Storie di Provincia, il Treviso che fu ospite di una stagione in serie A

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Come accade con un viaggio di nozze, che magari per una volta nella vita consente a chi non ne è avvezzo di toccare con mano mete esotiche altrimenti negate, così nel 2005, per il Treviso arrivò il regalo di una promozione in serie A, con il ripescaggio in seguito alla revoca delle promozioni di Genoa e Torino.

Tuttavia, il “regalo”, fuor di metafora, non cadde dal cielo, ma fece seguito all’ottima stagione disputata dai biancocelesti, ai quali il piazzamento utile per la promozione in A era sfuggito solo in seguito alla sconfitta nella semifinale dei play-off contro il Perugia.
La semina del Treviso risaliva a dieci anni prima, quando tra il 1994 ed il 1997, i biancocelesti, sotto la guida di Bepi Pillon riuscirono nell’impresa di un salto triplo, dal Campionato Nazionale Dilettanti alla serie B. Negli anni successivi, transitarono in maglia biancocelesti attaccanti come Luca Toni e Tommaso Rocchi, fantasisti come D’Agostino e Foggia, oltre a professionisti affidabili destinati a lunghe carriere, come Bianco e Gobbi.

Ma a trascinare il Treviso nei primi posti, furono soprattutto i gol della coppia brasiliana Reginaldo – Barreto. L’allenatore era ancora una volta Pillon, fautore di un calcio organizzato ed offensivo. Così, dopo Vicenza, Verona, Venezia e Padova, un’altro capoluogo veneto raggiungeva la massima serie calcistica (dopo gli storici successi conseguiti dalla città nel rugby e nel basket).

Ma la rivoluzione di mercato e il cambio di allenatore (cominciò la stagione Ezio Rossi, al quale presto subentrò Cavasin a sua volta sostituito dall’allenatore della Primavera, Bortoluzzi), non raggiunsero l’obiettivo di rendere la squadra competitiva per la salvezza. Malgrado la presenza di giovani interessanti come Acquafresca e Dossena insieme a mestieranti esperti quali i gemelli Filippini, la squadra non resse il peso della competizione, tanto più che in attacco gravava quasi completamente su Dino Fava Passaro, ex capocannoniere della cadetteria qualche anno prima. Né compensarono la situazione gli ingaggi invernali del portiere Handanovic, dei giovani Maggio e Borriello o quelli della mezzala belga Baseggio e del laterale uruguagio Gianni Guigou.

Dopo una partenza segnata da 5 sconfitte consecutive, il primo punto del campionato venne conquistato proprio a Verona, con uno 0-0 nell’unico derby veneto della stagione (al ritorno tuttavia, i veronesi avrebbero vinto per 2-1 a Treviso). Un altro pareggio interno con il Parma e la prima vittoria ottenuta per 1-2 a Reggio Calabria sembrarono migliorare la situazione. A dicembre, arrivò la seconda vittoria, in casa contro il Lecce. Tuttavia già al giro di boa, con 12 punti il destino del Treviso sembrava essere scritto.
E in effetti, nel girone di ritorno, i punti saranno solo 9. L’ultima vittoria, in fondo al campionato, sarà quella interna contro l’Udinese, per 2-1 (Pieri per l’Udinese, poi doppietta di Borriello).

Tuttavia, il Treviso, riuscì a levarsi almeno una soddisfazione, andando a cogliere, nella domenica precedente la retrocessione matematica, un pareggio in casa, a reti inviolate, contro la capolista Juventus.

Di seguito il tabellino dell’incontro:
TREVISO-JUVENTUS 0-0
ARBITRO: Racalbuto di Gallarate

TREVISO (4-4-2): Zancopè; Maggio, Cottafava, Viali, Dossena; Vascak (41′ st Acquafresca), Baseggio, Guigou, E. Filippini (26′ st Parravicini); Beghetto (21′ st Valdez 6), Borriello. In panchina: Lorenzini, Gustavo, De Martino, Fava. Allenatore: Bortoluzzi

JUVENTUS (4-4-2): Buffon; Zambrotta, Kovac, Cannavaro, Chiellini (26′ st Balzaretti); Camoranesi (34′ st Giannichedda), Emerson, Vieira, Mutu; Ibrahimovic (19′ st Zalayeta), Trezeguet. In panchina: Abbiati, Thuram, Blasi, Pessotto. Allenatore: Capello

A fine stagione, la deflagrazione di Calciopoli fece ventilare l’ipotesi del ripescaggio per il Treviso, quando Lazio, Fiorentina e Juventus vennero inizialmente declassate agli ultimi posti. Ma il verdetto definitivo non concesse al Treviso un’ulteriore regalo di nozze. L’unico souvenir di quell’esperienza che la giustizia sportiva concesse al Treviso, fu la conversione negli annali dell’ultimo posto in penultimo, dinanzi ai retrocessi bianconeri.

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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