Viva Sansone che non fa piagnistei

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Con questo pezzo mi voglio vantare un po’. Mi voglio atteggiare, come si dice dalle mie parti.

Avete presente due mesi fa, quando mi permisi di raccomandare Maurito Icardi alle platee calcistiche? Beh, guardate come è andata. Così, forte di questo precedente da talent scout, mi sbilancio con una nuova scommessa. Sempre in blucerchiato ma stavolta made in Italy, anzi in Lucany: Gianluca Sansone. Oltre ad approfittare dei regali di Aronica, durante la non felice parentesi granata, Sansone i gol li sa fare in proprio, come ha dimostrato ieri a danno della Roma. Prestazione poi decorata da due – dico due – assist. Roba da otto in pagella. Ma quello del gol è un vizietto che lo ha accompagnato sempre nelle giovanili del Teramo, e nelle successive esperienze con Valle del Giovinco, Lanciano, Sassuolo, Gallipoli e Frosinone. Ovunque sia andato “o’ russolillo”, come lo chiamano nel suo paese natale, Bella in provincia di Potenza, ha fatto caterve di reti.

Franco di cerimonie, che non è il suo maestro ma un modo di dire, appena vede un spiraglio libero scarica il sinistro atomico che si porta appresso. I paragoni per lui si sono sprecati, specie nella stagione dell’esplosione col Sassuolo infiorettata da 20 gol. Addirittura Messi “de noantri” per quella capacità di giocare con punta e suola esaltata dall’argentino. Quello più azzeccato, per me, è Beppe Signori che da calciatore aveva caratteristiche esplosive in poco spazio. Ma a sentire lui, Gianluca da Bella, i paragoni con nomi celebri lo onorano, ma non gli montano la testa. Perché lui tenta di imporre un’immagine assolutamente personale: persona caparbia e ostinata ma giudiziosa, abituata a fare sacrifici da piccolo.

Da quando il padre Mike, portiere kamikaze nelle serie minori lucani, se lo portava dietro e lui imparava in fretta. Concentrandosi soprattutto sulle conclusioni in spazi brevi, sostenute da brillanti scatti. Anche perché in piena area lui, di taglia media, non riusciva ad imporsi con la forza del fisico.

Tanta gavetta e poi a 25 anni esordio e prima esperienza in A: ad inizio stagione molta panchina. Ventura, si sa, è professore di gioco ma anche molto esigente. Richiede un’applicazione severa, a volte dolorosa, su schemi e movimenti. E Gianluca, abituato com’era con Pea a Sassuolo a giocare a briglia libera, soffre le durezze tattiche del mister. Nel suo stile però. Senza lamentele, in silenzio a rimeditare sul come far ricredere tutti. Piombano su di lui così i cronisti locali e gli chiedono se per caso non si senta trascurato dall’allenatore granata. Nelle interviste neanche una parola risentita verso il tecnico, ma un’accettazione dei ruoli e una paziente attesa del suo momento. Accompagnate da parole da saggio, nelle quali rammenta come si senta fortunato lui, tra tanti coetanei che non hanno lavoro né opportunità, a fare un lavoro piacevole e di soddisfazione. Che gli consente di mettere da parte risorse economiche che non vuole sprecare per l’ultima auto sportiva. Il suo sogno, da persona con i piedi per terra, è quello di tornare tra le sue montagne dai suoi amici e avviare un agriturismo. Per mettere insieme le esperienze della vita girovaga e la passione per la natura che non lo ha mai abbandonato. Per cercare funghi e tartufi o asparagi selvatici, erbe medicinali e cicoriette. Però, prima di pensare alla seconda parte della sua vita, Gianluca, tenace e caparbio, ci vuole provare fino in fondo. Anche per il buon nome del calcio lucano, che ha dato alla serie A gente come Selvaggi, Zaccardo, i fratelli Sabato (anche loro nati in una frazione di Bella) e Plasmati.

Così, sempre in sordina, nel mercato gennaino (ma qual è l’aggettivo di Gennaio?) passa alla Sampdoria. Entra in campo nel secondo tempo, contro la Roma più disordinata e tafazzista dell’anno, e fa la rivoluzione. Un sinistro della madonna, e mi scuso con i madonnari per la ‘m’ minuscola, una capacità di imprimere forza ed effetto al pallone come non se ne vedeva da anni, in Italia. Forse Diamanti, in un ruolo di poco più arretrato, può ricordare tali capacità balistiche.

Insomma, date retta ad un cretino: il ragazzo si farà, e non ha le spalle strette.

Giovanni Chianelli
Giovanni Chianelli
Nasce a Napoli nel maggio '80. Ha fatto di tutto per evitare il giornalismo fallendo, ha collaborato per anni con Repubblica Napoli e Agoravox. Attualmente sbarca il lunario con l'editoria artistica.

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