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I dieci incubi del tifoso del Milan

La propria squadra del cuore, si sa, oltre alle gioie provocate per un gol o una vittoria, riesce a regalare ai propri tifosi anche dei veri e propri incubi, brutti sogni ad occhi aperti che non si identificano necessariamente in un gol subito o in una sconfitta contro i rivali di sempre, ma in piccole — ma ormai intollerabili — abitudini che rovinano le ore passate davanti alla TV o allo stadio a guardare i propri beniamini.

In queste poche righe abbiamo deciso di provare a racchiudere i dieci incubi che il tifoso del Milan non vorrebbe mai più vivere:

10 – Il senso del gol di Niang: dotato di una fisicità degna di un airone delle regioni subtropicali e della grazia tipica del Gilardino delle stagioni delle piogge, il giovane francese amico di Bakaye Traorè — il quale deve ancora scontare gli ultimi due mesi di detenzione nelle celle sotterranee di Milanello per colpa di tutte le multe prese a suo nome da Niang — ha deliziato il palato fine del tifo milanista con UN solo gol in tutta la stagione, in Coppa Italia contro la Reggina. Segnato, tra l’altro, alla prima occasione utile. Da lì in poi solo una serie infinita di tiri sbagliati, legni colpiti (tra cui quello di Barcellona) e palloni mancati, ultimo quello di Siena a porta quasi sguarnita. Non c’è che dire, la pesante eredità di Robinho è sua. Rapace.

9 – Cavallopazzo Ignazio: fornito di una velocità fuori dall’ordinario e di una grazia nella corsa pari a quella di uno gnu ferito, le sgroppate sulla fascia destra di Ignazio Abate riconciliano il tifoso milanista con l’imprecazione. Totalmente incapace di frenare e/o di cambiare direzione, l’unica arma del buon Ignazio è quella di buttare il pallone il più lontano possibile per poi battere in velocità il tranquillo terzino sinistro di turno, che lo lascia fare conscio che poi il cross sarà inevitabilmente sbagliato. Peculiarità del numero 20 rossonero è lo sguardo tipico della zona di Quarto Oggiaro, che indica un malessere riassumibile con la parola “chemminghiaguardi”. Usato soprattutto con Boateng dopo un accenno di rimprovero da parte di quest’ultimo per un passaggio non raggiunto, gli ha provocato non pochi problemi davanti agli specchi. La sua postazione personale nello spogliatoio, infatti, ne è stata privata. Incontenibile.

8 – La samba di Pato: ancora più temuti dei suoi infortuni, il tifoso milanista ha sempre avuto una paura incredibile dei gol di Pato, non tanto per i gol in sé ma per la loro conseguenza: l’esultanza. Unico brasiliano con il senso del ritmo di un sordo, numerose sono state le occasioni in cui il Papero ha fatto vergognare i tifosi durante una samba riprodotta in maniera imbarazzante dopo una rete festeggiata in compagnia di Robinho e Thiago Silva, loro sì professionisti nella danza. Erede scarso del ben più quotato danzatore Ronaldinho — che ha illuminato il prato di San Siro con le sue sambe post-gol –, l’ex numero 7 e 9 rossonero non verrà certamente ricordato per il suo movimento di bacino, peggiore anche di quello del nuovo Bobo Vieri in versione ballerino. Gatto di marmo.

7 – I cross di sinistro di Antonini: dotato di un solo piede, il destro, e pure sbagliato, giocando a sinistra, il “giovane Anto” nel corso degli anni si è fatto nemici tutti i fotografi e i raccattapalle di San Siro, colpiti regolarmente, ognuno di loro, da almeno un paio di palloni a partita calciati dal 77 rossonero con il suo piede meno nobile. Vissuta la sua stagione d’oro al fianco di Ronaldinho che riusciva a metterlo in condizione di crossare — male — almeno dieci volte a partita, il giovane Antonini ha nel corso del tempo modificato il suo stile, preferendo salvaguardare la vita dei ragazzi di fronte a lui rientrando sul destro perdendo, così, l’attimo buono per il cross. Fan sfegatato dei cross di sinistro di Antonini è stato Zlatan Ibrahimovic, che non perdeva occasione di elogiare il terzino dopo ogni azione con la tipica frase svedese “vai a cucinare!”. Artista.

6 – La lentezza di Seedorf: giocatore di una mente sopraffina e di un piede come pochi, gli ultimi anni dell’olandese d’acciaio al Milan come giocatore l’hanno reso vero beniamino della curva, spesso oggetto di cori in suo onore. I più celebri, ricordiamo, sono stati: “Corri!”, “Muoviti! Non camminare!”, “Levati le ciabatte, Clarence!”. Eroe del ciclo di Ancelotti, l’ex numero 10 ha deciso di prendere per sfinimento i tifosi rossoneri negli anni successivi, cercando di farsi mal sopportare per far soffrire meno il popolo milanista nel giorno del suo addio. Obiettivo raggiunto alla perfezione: dopo l’ufficialità del suo passaggio al Botafogo, la Milano rossonera si è riversata nelle piazze per festeggiare l’avvenimento. Rigorosamente al rallentatore. Re Play.

5 – La sagacia tattica di Robinho: Fallo sulla trequarti al 93° minuto. Robinho — detto Sbiru per la sua somiglianza con Sbirulino — prende il pallone e intima ai difensori di salire, ai centrocampisti di andare in area e agli attaccanti di stare pronti. Posiziona il pallone, è pronto a calciare e… E? E la passa rasoterra ad un Flamini girato di schiena, che ovviamente perde il pallone e manda in gol gli avversari. Oppure i famosi calci d’angolo in cui fa ampi gesti ai suoi di tenersi pronti per poi calciarlo basso o passarla ad Abate che — vedi punto 9 — sbaglia il cross. Non c’è niente da fare, quando uno è un Campione lo è anche nelle idee. E Sbiru di idee ne ha ben tre: la samba, i mojito e le donne. Se non è un campione questo. Fenomeno.

4 – Le punizioni di Acerbi: Figlio segreto di Adolf Hitler e Clarabella del fumetto “Topolino”, il Freddie Mercury del calcio italiano è stato in rossonero solamente per sei mesi, che gli sono bastati per entrare nei cuori — infartuati — dei tifosi. Dipinto come il “difensore del futuro”, ci ha messo davvero poco a dimostrare che il suo trasferimento al Milan è stato causa di una serata alcolica molesta tra Galliani e Preziosi. Scelta la maglia numero 13 che fu di Nesta e trovatosi in una squadra dove prima a tirare le punizioni c’erano Ronaldinho, Pirlo, Beckham, Shevchenko, Seedorf e Rui Costa, ha più volte conteso i calci da fermo dal limite all’altrettanto portentoso Emanuelson, che, avendolo visto tirare, ha deciso di emigrare in Inghilterra. Dotato di una rapidità d’esecuzione pari a quella di Ciccio di Nonna Papera, ha concluso la sua esperienza tra Milanello e San Siro con 7 barriere abbattute, 5 palloni persi nei boschi, 3 nasi di Antonini rotti e 2 Giovinco mandati in ospedale. Killer.

3 – Sbiru davanti al portiere: Entriamo nella zona dei tre peggiori incubi del tifoso milanista degli ultimi anni. E sul gradino più basso del podio troviamo ancora lui, il grande Sbiru-Robinho, già presente in questa classifica al 5° posto, una sorta di incoronazione per lui. Il Don Lurio brasiliano nelle sue tre stagioni al Milan ha segnato 22 reti in campionato, così suddivise: 14 il primo anno, 6 il secondo e 2 il terzo. Una parabola discendente. Ma…c’è un “ma”, una costante: il numero di gol sbagliati da solo davanti al portiere. Quella è una cifra che non accenna a diminuire. Tante sono state le urla delle notti dei tifosi rossoneri, svegliati all’improvviso mentre stavano sognando un’azione bellissima del Milan a causa del fatto che il pallone fosse arrivato a Robinho a tu per tu con il portiere. Sogni — o meglio, incubi — che non sono altro che la riproposizione della realtà: finta, controfinta, doppio passo, suola, tacco, punta, fuori. Inesorabilmente fuori. E poi, come di consueto, espressione incredula — come se credesse davvero di fare gol — verso la telecamera, con le mani sui fianchi. Al termine delle quali spesso arrivava l’urlo consolatorio di Cassano, che in barese stretto era solito dirgli “Mocc’ a mammt'”. Semplicemente Sbiru.

2 – I calci piazzati contro: Non importa che siano calci d’angolo, punizioni dal limite, dalla trequarti o dal cerchio del centrocampo: ogni volta che il Milan si appresta a difendere su un calcio piazzato a sfavore, il gol è praticamente certo. E non interessa nemmeno se a batterlo ci siano Messi, Cristiano Ronaldo, Gerrard, Rosina o Gargano. Il gol è sempre nell’aria. E puntualmente arriva. Dogma difensivo che la squadra si porta dietro dai tempi di Ancelotti, è stata una caratteristica anche dei Milan di Leonardo e di Allegri, che negli ultimi tempi ha affinato la tecnica: non marcare gli avversari e lasciar loro il tempo di prendere la rincorsa. Tanto avrebbero segnato comunque, meglio non sprecare energie. Visto dal tifo rossonero come un rigore contro fischiato al novantesimo, il calcio piazzato è il momento di gioco vissuto peggio dal tifoso-medio che, nel frattempo, si è specializzato in tutta una serie di scaramanzie, totalmente inutili, da effettuare dal momento della concessione al momento della battuta. Il più delle volte non è riuscito nemmeno a vedere il gol, trovandosi, come nemmeno il buon vecchio Twister sapeva causare, attorcigliato su se stesso, con piede destro sulla spallina sinistra del divano, mano sinistra con il telecomando per impostare il volume sul numero 33 (San Thiago Silva, si sa mai che faccia la grazia), mano destra con la birra presa regolarmente per il collo della bottiglia e piede sinistro all’indietro, il tutto con la sigaretta accesa in bocca. Ma ciò che resta, alla fine, è solo una figura di fantozziana memoria. Oltre al gol, ovviamente. Sentenza.

1 – Il gol di Muntari: E al primo posto chi potevamo trovare, se non lui? L’ormai leggendario gol di Muntari contro la Juventus, il cui fotogramma è tuttora lo sfondo per smartphone più scaricato sul sito del Milan. Totalmente shockati dal momento del suo verificarsi, i tifosi milanisti hanno iniziato a usare il gol di Muntari come scusa per qualsiasi cosa gli fosse imputata, a partire dai piccoli studenti (“Non hai fatto i compiti!” “Colpa del gol di Muntari”) finendo con quelli più adulti (“Sei in ritardo”, “Dove sei stato”, “Dimmi con chi eri” la cui risposta è sempre “il gol di Muntari”). L’elaborazione dell’incubo ha, nei mesi, portato a una trasformazione del significato, passando da semplice scusa a vero e proprio insulto, tant’è che adesso tra tifosi milanisti dirsi “sei un gol di Muntari” è ritenuto un affronto e un’offesa tale a giustificare una reazione come i peggiori Ibrahimovic o Gattuso con Materazzi. Un incubo che, ormai, è andato oltre il rettangolo di gioco ed è diventato parte della vita di tutti i giorni e che per questa ragione merita il primo posto. Gol di Muntari, cuore non duole.

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