La settimana più dura della storia del Leicester

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La settimana più dura di sempre di una delle favole più belle di questo decennio, il Leicester City, sta per concludersi. Almeno a livello teorico, perché il dolore tra i giocatori e i dirigenti dei Foxes e, più in generale nel mondo del calcio, resta ancora, come testimoniano giorno dopo giorno i quotidiani d’Oltremanica. La città è in lutto e davanti al King Power Stadium, per anni la seconda casa del proprietario Vichai Srivaddhanaprabha tragicamente scomparso quasi una settimana fa, non c’è stato un momento in cui non fossero presenti tifosi, giocatori o semplici appassionati di sport per omaggiare l’imprenditore thailandese e le altre vittime dell’incidente. E il suo ricordo rimane ora visibile, rappresentato da un tappeto di fiori, sciarpe, fotografie e magliette di squadre anche diverse dal Leicester, ai piedi di un muro che divide gli ingressi 22 e 23.

Sono state giornate difficili soprattutto per i giocatori del Leicester, dei tanti che hanno conosciuto Vichai sin dagli inizi e con cui hanno gioito in questi anni, fino a condividerne la magica e storica vittoria del campionato due stagioni e mezzo fa. Un sogno che il thailandese ha reso possibile con investimenti e con le sue scommesse personali, trascinando i Foxes dalle posizioni anonime della Championship, in una situazione economica sempre più complicata, fino al tetto d’Inghilterra, lì dove per ogni tifoso sembrava impossibile arrivare. Ma l’imprenditore non ha semplicemente messo a disposizione i suoi guadagni, sperando di riceverne un tornaconto personale nella propria immagine come fanno in tanti. Ha amato la squadra e la città sin dai primi mesi di attività, ha sentito il bisogno di sentirsi parte di questa famiglia, rivolgendo le proprie attenzioni anche a cause esterne al mondo del calcio, come le donazioni fatte al Leicester Royal Infirmary e al dipartimento di medicina della Leicester University.

In questa famiglia, alla fine, Vichai Srivaddhanaprabha ci è entrato a pieno titolo e i giocatori del Leicester, attuali o che sono passati per il King Power Stadium anche per poco tempo, oggi lo piangono come se fosse stato un padre. Lo era per giocatori come Vardy, in lacrime assieme alla moglie davanti alla sua foto e che ha definito questa settimana come “la più devastante della sua vita”, perché grazie a questa squadra si è realizzato come campione, completando la propria scalata da calciatore con l’arrivo in Nazionale, il sogno di qualsiasi ragazzo; lo era per Mahrez, che ha dedicato all’imprenditore il gol decisivo con cui ha steso il Tottenham lunedì sera, prima di essere intervistato con la voce rotta dalla tristezza. Ma lo era anche per Schmeichel, uno dei pochi ad aver assistito quasi in diretta all’incidente. E secondo i racconti dei giornali inglesi, il danese era addirittura pronto a gettarsi tra le fiamme per provare a salvare l’uomo che gli aveva dato così tanto, fino a farlo diventare campione d’Inghilterra come lo fu suo padre ai tempi del Manchester United.

Rimandato il turno di League Cup contro il Southampton, il Leicester City tornerà in campo domani a Cardiff, a una settimana esatta dall’incidente. Inizia un nuovo giorno e forse persino una nuova era per i Foxes, che provano a ripartire dal calcio giocato per superare il lutto e dimenticare questo finale da incubo della loro favola. Vichai, raccontano i giocatori, avrebbe voluto questo. Il thailandese era un uomo riservato, spesso silenzioso e più incline a far parlare i fatti. Ed ecco perché dopo le lacrime, i saluti dei tifosi e le tante belle parole, ora avrebbe preferito riniziare sedendosi in tribuna per seguire lo sport a cui ha dedicato i suoi ultimi anni: il calcio del per sempre suo Leicester.

 

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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