersi in discussione nelle trincee di retroguardia della serie A.
Allenatore maturo, Donadoni ha costruito il telaio del Parma a propria immagina e somiglianza: molti atleti nel pieno della carriera, da cui trarre il meglio, e alcuni giocatori esperti da rivitalizzare sfruttando la mancanza di pressioni dell’ambiente.
Nel buen retiro parmense, sta provando la difficile impresa di conquistare la sua prima convocazione per un mondiale il buon ‘vecchio’ Antonio Cassano. Sorretto da una discreta condizione, al piccolo trotto ma costantemente illuminato dalla stella del proprio talento, Cassano sta provando a fare quel che gli riesce meglio: distribuire assist e concludere morbidamente in porta, accarezzando il pallone come pochi altri sanno fare in questo torneo. Forse non basterà comunque a Prandelli, ma se il numero dieci barese riuscirà a mantenere fino a maggio l’attuale rendimento, di sicuro possiamo prevedere le canoniche polemiche che da sempre accompagnano l’esclusione di giocatori dai piedi raffinati, come quelli di Fantantonio.
Un altro giocatore che pure sta offrendo un grande contributo alla causa dei crociati è Jonathan Biabiany. Per velocità e capacità di saltare l’uomo, è l’autentica arma in più del Parma, in un campionato che dimostra di apprezzare quelle squadre che possono contare sulle ali, per capovolgere rapidamente il gioco e creare superiorità numerica. A fine stagione, non sarebbe strano se sul ventiseienne francese si puntassero nuovamente le attenzioni di qualche squadra blasonata.
L’inquadramento tattico di Biabiany e Cassano ad opera di Donadoni, rappresenta la chiave dei risultati della squadra, oltre alla maggiore condizione fisica che a dieci partite dal termine sembra premiare le squadre che non hanno disputato ulteriori impegni europei.
La bravura del tecnico però si ravvisa anche nella capacità di valorizzare il mestiere di giocatori che per qualche tempo erano stati ormai serviti sul carrello dei bolliti, come Cassani, Parolo, Felipe, gli eterni Marchionni, Amauri e Lucarelli e perfino Schelotto, fino a poco tempo fa bersagliato di critiche ad ogni piè sospinto. Sistemando ogni giocatore al posto giusto, caratteristica che un tempo contraddistingueva l’accortezza tattica di allenatori scudettati come Osvaldo Bagnoli e Ottavio Bianchi, Donadoni sembra aver trovato il segreto della semplicità e del quieto vivere di provincia.

Sono lontani i tempi del primo Parma dei miracoli e ancor più quelli della squadra dei Crespo e degli Almeyda, di Cannavaro e Veron. Ma quasi senza farsene accorgere, in silenziosa laboriosità, se il buon campionato disputato da un buon allenatore con una buona squadra, porterà alla naturale conseguenza di un buon risultato, nella città cara a Verdi, il pensiero potrebbe finalmente tornare ad andare sull’ali dorate d’Europa.

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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