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MondoPallone Racconta… Cagliari e un’Odissea chiamata Stadio

E’ di martedì la notizia che il capitano del Cagliari, Daniele Conti, facendosi idealmente portavoce dei compagni, ha espresso un concetto molto chiaro: basta Trieste, basta sentirsi in trasferta anche quando il calendario dice il contrario. Una polemica ormai stantìa ma purtroppo attualissima. Il Cagliari, al momento, non può disporre al 100 % di un impianto a norma per ospitare tutti i suoi tifosi. Eppure il Sant’Elia, vecchia e probabile nuova casa dei rossoblu, era stato costruito in un’altra atmosfera.

Era il 1964 quando originariamente il progetto dello stadio prese forma e si decise di dargli il nome del quartiere su cui sorgeva. Il Cagliari proprio quell’anno era stato promosso in Serie A per la prima volta e, in quel momento, utilizzava lo Stadio Amsicora per le proprie gare casalinghe.

Stadio Amsicora

 

 

 

 

 

 

Nel piano l’impianto prevedeva una capienza di 35.000 spettatori. Primi anni in massima serie, e anni d’oro per il sodalizio rossoblu. Guidato sul campo dal micidiale cannoniere Gigi Riva e fuori dal “filosofo” Manlio Scopigno, i sardi lottano fino all’ultimo con la Fiorentina per il titolo 1968-69. Ma trionfano la stagione successiva, realizzando un’impresa sportiva epocale per una realtà come Cagliari e la Sardegna intera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A quel punto, con il club ormai issatosi ai vertici del calcio nazionale, il nuovo stadio doveva essere completato “per forza”: gli isolani avevano uno scudetto sul petto da difendere e, soprattutto, la Coppa dei Campioni da onorare. I rossoblu inaugurarono il Sant’Elia vincendo in Coppa Italia contro la Massese, era il 12 settembre 1970. Il primo gol nel nuovo impianto fu realizzato, neanche a dirlo, da Riva. Arrivarono poi i “debutti” in campionato contro la Sampdoria (vittoria per 2-1) ed in Coppa dei Campioni contro il Saint-Etienne (altro trionfo per 3-0). I costi di realizzazione dell’impianto ammontarono a quasi 2 miliardi di Lire.

Ma già poco tempo (novembre 1970) dopo l’apertura, si venne a scoprire un’agghiacciante retroscena: lo stadio era stato costruito sopra un oleodotto che riforniva un deposito carburanti dell’Aeronautica Militare. Il fatto si rivelò a causa di un incidente, dovuto ad un mozzicone di sigaretta che infiammò una perdita in superficie. Il Sant’Elia venne dichiarato inagibile e poi riaperto dopo manutenzione. L’impianto subì poi dei ritocchi in concomitanza dei Mondiali 1990. Ritocchi d’oro… per ben 24 miliardi di Lire.

I tifosi inglesi a Cagliari per Italia ’90

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nuovo stadio ha assistito alla storia del Cagliari da quel momento fino alla stagione 2011-12, partendo con lo scudetto sulle maglie e passando attraverso la fine dell’epopea-Riva, gli anni della B, la caduta in C e le disavventure sia tecniche che economiche. Ma anche il ritorno in A, le semifinali di Coppa UEFA nel 1993-94 e tante salvezze conquistate.

Poi, con l’inasprimento dei requisiti minimi per la Serie A, il Sant’Elia è stato dichiarato nuovamente inagibile a tempo indeterminato. Sia per le ingenti spese da affrontare che per dissapori con l’amministrazione comunale proprietaria della struttura, il presidente Massimo Cellino ha dapprima presentato un progetto per uno stadio di proprietà (da edificare ad Elmas, nei pressi dell’Aeroporto e per questo bocciato). Ma l’urgenza di trovare di nuovo un campo locale per il Cagliari ha spostato la squadra a Trieste (gentilmente ospitata al “Nereo Rocco”) e ha visto la modifica di un impianto esistente a Is Arenas (Quartu Sant’Elena) per garantire il minimo infrastrutturale adatto ad ospitare massimo 5.000 spettatori. I lavori effettuati a tempo di record hanno portato però ad indagini della magistratura che hanno coinvolto lo stesso Cellino, poi prosciolto.

Stadio Is Arenas

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora le strutture “posticce” montate allo stadio “Is Arenas” non esistono più ed il Cagliari lì ora non può più giocare. Questo inizio di campionato 2013-14 ha visto i sardi ancora al Rocco di Trieste. Ma è ora di tornare a casa e sanare una situazione che ha reso il club una realtà unica nel suo genere. Dai tempi e dalle dinamiche stucchevoli.

Auguriamo al Cagliari di ritornare a calcare al più presto l’erba del suo glorioso impianto. Per la città, la squadra, i tifosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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