I tormentoni attuali sul calcio, semplifichiamo!

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I tormentoni sulle regole del calcio e la loro applicazione sono stati, sono e saranno il pane quotidiano di qualunque tifoso, accanito o meno. Spesso imposti dai mass media, che decidono per noi se cavalcarli o meno, diventano oggetto di discussione al bar, tra amici, nei circoli e negli stessi stadi. Ma come tutti i tormentoni sono destinati ad andare in voga in un periodo per poi passare sotto traccia (a volte per anni) in altri frangenti.  Vi ricordate quando si parlava di fuorigioco attivo o passivo? O quando stavano tutti a guardare se la rimessa laterale era battuta in maniera corretta? O ancora, le polemiche sulle non chiare dinamiche che distinguevano un calcio di punizione di “prima” o di “seconda”? Per non parlare poi di moviole in campo e abolizione dei calci di rigore (che  snaturerebbero di molto il gioco stesso ndr).

Ultimamente le questioni si pongono su altri punti e a farne le spese sono, spesso, i rappresentanti della classe arbitrale. Gli arbitri sono lì anche per quello no? Non ce ne vogliano quelle che erano chiamate una volta le “giacchette nere” ma credo di aver intuito che nel fenomeno “sociale” calcio, gli arbitri rivestono un ruolo fondamentale di distrazione. Cinquantamila persone inviperite con Tizio, tutte insieme, tutte d’accordo. E’ lui il colpevole. E ci si sente un po’ meglio tutti, a parte l’arbitro stesso.

L’ Italia (terra che ha subito l’influsso sia greco che latino) è la patria per eccellenza della retorica e della dialettica messe insieme. Potremmo stare mesi, se non anni, a portare avanti questioni banalissime, per il puro gusto di aver ragione alla fine della discussione, adducendo questo o quell’altro argomento a supporto della nostra idea. Potremmo farla semplice ma non lo facciamo, che gusto ci sarebbe?

Dicevamo, le questioni attuali puntano su nuovi temi. Quali? Eccoli: 1) I falli da rigore, seppur da ultimo uomo o in chiara occasione da rete, è giusto che siano puniti con l’espulsione? 2) Come mai con 6 arbitri ci sono ancora cose che sfuggono a chi controlla il gioco? 3) (e questa è quella che preferisco) Secondo quali canoni si giudicano le offese agli arbitri per meritarsi un cartellino rosso “diretto”?

Mi permetto di dire la mia cercando di utilizzare il minimo quantitativo di dialettica e di retorica possibile, cercherò di utilizzare un approccio semplice e diretto. Vediamo: 1) Non è giusto, è giustissimo che vengano puniti con il rosso i falli da rigore. Il calcio è bello per i gol. Se danneggio chi il gol lo sta per fare è giusto che venga cacciato. E se poi il rigore viene sbagliato? Sarebbe giusto a quel punto giocare in parità numerica? L’atteggiamento attuale permette, a chi sta per commettere fallo, di pensarci 3 volte prima di scalciare. E mentre ci pensa arriva il gol, la massima espressione di questo sport, il momento adrenalinico per eccellenza. 2) Semplicemente rispondo che anche 10 arbitri potrebbero non vedere qualcosa ed il “mani” di Klose in Napoli-Lazio ne è la prova principe.  Qualcosa può sempre sfuggire, è inutile stare lì a calcolare se l’occhio del giudice di porta era rivolto verso il “fattaccio” o meno. Anche perché a quel punto mi chiedo: come si fa a calcolare la direzione dell’occhio? Non vi sembra che così si cade in uno sketch da varietà di prima serata? 3) Per rispondere dovrei cominciare a fare paragoni tra varie offese che per ovvie ragioni non posso andare ad esaminare  nel dettaglio, non me ne vogliano i lettori che qualche “vaffa” particolareggiato vorrebbero leggerlo.  Dico solo che andrebbe fatta chiarezza nel regolamento . Altrimenti i “metri” di giudizio diventano la permalosità del direttore di gara o dell’assistente, l’esistenza o meno di una sorella (e Zidane una sorella l’aveva, buon per noi), la gestualità più o meno evidente dell’offendente e la direzione del viso di quest’ultimo (in parole povere se l’offesa viene espressa rivolti verso il volto di uno dei direttori di gara o girati “di lato”). Non possono essere questi i parametri, di certo. Non sarebbe più semplice non contemplare alcuna offesa? Sarebbe troppo chiedere a giocatori professionisti e strapagati di fare attenzione all’educazione, dal momento che poi ci riempiamo la bocca che gli stessi calciatori sono da esempio ai giovani e via discorrendo con populismo e demagogia a go-go? No offesa- no espulsione. Gesto che manda gli arbitri a quel paese? Rosso diretto. Senza se e senza ma, senza alcuna distinzione sul grado dell’offesa. Sarebbe una regola così astrusa?

Lasciamoci con queste considerazioni, siamo noi il popolo del calcio, siamo noi che indirettamente inviamo i nostri feedback al movimento. Cerchiamo di essere protagonisti attivi di ciò che vogliamo si parli, non vittime involontarie di ciò che altri vogliono per noi.

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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