Kombuaré, Malesani e l’esempio di Prandelli
Il calcio non va in ferie, tutt’altro. Le ultime ore si sono rivelate piuttosto frenetiche, in particolar modo per quanto concerne la vita professionale di alcuni allenatori. Antoine Kombuaré poteva godersi un Natale coi fiocchi, da capolista nella Ligue 1 con il suo Paris Sant Germain e consapevole di avere tra le mani una squadra dalle potenzialità ancora inespresse.Ci ha pensato Leonardo, direttore tecnico del club francese, a far crollare il mondo addosso al tecnico, colpevole di non essere riuscito ad offrire un gioco spumeggiante ai suoi e, soprattutto, di essere stato eliminato da due competizioni, vale a dire l’Europa League e la Coppa di Lega. Kombuaré stava cercando innanzitutto di costruire un gruppo compatto visto che la squadra era stata completamente rifondata a giugno e in questi casi, logicamente, bisogna sempre mettere in preventivo un processo più o meno lungo di assestamento. Lo hanno sbattuto fuori nelle coppe ma il suo Psg era una formazione difficile da battere, non giocava benissimo ma vinceva e, piccolissimo particolare, guidava la classifica del proprio campionato pur con un Pastore lontano anni luce dai suoi livelli ed un Menez come al solito altalenante. Il premio per Kombuaré, reduce tra l’altro dalla vittoria sul difficile campo del Saint Etienne, è stato un bel licenziamento da mettere sotto l’albero. Evidentemente Leonardo è oramai italianizzato fino al midollo. Il fascino di un Carletto Ancelotti non si discute; i parigini possono davvero ambire al salto di qualità con uno dei migliori allenatori del pianeta, e inoltre siamo sicuri che questa nuova sfida stimolerà tanto l’ex rossonero, ma resta l’ingiustizia subita da una persona che lavorato molto, e bene pure.
Una sorte simile è toccata ad Alberto Malesani, esonerato all’indomani del tracollo di Napoli e rimpiazzato da Pasquale Marino. Chiariamo subito che chi scrive non è di certo il più grande fan del tecnico veronese, però chiunque intenda minimo in materia calcistica capisce subito che il Genoa costruito da Enrico Preziosi per l’attuale stagione è davvero poca cosa: una difesa vecchia, un centrocampo fatto esclusivamente di mediani e corridori e attaccanti inadeguati per un club con delle ambizioni importanti. Quando Malesani afferma nella conferenza stampa del San Paolo che ottenere di più in quella gara era impossibile sbaglia, perché un 1 a 6 è sempre ingiustificabile, ma ha pienamente ragione in riferimento all’intero scorcio di campionato. La rosa del Genoa è sufficiente per una salvezza, mentre i grifoni stazionano stabilmente da un paio di mesi nella parte sinistra della classifica, con un margine di nove punti sulla terzultima. Se pretendi un ruolo da protagonista devi attrezzarti a dovere, il fatto di chiamarsi Genoa non basta senza i calciatori giusti. Probabilmente Preziosi interverrà sul mercato di gennaio acquistando un grosso centravanti e, si spera, altre pedine, permettendo così a Marino di poter sognare posizioni diverse, quelle a cui non ha potuto aspirare Malesani e non per demeriti propri. Il numero uno rossoblu ha scaricato i suoi errori sull’allenatore, in congedo dopo un grande lavoro.
Se Kombuaré e Malesani non se la passano bene, Cesare Prandelli, al contrario, ha molti motivi per sorridere. L’ultimo gesto del ct è da applausi a scena aperta: convocare Simone Farina, coraggioso apripista alle indagini sullo scandalo scommesse, per le amichevoli di febbraio è una cosa bellissima ed esemplare. Personaggi come Prandelli e il difensore del Gubbio rappresentano la parte nobile del calcio, grazie a loro si comprende che esiste ancora un’etica in questo sport. Non importa chi sei, sono in primis i comportamenti a determinare premi o punizioni nella nuova era azzurra; Farina ha avuto la forza di ribellarsi alle sporche combine credendo ancora nella voglia di un ragazzo che suda dietro ad un pallone per battere l’avversario, e se quest’ultimo si rivela più bravo gli si stringe la mano e ci si allena per la prossima sfida. “E’ un eroe, non dobbiamo lasciarlo da solo”. Detto e fatto: lunga vita a Cesare Prandelli.