Yorkshire: il lato crudo d’Inghilterra

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Tanti allenatori l’hanno detto: “Qui troviamo sempre alcuni tra gli ambienti che più ci intimidiscono”; altrettanti calciatori l’hanno confermato: “Quando entri a Elland Road, Hillsborough o al Bramall Lane, ti senti come in un’arena romana”. Quante volte si sono sentite frasi come queste nelle interviste rilasciate appena prima di partire per una trasferta nello Yorkshire. D’altra parte non può che essere così, nella terra che ha visto la nascita del primo club calcistico del mondo: lo Sheffield FC, perennemente relegato nel calcio dilettantistico. Un club dalle mille storie da raccontare: dalla visita di Pelè nel 2007 per il centocinquantesimo anniversario, ai boccali di birra che tintinnano nelle mani di giocatori e tifosi, uniti per un brindisi nel pub dello stadio. Perché poi è lì che si finisce, qualsiasi sia il risultato della gara o l’esito del campionato, a festeggiare in allegria. E questa è una regola per tutti, dalla Premier al torneo del parco.

Lo Yorkshire è così: una terra dura, verace e che conserva il proprio spirito e le proprie tradizioni, indipendentemente dai traguardi ottenuti e dai cambiamenti. Già, perché non è uno di quei posti folkloristici in perenne stallo e arretratezza. La terra del regno di Jórvík ha tempra, sa uscire dalle difficoltà con caparbietà: basti pensare a Leeds, città di industrie e ciminiere, che, dopo la crisi che ha visto chiudere moltissimi mills (come là vengono chiamate le fabbriche), si è rialzata ed è diventata il secondo centro finanziario britannico dopo Londra. Ma la gente va sempre “off to pub”, la rude sincerità e la pungente ironia che li contraddistinguono sono inalterate. Lo stesso vale per il calcio: sia che il Leeds elimini il Milan in Champions League, sia che lotti contro lo Stockport County in League One dopo il fallimento, Elland Road è sempre in festa. Certe volte però i cori sono più forti, il pathos è maggiore, lo stadio sembra tremare.

Ci sono partite che non sono come le altre: portano con sé antichi dissapori, diverse mentalità, rivalità consolidate che fanno, di quegli scontri sul campo di gioco, una continuazione sportiva di sfide passate. Il derby delle due rose è l’esempio migliore: i malumori tra le casate di Lancaster e di York, che hanno avuto il loro apice con la guerra (delle due rose, appunto) finita nel 1485, riaffiorano, ormai saltuariamente, a Elland Road o all’Old Trafford. Altri incontri risultano, invece, emozionanti per la vicinanza delle due città coinvolte. Le sfide tra Leeds e Bradford City o tra questi ultimi e lo Huddersfield garantiscono sempre spettacolo in campo e sugli spalti, non ha importanza in quale competizione ci si affronti. Passò alla storia quel 1 Febbraio del ’97, quando, a Bradford, il difensore dei Terriers Kevin Gray ruppe la gamba del giocatore più pagato nella storia del City: l’attaccante Gordon Watson. Il risultato fu: due anni di infermeria per Watson, super ammenda per Gray e 900.000 sterline di danni alla società per quel tackle che non esitarono a chiamare “il più caro del mondo”.

Eh sì, Yorkshire vuol dire anche violenza. Storie di hooligans, certo, ma anche di giocatori che non andavano troppo per il sottile. Lo stesso Kevin Gray (nativo di Sheffield) è un esempio. Non a caso, calciatori come lui, che danno l’anima in campo e non guardano in faccia a nessuno, sono idoli da quelle parti. Billy Bremner, storico capitano del Leeds, riuscì a rimediare una squalifica a vita dal calcio internazionale e il premio come giocatore più rude d’Inghilterra ma, allo stesso tempo, l’amore di tutti i tifosi che, ancora oggi, lo invocano nei cori. Era il capitano perfetto: controverso, rude, violento, lavoratore, coriaceo, ma di gran cuore; la sintesi di uno Yorkshire patria dell’acciaio e del carbone, dove il lavoro e la vita di tutti i giorni tempravano il carattere.

Stasera alle 20:45, ora italiana, ci sarà Sheffield Wednesday -Leeds United: una tra le più spinte rivalità dell’Inghilterra settentrionale. Aspettiamoci emozioni, spettacolo, partecipazione e anche momenti di tensione, quando la passione dei tifosi potrà portare i giocatori a calarsi nella parte dello yorkshireman. Ma non preoccupatevi, tutto finirà come sempre: al pub i boccali sono già pieni che aspettano.

 

Francesco Piacentini
Francesco Piacentini
Pavese classe '91, laureato in scienze politiche, per lui lo sport è uno specchio su cui si riflette la storia di un popolo. Stregato dal calcio inglese e greco, ama la politica, l'heavy metal e il whiskey.

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