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MondoPallone Racconta… Fuorigioco: Walter Casagrande, gol ed eccessi

Negli anni 80 in Brasile diventò protagonista con il Corinthians e con la Nazionale verdeoro, a suon di gol. Walter Casagrande, centravanti alto e riccioluto, passò anche da noi lasciando buoni ricordi ad Ascoli e a Torino, sponda granata. Giunto al mezzo secolo di vita, l’ex attaccante ha deciso quest’anno di raccontare nella sua autobiografia una storia fatta di prodezze, donne, droga e alcool.

Nato a San Paolo il 15 aprile 1953, Walter Casagrande Junior è stato uno degli attaccanti brasiliani più in vista negli anni ’80. Innanzitutto per la taglia fisica inusuale per un centravanti a quelle latitudini (191 cm). I lunghi capelli ricci neri e l’andatura caracollante ne fecero un personaggio estremamente riconoscibile dagli appassionati.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il club a cui ha legato in modo più incisivo il suo nome è stato il Corinthians: insieme a Socrates ed altri giocatori fondò la celeberrima Democracia Corintiana, in cui i calciatori imposero una sorta di autogestione tecnica. Le diverse reti con il Corinthians lo portarono in Nazionale. Fu addirittura capocannoniere del Brasile nelle eliminatorie mondiali per Messico ’86, torneo in cui giocò 3 gare senza segnare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo il Mundial, l’arrivo in Europa. Il Porto permise a Casagrande di misurarsi con un calcio differente sotto diversi punti di vista: come confessato dallo stesso ex calciatore nell’aprile 2013, nel corso di un’intervista nel talk-show Programa do Jo, sperimentò il doping proprio durante il soggiorno lusitano. Nonostante la partecipazione alla vittoria in Coppa dei Campioni dei biancoblu, Casagrande mise insieme appena 6 presenze ed 1 rete in campionato. Nell’estate 1987 giocò la carta della Serie A italiana firmando per il modesto Ascoli: gli andò bene, perché in parte riscattò la sua carriera con una prolificità sotto rete ormai smarrita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al termine della stagione 1989-90, i bianconeri retrocedettero. Il presidentissimo Rozzi comunicò a Casagrande che con un ingaggio tale sarebbe stato impossibile non cederlo. Allora i due stipularono un accordo a obiettivi: 30 partite giocate, 20 reti segnate e l’immediato ritorno in A in cambio dell’ingaggio. 33 presenze, 22 reti, il titolo di capocannoniere e la promozione sancirono un successo ricordato ancora con affetto dai tifosi ascolani, per i quali il brasiliano rimane tuttora un idolo. Poi il trasferimento al Torino, con la finale di Coppa UEFA persa con l’Ajax  e la successiva Coppa Italia vinta nel 1993. A 30 anni il rientro in patria, con brevi fermate indossando i colori di Flamengo, Corinthians e Sao Francisco, fino al ritiro nel 1997. Svuotato dalla mancanza delle partite e degli allenamenti, si rifugia nella droga. Aveva già abusato per tutta la sua carriera – rallentando gli eccessi nel suo periodo italiano – di alcol, eroina e cocaina. Oltre ad aver avuto una sfrenata attività sessuale. Nel 2007 si rende protagonista di un incidente stradale che per poco non si rivela fatale. Dopo ben 4 overdosi, riesce finalmente a vedere la fine del suo terribile inferno interiore. Proprio come recita il titolo della sua autobiografia uscita quest’anno: “Casagrande e seus demonios“, i suoi demoni. Ora è apprezzato commentatore televisivo per l’emittente Rede Globo.

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