Piccoli ma buoni

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Diciamocelo chiaro e tondo: la Russia che abbiamo affrontato (e battuto) ieri sera è solo un lontano ricordo di quella che, un anno fa, sbaragliava la concorrenza dell’Argentina per ottenere il bronzo olimpico. Le assenze hanno pesato tanto nell’incontro, da una parte e dall’altra: alla fine però l’abbiamo meritatamente spuntata noi, posando il primo mattoncino utile al passaggio del turno in questo Eurobasket 2013. In queste condizioni sarebbe davvero un’impresa imponente, perché senza Gallinari e Bargnani perdiamo – probabilmente – i nostri due miglior giocatori; aggiungendo anche l’assenza di Hackett, Gigli e Mancinelli, quindi, non può che crescere il rimpianto.

Di questo però ho già parlato qualche settimana fa in un’editoriale dedicato alla situazione infortuni. Oggi siamo in una circostanza migliore rispetto ad allora, semplicemente perché abbiamo rotto il ghiaccio ottenendo due punti contro una superpotenza europea. Molto bene. Detto questo, però, non bisogna rilassarsi perché la prossima partita è già vicina alla palla a due: ci aspetta la Turchia, reduce da un incredibile passo falso contro la Finlandia: per Türkoğlu e compagni questa sfida sa già di “dentro o fuori”; egoisticamente parlando speriamo proprio che sia più fuori che dentro, considerando che i turchi sulla carta sarebbero la nostra più acerrima rivale per la terza piazza.

Italia Basket PP
Simone Pianigiani, allenatore dell’Italia

Per un momento, però, freniamo la fantasia e facciamo un passo indietro, precisamente a ieri sera: dimentichiamo che la pallacanestro è composta da numeri, statistiche e punteggi finali. Ieri la Nazionale di Pianigiani l’ha vinta dal punto di vista emotivo più che da quello tecnico o tattico: Cusin è l’emblema di una squadra in emergenza sotto molti (se non tutti) i punti di vista. La voglia, la volontà e il desiderio di andare oltre i propri limiti, però, hanno fatto la differenza in positivo. E allora non si può che fare i complimenti a tutti quanti, dal primo all’ultimo, compreso chi piede in campo non l’ha messo nemmeno per un secondo.
Se vogliamo davvero avere una minima speranza di passaggio del turno (e ci tengo a sottolinearlo: sarà dura, se non durissima) dobbiamo replicare questo atteggiamento per le restanti quattro partite da disputare. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Serve un Belinelli pulito e senza troppe forzature, un Datome chirurgico nel trovare il fondo della retina con costanza, magari proprio nei momenti in cui la palla avrà un peso specifico maggiore; un Cusin versione Chandler in grado di dare quella protezione al ferro come non si vedeva da molto tempo in maglia azzurra e, infine, un Diener più organizzatore che realizzatore, seppur anche quest’ultima caratteristica sia molto importante negli schemi di Pianigiani.

I meccanismi adesso sono rodati, il ghiaccio è stato rotto e serve assolutamente replicarsi oggi contro la Turchia: solo allora, a risultato acquisito, potremo iniziare a fare tutti i calcoli possibili e immaginabili. L’entusiasmo (o forse dovrei chiamarla semplicemente incoscienza) ha sbaragliato un avversario decisamente più forte di noi sotto le plance ma, come hanno evidenziato i risultati di ieri, nulla è davvero scontato nella pallacanestro. Ed è forse per questo motivo che restiamo incollati al teleschermo ammaliati come se fossimo davanti alla più bella pellicola di sempre. La particolarità. però, è che questo film ogni volta ha un finale diverso e sempre più sorprendente: è il basket, signori, ma questo di certo non devo spiegarvelo io.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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