La trasferta empolese nascondeva qualche insidia per la Roma e Di Francesco ne era profondamente a conoscenza. Non tragga in inganno la differenza dei punti in classifica e il risultato finale, all’inglese, che a detta di tutti è sembrato iniquo rispetto a ciò che si è visto durante i novanta minuti. Demerito di una Roma a tratti compassata ma soprattutto merito di un Empoli che l’ha messa in difficoltà più volte, non riuscendo tuttavia a trovare la via del gol.

I giallorossi hanno fatto il compitino, accendendosi a corrente alternata e creando in realtà pochi grattacapi alla difesa dell’Empoli, ben comandata da un Maietta in ottima forma. Semmai sono state le individualità e gli episodi a decidere l’incontro: la zuccata di Nzonzi, il rigore fallito da Caputo e la rete nel finale di Džeko.

Il gol del vantaggio è stata una vera e propria invenzione del centrocampista francese, che ha sfruttato pienamente i suoi 196 cm di altezza. Non si può nemmeno imputare nulla alla difesa dell’Empoli, che fino a quel momento era stata pressoché perfetta. I padroni di casa avrebbero potuto tornare in carreggiata, ma il rigore fallito da Caputo – oltre a un palo colpito su punizione da Bennacer – gli ha probabilmente tagliato le gambe, togliendo energie mentali per il rush finale. E infine il centravanti bosniaco ha riscattato una partita in ombra con la rete del definitivo 0-2.

Per la Roma il bicchiere è mezzo pieno solo per quanto riguarda i tre punti ottenuti. Di Francesco ha affermato, a ragione, che “i suoi sono stati un po’ leggerini e che il secondo tempo poteva essere interpretato meglio”. In effetti la seconda parte di gara è stata poco soddisfacente e se l’Empoli fosse stato più fortunato e lucido sottoporta la Roma avrebbe avuto qualche difficoltà a portare a casa la vittoria. Per Di Francesco e i suoi giocatori ci sarà ancora molto da lavorare, soprattutto per evitare cali di tensione che potrebbero essere deleteri, soprattutto contro avversari più blasonati.