Dani Jarque, l’eterno Capitano
Cinque anni. Un macigno dietro le spalle. Mentre l’orologio della storia scandisce inesorabilmente lo scorrere del tempo. In mezzo gli applausi del ventunesimo minuto, un contagioso orgoglio e la voglia di non dimenticare.“Nunca te olvidarémos” è il grido che si alza dalle parti di “Cornellà-El Prat” e si propaga per tutta la penisola iberica.
Morire a ventisei anni, in ritiro. Daniel Jarque, capitano dell’Espanyol e marito di Jessica se n’è andato a Coverciano, una calda giornata di agosto. Una asistolia l’ha stroncato, mentre era al telefono proprio con la moglie. E madre della piccola Martina. La morte colpisce alle spalle, ergendosi a giudice supremo. Radendo al suolo sentimenti e passioni.
Da allora è nato il mito. Cresciuto nelle giovanili del club catalano, Dani ha indossato per tutta la vita solo la maglia dell’Espanyol diventando una vera e propria icona per i tifosi Pericos. Una vita spesa tra i campi di calcio e la pesca. Immerso nella suggestiva cornice dell’Andalusia con gli amici di sempre. Quando nel mondiale del 2010 la Spagna vinse il mondiale imponendosi 1-0 sull’Olanda, un suo amico speciale– tale Andrés Iniesta – gli dedicò il gol mostrando al mondo una t-shirt celebrativa. “Dani Jarque siempre con nosotros”. Dietro l’acerrima e storica rivalità un lampo di candore.
“Per me è stato fantastico dedicare il gol più importante della mia carriera a Dani” – ha dichiarato a più riprese Don Andrés. Un tributo all’uomo. Fiero avversario di sempre. Bandiera “degli altri” di Barcellona, quelli delle quattro Coppe del Rey conquistate in oltre 100 anni storia. O delle finali europee perse in serie con Bayer Leverkusen (per una volta e, solo per quella, non “Bayer Neverkusen”) e il Siviglia ai rigori a Glasgow. Quelli che la salvezza vale un titolo. Loro non l’hanno dimenticato.
Hanno marchiato a fuoco nei loro cuori il ricordo, tenendolo vivo. Anche la società catalana – con a capo prima lo storico presidente Dániel Sanchez Llibre e successivamente Condal e Collet – , non ha mai smesso di omaggiarne la memoria. La cittadella sportiva “Daniel Jarque” e la statua posta nel cuore del nuovo impianto ne sono la prova tangibile.
Come la partita di beneficenza organizzata dai suoi amici e compagni di squadra e “patrocinata” dal solito Iniesta. C’erano tutti. Da Raúl Tamudo a Iván de la Peña,passando per Fàbregas e Xavi. Tutti con la camiseta blanquiazul, tutti con il nome di Dani dietro le spalle. E il numero 21 in mostra. Todos con Jarque. Oltre ogni steccato.
C’era anche Luis Garcia, uno degli artefici dell’ultimo trionfo del club in Copa del Rey. Il giorno dell’addio al club biancoazzurro, salutò tutti con una frase dall’alto contenuto emotivo:”Lo mejor de Barcelona és ser del Espanyol”. L’essenza dell’espanyolismo racchiusa in una manciata di parole.
La stessa che ha accompagnato un ragazzo di ventisei anni. Marito, padre e capitano. Divenuto eterno per la sua gente. E per il mondo intero. Dani Jarque, nunca te olvidarémos.
