ESCLUSIVA MP – Artemio Scardicchio: “Le ragazze della RES Roma non amano perdere”

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Continuiamo il nostro viaggio nel mondo del calcio femminile e stavolta abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere con Artemio Scardicchio, addetto stampa della RES Roma Calcio femminile ed uomo di calcio da molti anni. Ne è nata una chiacchierata sincera e decisa con un uomo che ha le idee molto chiare sul movimento del calcio rosa e sulla sua squadra,

Artemio, da quanto tempo sei nel mondo del calcio femminile?

Sono dieci anni ormai che seguo il calcio femminile: ho fatto l’addetto stampa per tante squadre di Serie C e di calcio a 5 e sono entrato quasi per caso nel mondo del calcio femminile e sono stato contagiato da questa passione e adesso sono innamoratissimo di questo sport.

Se sei dentro questo ambiente da ormai dieci anni ne avrai viste di cotte e di crude, dai campetti di periferia a quelli della Serie A come quest’anno con la RES Roma. Cosa si nota nel passaggio nelle varie categorie?

Sicuramente le ragazze e le società sono diverse. In serie C è fatto tutto alla “Fatebenefratelli” ed è concesso anche molto alle ragazze che ci mettono la passione ma non riescono a metterci molto tempo e tanta professionalità. Il passaggio è quello da un mondo dilettantistico ad un mondo professionale, che non è ancora professionistico, anche se molte società come la RES Roma si comportano ormai da professioniste.

Quest’anno voi vi affacciate alla Serie A come neopromosse ma vi siete già guadagnato l’appellativo di “matricola terribile”. Quale è il vostro obiettivo?

Il nostro obiettivo è la salvezza, perché questo è un campionato “maledetto” in quanto otto squadre saranno coinvolte nella lotta per non retrocedere:  se anni fa arrivare noni voleva dire “complimenti hai fatto un’ottima stagione” soprattutto per una neopromossa, quest’anno arrivare none vorrebbe dire comunque fare i play-out. Quindi l’obiettivo è la salvezza e guardiamo ad essere l’ottava in classifica. Molti dicevano che l’anno scorso avevamo vinto un campionato ridicolo e che non eravamo granchè e dopo aver visto la nostra campagna acquisti (con gli acquisti di Marra e Gambarotta) molti hanno detto che avremmo fatto da sparring partner per chiunque. I fatti dicono il contrario e sabato abbiamo perso contro l’Agsm Verona per 1-0 con una palla nel finale che se era 30 centimetri più alti staremmo parlando di un grande pareggio. La RES Roma è una squadra tosta, riflette il carattere del Mister e non molla mai, tanto è vero che abbiamo segnato spesso nel finale di partita. Ed è questa la sua caratteristica che mi piace di più.

Voi come RES Roma vivete il calcio femminile in una collocazione sia geografica che calcistica ben precisa e che risente anche del calcio maschile. Come si vive questa sorta di dicotomia rispetto ad altre realtà femminili storiche come Il Tavagnacco ed il Chiasiellis che non hanno un corrispettivo maschile?

Il fatto di essere a Roma aiuta molto in quanto ci sono molte ragazze anche molto brave che si sono trasferite a Roma per motivi di studio  e su questo la posizione geografica ci aiuta. Per quanto riguarda la connotazione maschile, speriamo che questo ci aiuti in futuro. Attualmente siamo lontani dall’iniziare una collaborazione: quando la Roma lo vorrà fare dovrà guardarci ed a quel punto saremo molto più fortunati noi di altre squadre che militano in Serie A. Al momento siamo come tutte le altre squadre ma ci aiuta il fatto che grazie all’Università è molto più facile che una ragazza si trasferisca a Roma piuttosto che in altre città.

Dal punto di vista calcistico, a Roma si vive la stessa pressione che si vive nel calcio maschile?

Assolutamente no in quanto il calcio femminile non ha nulla a che vedere con il calcio maschile su questo: le ragazze non vivono nessuna pressione tranne quella della partita e quella che si danno loro stesse perché sono ragazze che non amano perdere e che non amano uscire dal campo se non hanno la maglia completamente sudata. L’unica pressione è quella che si danno da sole.

E’ cominciata una sorta di rivoluzione copernicana per quanto riguarda il calcio femminile con la creazione del Dipartimento e con le sei retrocessioni di quest’anno per formare un campionato a 10 squadre più competitivo e più piccolo. Secondo te questa è la strada giusta?

Secondo me sì. Il calcio femminile ha vissuto una stagione particolare con la gestione Levati con la formazione di una vera e propria piramide con 4 gironi di B, 2 gironi di A2 e la Serie A. Poi ci sono stati tre o quattro anni di buio totale, anni persi con la gestione Padovan con stravolgimenti inutili come la A2 a 3 gironi e la sparizione della B, anni dove il calcio femminile si è trovato a pagare scelte. Ora è arrivato Tavecchio, un manager che ha portato la LND a livelli che 10-15 anni fa erano impensabili.  Sono convinto che avrà lo stesso effetto sul calcio femminile: chiaramente è un processo lungo ma riuscirà a portare il calcio femminile a livelli ottimi, gli stessi raggiunti dalla Lega Nazionale Dilettanti.

Cosa pensi del lavoro di Cabrini con la Nazionale Italiana? Cosa secondo te manca all’Italia per fare il salto di qualità a livello internazionale?

Mancano i numeri. L’Italia può scegliere su 10.000 atlete, la Germania può scegliere su 200.000 atlete: è chiaro che proprio a livello statistico se è vero che nasce un campione su 100.000 noi siamo più sfortunati e siamo indietro. L’Italia ha dalla sua il fatto di essere un paese di calciatori e calciatrici e secondo me comunque si possono ottenere ottimi risultati. Credo che Cabrini stia facendo un ottimo lavoro e soprattutto sta sempre inserendo nuove ragazze ed io spero che guardi con occhio più attento anche noi visto che stiamo crescendo molte ragazze che meriterebbero un palcoscenico azzurro o perlomeno essere visionate in qualche stage.

Secondo te questa RES Roma, dopo questo inizio col botto, dove può arrivare?

Visto che il calcio è una questione spesso di centimetri e di fortuna, nonostante i tanti infortuni riusciremo ad andare avanti per la nostra strada. Il tempo sarà galantuomo e sarà l’unico giudice. A termine dell’intervista, vorrei fare tanti auguri ad Eleonora Cunsolo che si è operata al crociato e che purtroppo ha terminato la stagione anzitempo.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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