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Non piangere sempre… Chiellini

Si sta stancamente trascinando la partita amichevole tra Italia e Uruguay, due compagini zeppe di ottimi calciatori, test importante per saggiare la forza degli azzurri. Prandelli ha ormai chiaro cosa va salvato in una partita che vede gli azzurri sconfitti da una rete di Sebastián Fernández, attaccante del Malaga. Risultato a parte, un osservatore attento ed equilibrato, non faticherà a trovare luci nella sfida di Roma, con una nazionale in parte sperimentale (dubito che, quando si dovrà fare sul serio, il nostro selezionatore preferirebbe Osvaldo a Di Natale) che fa la partita per lunghi tratti e cerca di giocare a calcio, quasi una novità in fatto di selezione tricolore, innovazione made in Prandelli.

Ma il fattaccio è dietro l’angolo, l’autore è Giorgio Chiellini, ovvero colui che, dopo essere stato a lungo mistificato e considerato il nuovo Cannavaro, faro della nazionale azzurra per gli anni a venire, si ritrova ora in un preoccupante periodo involutivo, che lo porta a prestazioni talvolta mediocri sia in nazionale che con il suo club di appartenenza, la Juventus.
Non è però un infortunio a far parlare di Giorgio, non stiamo infatti criticando la sua posizione errata in una marcatura o la sua complicità nel concedere una rete avversaria, quanto un ennesimo episodio di nervosismo ingiustificato. Come detto siamo ormai allo scadere, la partita non ha più nulla da raccontare e i difensore azzurro sceglie di intervenire sulla gamba di appoggio di Cavani, mentre quest’ultimo se ne sta liberando con un retropassaggio. Ammonizione immediata e sacrosanta per Chiellini, che non pago di quanto fatto, va da Cavani a urlargli in faccia: “Non piangere sempre. Non piangere!”.
La rete si è così scatenata mostrando sia un puro e inevitabile campanilismo sull’asse al veleno (mai come ora) Napoli-Juventus, che una rabbia malcelata per i tanti attriti tra i due club, alimentati dal perentorio 3-0 subito dai torinesi la scorsa stagione e con il rinvio di Napoli-Juventus come ultima goccia.  Le differenze tra le tifoserie, e i conseguenti attriti, sono tantissimi: Basti pensare che, mentre lo juventino “tipo” segue con affetto la nazionale italiana, da sempre farcita di propri giocatori, il tifoso napoletano spesso osteggia la rappresentativa tricolore, per il motivo opposto. E allora iniziano i “perché Pepe sì e Dossena no?”, “perché Barzagli sì e Cannavaro no?”, “perché Chiellini sì e Campagnaro no?”.
Ecco, Chiellini appunto, ancora una volta tradito dalla sua verve fumantina e dal suo modo di giocare rude ma, solitamente, efficace. Ma non è solo questo: Lo juventino spesso si identifica facilmente con Chiellini come uomo e calciatore e forse quest’ultimo ricambia il favore, diventando anche un po’ ultras. Molti ora pensano che il gesto, oltre che risultato di un periodo di appannamento del roccioso bianconero, sia anche una sorta di mal celato nervosismo verso Napoli e i suoi calciatori, Cavani in primis, reo di aver piegato la “Vecchia Signora” con una tripletta sulla quale il marcatore di Pisa aveva qualche colpa.
Già so che sarò controcorrente e la mia voce sarà fuori dal coro, però credo che a piangere, ultimamente, siano proprio Chiellini e la Juve: Lacrime versate (a torto o ragione) per gli scudetti revocati, poi per i falli subiti dai giocatori bianconeri e la richiesta di Conte affinché i talentuosi vengano tutelati, passando anche per gli infortuni subiti (vecchio adagio, ahiloro) e la difficoltà a schierare la rosa migliore, finendo poi per mettere in discussione le scelte del prefetto di Napoli che ha deciso di rinviare una partita di calcio (sì, perché solo di questo si parla), il giorno dopo la tragedia ligure e il giorno stesso in cui, proprio a Napoli, un uomo moriva, tanti alberi caddero e i sottopassi di accesso al San Paolo furono inagibili.
AAA stile juve cercasi, astenersi perditempo e salici… piangenti. Vero, Giorgio?

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