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Catania – Roma: tante premesse per una grande partita

Aria particolare a Catania, arriva la Roma. Una sfida che forse vale quanto il derby siciliano con il Palermo nella città dell’Etna; una rivalità cresciuta di stagione in stagione, la quale ha sempre aiutato i rossoblu a fornire prestazioni eccellenti ogni qual volta che Totti e compagni hanno varcato la soglia del Massimino. Tutto ha inizio il 19 novembre 2006, data del famoso Roma – Catania terminato 7 a 0: le polemiche si sprecano nei giorni successivi alla gara, Lo Monaco prende di mira Spalletti e aizza il pubblico catanese per le future rivincite. A maggio i giallorossi matano nuovamente i siciliani, però si gioca sul neutro di Lecce. Sarà l’ultima vittoria esterna contro i nuovi infuocati rivali.

La storia recente la conosciamo, compreso il pomeriggio del 18 maggio 2008, in cui la Roma, una volta sfumato il sogno scudetto, oppone una sterile resistenza ai tentavi del Catania di pareggiare e guadagnare così la salvezza. A bordo campo un clima elettrico: centinaia di persone a mettere pressione sugli avversari, ormai svuotati psicologicamente. I tifosi della Capitale rimproverano ancora alla squadra il fatto di non aver determinato la retrocessione in B dei rossoblu. Ma oltre a tali ingredienti, i quali comunque non guastano mai per accendere il pathos di una sfida, le due compagini possiedono importanti caratteristiche per consentirci di affermare che stasera non ci annoieremo di certo.

Partiamo dalla qualità: la Roma, si sa, ne ha molta e basa principalmente su ciò il proprio stile di gioco; il Catania non scherza neppure, è tra le cosiddette piccole quella con il maggior tasso tecnico. La classifica lo dimostra peraltro. Elementi come Lodi e Almiron permettono una costruzione della manovra sempre ottimale, Gomez e Barrientos sono due furetti imprendibili che rifiniscono per Maxi Lopez o Bergessio, attaccanti diversi ma entrambi di spessore. Senza considerare Adrian Ricchiuti, tecnicamente delizioso, spesso relegato in panchina. La mano di Vincenzo Montella, infine, fa la differenza e plasma un gruppo allestito ancora una volta in maniera eccellente da una società competente e all’avanguardia sotto tutti i profili: il centro sportivo di Torre del Grifo fa invidia a molti. Proprio l’ex aeroplanino, l’uomo copertina della nottata, ha avuto la capacità di testare la sua abilità da tecnico in un universo opposto rispetto a quello di partenza. Il Catania pratica un calcio duttile, organizzat0 e frizzante, spesso costringe gli avversari ad adattarsi e a speculare; Vincenzino è abile ad architettare sempre le contromosse del caso, dimostrando di affinare settimanalmente le qualità lasciate intravedere nei tre mesi da allenatore giallorosso. Non cova rancore, ha capito la scelta della nuova Roma e, soprattutto, ha compreso la fondamentale importanza che questa attuale avventura rivestirà per la sua carriera.

A Montella piace Luis Enrique, come a molti del resto. Lo spagnolo gode della stima dei colleghi perché non ha mai accantonato le idee iniziali, anche nei momenti peggiori. Semmai le ha integrate con alcuni principi imprescindibili nel calcio italiano, operando una sintesi tra convinzioni personali e realtà che costituisce una delle qualità migliori per un tecnico. Adesso la Roma vince, diverte e non subisce reti, esiste una formazione base e, cosa più importante, i giovani crescono a dismisura lasciando presagire un futuro luminosissimo per la nuova, intrigante società. Il campo afferma che Stekelenburg è davvero un portiere di caratura mondiale, che Juan quando sta bene è ancora uno dei più forti e forma con Heinze una grande coppia, che Taddei è l’esempio di come attaccamento alla maglia e professionalità spingano oltre ogni ostacolo. Osserviamo pure De Rossi e Totti, la Roma in pratica, collanti della squadra, perni mostruosi di un’orologeria che ha preso a funzionare; poi c’è Pjanic, calciatore universale e incantevole, il fenomeno Lamela, il quale ricorda terribilmente il primo Kakà, e Borini, una fame e una grinta alla Pippo Inzaghi. Ma stasera si gioca a Catania e ogni aggettivo sopra decantato non conta, si parte da zero, alla pari con un avversario sul punto di trasformarsi in incubo.

Catania – Roma: pubblico, astio, grinta a pallettoni e qualità da vendere. Divertiamoci.

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