Tour de France: tutti contro Froome

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Il Tour de France 2013, edizione numero 100 della “Grande Boucle“, presenta una fortissima analogia con l’edizione dello scorso anno per quanto concerne l’interprete del ruolo del principale favorito. Come nel 2012, infatti, l’uomo da battere indossa la maglia nera con banda orizzontale azzurra del team Sky, è di nazionalità britannica e, in questa stagione, ha già inserito nel proprio personale carniere le vittorie del Giro di Romandia e del Giro del Delfinato. Solo due cose sono diverse rispetto a dodici mesi fa: il nome e il cognome. Se l’anno scorso tutte le luci della ribalta erano incentrate su Bradley Wiggins, quest’anno gli onori (e gli oneri) dei favori del pronostico spettano a Chris Froome. Per il ventottenne corridore nativo di Nairobi, si tratta della prima grande corsa a tappe da disputare con la squadra interamente al suo servizio, senza l'”ingombro” di “Wiggo“. Ed è un’occasione importante per chi, in queste ultime stagioni, nel dover aiutare il capitano ha ingoiato (anche se Froome non lo ammetterebbe mai) rospi indigesti. Come dimenticare la Vuelta 2011, persa a favore dello spagnolo Juan José Cobo, proprio per aspettare Sir Bradley sull’Angliru? Oppure, basta rivedere il film dello scorso Tour, dove, pur cogliendo il successo personale sul traguardo della Planche des Belles Filles, si è piegato alla logica di squadra e non ha attaccato in montagna per non mandare in crisi Wiggins (basti ricordare l’ultimo chilometro dell’ascesa verso Peyragudes, con Froome, fermato via radio dall’ammiraglia, che invitava platealmente il proprio capitano ad andare più veloce). Quest’anno, con Wiggins assente e che è ancora intento a leccarsi le ferite di una stagione fin qui anonima, Froome ha completa carta bianca. E, se va in salita e a cronometro alla stessa intensità di tre settimane fa al Delfinato e, considerato che i gregari a sua disposizione sono “pezzi da novanta” del calibro di Richie Porte, Vasili Kiryienka, Geraint Thomas, Kanstantsin Siutsou e Peter Kennaugh, non si vede chi potrebbe ribaltare un copione che appare già scritto.

Eppure, non mancano nel plotone coloro che hanno tutta l’intenzione di ribellarsi alla logica del finale scontato. In primis, Alberto Contador. Il madrileno della Saxo-Tinkoff, vincitore del Tour nel 2007 e nel 2009, al Delfinato è apparso in ritardo di condizione, ma in tre settimane dovrebbe essere riuscito a colmare lo svantaggio nei confronti di Froome. E poi, anche lui può vantare una squadra di tutto rispetto, dato che potrà fare affidamento su corridori dal calibro di Kreuziger, Rogers, Nicolas Roche e Jesús Hernández e, soprattutto, non gli mancano coraggio e inventiva per far saltare il banco in qualsiasi momento della corsa. L’esempio della Vuelta 2012, quando ribaltò la corsa che sembrava intoccabile nelle mani di Rodríguez, attaccando su un colle di seconda categoria in una frazione cosiddetta “di trasferimento”, è ancora bene impresso nelle menti di tutti gli appassionati di ciclismo (ed è sicuramente impresso nella mente di Froome). Già, Rodríguez. “Purito” è un altro che potrebbe fare il diavolo a quattro in un Tour pieno zeppo di montagne come questo. Rispetto a Froome e Contador, paga in termini di qualità della squadra, dato che i soli Dani Moreno e Yury Trofimov dovrebbero rimanergli accanto nelle tappe di alta montagna. Ma questo è un fattore che certamente non preoccupa lo spagnolo, che già si immagina battagliero sul Ventoux o sull’Alpe d’Huez.

Diverse formazioni, invece, non avendo a disposizione il fuoriclasse della situazione, schierano una coppia di mezze punte, sperando che almeno una possa centrare l’obiettivo. E’ il caso della Garmin-Sharp, con Hesjedal, da verificare dopo il malessere che l’ha costretto all’abbandono al Giro e la caduta che ne ha determinato il ritiro al Giro di Svizzera, e Daniel Martin, della BMC con un Cadel Evans fresco di podio al Giro (terzo dietro Nibali e Uran) e Tejay Van Garderen, della neonata Belkin (ex Blanco) con il duo olandese Mollema-Gesink, dell’Euskaltel con Antón e Nieve, dell’Astana con Fuglsang e Brajkovič, dell’Ag2r – La Mondiale con Péraud e Gadret. Addirittura “zemaniane” Movistar e Cofidis, che puntano tutto sul tridente. I blu spagnoli schierano Valverde, Rui Costa (recente vincitore, per la seconda volta consecutiva, del Giro di Svizzera) e il giovane colombiano Nairo Quintana, al suo primo grande giro della carriera, i rossi francesi rispondono con Navarro, Taaramae e Coppel. Seguono la logica del capitano unico la Lotto-Belisol con Van Den Broeck, quarto lo scorso anno, la Vacansoleil-DCM con De Gendt, la Europcar con Pierre Rolland e la FDJ, con un Thibaut Pinot che rappresenta la speranza francese più concreta per un ottimo piazzamento nella generale. Discorso a parte merita Andy Schleck. Il lussemburghese della Radioshack, vincitore  del Tour 2010 (seppur a tavolino causa squalifica di Contador), non si è mai (fino ad adesso) ripreso dalla caduta del Delfinato 2012 dove si fratturò il bacino e non è mai tornato competitivo ad alti livelli. Eppure, nel finale del recente Giro di Svizzera, qualche piccolo segnale positivo si è intravisto. Andy rappresenta la classica variabile impazzita. Per ora, dovrebbe essere fuori dai giochi. Ma se, durante queste tre settimane, tornasse lo Schleck capace di trionfare sul Galibier nel 2011, allora anche i vari Froome, Contador e Rodríguez potrebbero vedersela nera.

Ma, oltre alla lotta per la maglia gialla di Parigi, sarà tutta da vedere la sfida per i traguardi parziali. La pattuglia dei velocisti è praticamente al completo. La guida, ovviamente, Mark Cavendish. Il britannico dell’Omega Pharma – Quick Step, vincitore di 22 tappe alla “Grande Boucle”, cercherà di rimpinguare il suo bottino ma anche di portare a casa la maglia verde della classifica a punti per quella che sarebbe una storica doppietta, dato che questa speciale classifica è stata sua anche al Giro. A contrastarlo ci penseranno Boom, Bouhanni, Kristoff, Greipel, Rojas, Goss e il duo Argos-Shimano formato da Degenkolb e Kittel. Tranquilli, la dimenticanza di Sagan in quest’elenco è stata voluta. Il fenomeno di Zilina teoricamente potrebbe aggiudicarsi addirittura 11 tappe, dato che, oltre alle tappe per i velocisti potrebbe far sue anche quelle frazioni che prevedono erte nelle vicinanze del traguardo e dove alcune ruote veloci potrebbero arrancare (a cominciare da quelle iniziali in Corsica, che potrebbero consegnare a Sagan, seppur solo per qualche giorno, anche la maglia gialla). A dar fastidio (o, almeno, a provarci) al corridore della Cannondale, proveranno il campione del mondo Philippe Gilbert, Boasson Hagen, Talansky e il sempre presente Thomas Voeckler.

E l’Italbici? Sono diciotto i corridori azzurri presenti al via in quel di Porto Vecchio, in Corsica. L’unico che sulla carta proverà a far classifica è Damiano Cunego. Il corridore della Lampre-Merida, aiutato dal polacco Niemec, cercherà di ripetere il Tour 2011, dove si piazzò sesto, magari aggiungendo la ciliegina della vittoria di tappa. Per il resto Bennati e Ferrari saranno le nostre punte per le volate, Gavazzi e Gasparotto tenteranno lo sprint in quelle frazioni dove le salite ridurranno i pretendenti al successo, De Marchi (recente vincitore dell’ultima tappa al Delfinato), Moreno Moser e Adriano Malori, proveranno, nella seconda e terza settimana, a inserirsi nelle immancabili fughe da lontano destinate agli uomini fuori classifica e, fatto questo, vedranno di assestare il colpo vincente.

Una vigilia di Tour, come sempre, ricca di spunti di riflessione e di sogni. Ma, da oggi, parola alla strada. E sarà vietato dormire.

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

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