Michael Higdon: mister Eredivisie

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Può un attaccante inglese di trent’anni che non ha mai nemmeno giocato una partita di Premier League stupire pubblico e critica al suo primo anno di Eredivisie?

Sì, se si chiama Michael Higdon. Higdon è un marcantonio nativo di Liverpool che gioca da centravanti al Nec Nijmegen, la squadra fanalino di coda di Eredivisie, tra l’altro fresca di tale nomina, in quanto è finita in fondo alla classifica non più tardi di domenica scorsa perdendo lo scontro diretto col Roda, che non vinceva da un’eternità. In quella partita, a illudere i suoi che si potesse recuperare il risultato, è stato proprio il buon Michael, capace di siglare il suo undicesimo gol in campionato nonostante il Nec non sia una compagine che fa dell’eccelsa qualità di gioco il suo marchio di fabbrica.

La storia del nostro personaggio, comunque, è quanto meno singolare, giacché il centravanti inglese ha lasciato l’estate scorsa quella che era la seconda forza del campionato scozzese, il Motherwell, per lottare contro la retrocessione in Olanda. Ovviamente, dopo il triste epilogo della vicenda dei Rangers, il campionato delle Highland ha perso enormemente di competitività perché ha appunto visto spezzarsi lo storico duopolio al vertice, consentendo al Celtic di macinare punti su punti e, di conseguenza, titoli nazionali su titoli nazionali. Ma ha anche concesso ad altre squadre di guadagnarsi l’approdo ai preliminari delle coppe europee ben piazzandosi in classifica e il Well è stata una delle compagini che ha saputo approfittare del vuoto di potere lasciato dai Blues di Glasgow.

La scorsa stagione gli ultimi ad arrendersi al potere biancoverde furono proprio Higdon e i suoi ex compagni, con un Motherwell letteralmente trascinato dal bomber cresciuto nel Crewe Alexandra, autore di 26 reti che gli valsero il titolo di capocannoniere, quello di miglior giocatore del campionato (alla faccia dei ben più quotati uomini del Celtic) nonché il prestigioso “timbro” di miglior realizzatore in una singola stagione di campionato della storia del Well dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi. Egli stesso ha definito alla BBC l’ultima stagione in Scozia come: “La migliore della mia intera carriera, soprattutto grazie a un gruppo unito, che gioca bene e a un allenatore che ha creduto molto in me“. Un’autentica esplosione tardiva, quella di Higdon, il quale era arrivato in Scozia, al Falkirk, nel 2007, ed era giunto al Well dopo due anni al St. Mirren.

Dopo un anno di questo tipo sarebbe stato lecito aspettarsi probabilmente un rinnovo sfarzoso coi vice-campioni di Scozia e altri anni di gol (probabilmente gli ultimi della carriera) nel massimo campionato di quelle parti, magari lottando davvero per il titolo, come in ogni Cinderella Story che si rispetti. E invece no.

Michael Higdon ha scelto in estate di non rinnovare col Motherwell e dunque di cambiare completamente vita e scenario, complice forse anche l’arresto subito a Glasgow la stessa sera della premiazione come miglior giocatore del campionato, approdando al ben più modesto (almeno per quanto riguarda le ambizioni di campionato) Nec Nijmegen, reduce da un non certo sfarzoso 15esimo posto nel 2012/2013 (annata conclusa appena fuori dalla zona play-out, per capirci). Il centravanti ha così lasciato la Scottish Premier League dopo sei anni, tre maglie diverse e 78 reti, messe a segno in tutte le competizioni.

L’approdo in Eredivisie non è stato malvagio: dopo appena 360′ di ambientamento ha trovato la rete contro il Waalwijk regalandosi subito la prima doppietta alla quinta giornata. A quelle due reti ne sono seguite altre nove, purtroppo per lui non sempre portatrici di punti, e in breve è diventato uno dei leader della squadra e, abbastanza facilmente, il miglior realizzatore della compagine (il compagno che ha segnato di più è il danese Rieks, fermo a sei reti), trovando la via del gol sempre più spesso, come dimostrano le cinque reti siglate nelle ultime otto partite.

Numero 9 classico che fa della potenza il suo tratto distintivo, è dotato di un tiro veramente esplosivo e di ottime capacità aeree, il che lo rende un centravanti perfetto anche come possibile sponda per i compagni. Michael Higdon si distingue inoltre per delle ottime capacità da autentico rapace d’area di rigore, che lo portano spessissimo a essere al posto giusto nel momento giusto anche in occasione di ribattute, legni e situazioni flipper all’interno dei sedici metri avversari.

Ora, davanti a sé ha una delle missioni più complesse della sua carriera: trascinare fuori dal pantano un cui sono finiti i rossoneroverdi a suon di gol, quanto meno per evitare la retrocessione diretta rimandando il discorso ai play-out di fine stagione.

Se ci riuscirà non è dato saperlo: l’unica certezza è che dopo una stagione così, anche se il Nec dovesse fare una brutta fine, il nome di Michael Higdon finirà sui taccuini di quasi ogni squadra delle Fiandre. Mica male per uno che, in patria, ha giocato al massimo in Championship…

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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