La Juventus e l’effetto-Pirlo. Come è cambiato il mercato bianconero durante la presidenza di Andrea Agnelli

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Sembra passato un secolo da quando la Juventus, nella veste del suo neo presidente Andrea Agnelli, decise di azzerare i vertici societari e far partire una nuova era. La stagione 2010/11 rappresentò una vera rivoluzione per la società bianconera, che si affidò a Giuseppe Marotta in qualità di direttore generale, a Fabio Paratici in veste di direttore sportivo e a Jean-Claude Blanc come nuovo amministratore delegato. Sembra passato un secolo perché nel frattempo la Juve non solo è tornata a vincere, ma ha stravinto, ha monopolizzato il campionato italiano lasciando agli altri le briciole.

Anche se giova ricordare che il primo anno fu una sorta di flop, visto che i bianconeri allenati da Delneri non andarono oltre il settimo posto in classifica e anche in Europa non brillarono particolarmente (fuori ai gironi di Europa League). Gli acquisti più onerosi furono Bonucci e Krasić, pagati 15 milioni di euro ciascuno: in particolare nel centrocampista serbo la dirigenza vedeva il nuovo Nedvěd, non solo per la folta capigliatura bionda ma anche per le doti tecniche che lo facevano assomigliare al campione ceco. Un’altra entrata fu Jorge Andrés Martínez, proveniente dal Catania, che avrebbe dovuto far fare il salto di qualità sugli esterni. Per un motivo o per un altro (scarso ambientamento e/o infortuni) i due calciatori si rivelarono due autentiche meteore.

L’anno successivo, con Antonio Conte in panchina, non cambiò solo l’atteggiamento della squadra in campo. Mutò anche la gestione del mercato da parte dei dirigenti che, inevitabilmente, dovevano riscattare l’opaca stagione precedente. “Pochi acquisti ma buoni”, fu il credo portato avanti da Marotta e dai suoi collaboratori. Avvenne una mutazione ben precisa: vennero acquistati due calciatori già inseriti nel panorama calcistico italiano (LichtsteinerVučinić) e un altro in rampa di lancio, che aveva fatto faville in Germania, Arturo Vidal. Ma soprattutto – e qui avvenne il vero cambiamento – arrivò Andrea Pirlo. L’ex regista del Milan rappresentò una novità perché la dirigenza andò a prendere un giocatore già affermato, non più giovanissimo ma con un bagaglio tecnico e di esperienza invidiabile.

La Juventus cominciò a utilizzare questo schema tutti gli anni successivi. Sulla scorta di quello che era avvenuto al Milan solo pochi anni prima: Galliani aveva preso i Cafù, gli Stam, i Ronaldinho, i Crespo quando erano ormai ultra-trentenni ma avevano comunque tanto da dare. Ogni estate Marotta ha preso un calciatore navigato, non di primo pelo e con grande esperienza internazionale: Lúcio (2012), Tévez (2013), Evra (2014), Mandžukić e Khedira (2015), Dani Alves e Higuaín (2016), Höwedes e Matuidi (2017), prima di arrivare all’acquisto del secolo, Cristiano Ronaldo.

È stato un cambio di rotta radicale e azzardato ma che ha dato i suoi frutti. Alla Juventus padrona solamente del campionato italiano se ne è sostituita una altrettanto forte anche in Europa. Una squadra che, dopo due finali perse in pochi anni, può provare a vincere finalmente la Champions. L’acquisto di CR7, da molti ritenuto un azzardo, in realtà è solo il frutto dell’evoluzione. Pirlo ha rappresentato il momento zero, il fuoriclasse portoghese è diventato il punto più alto della scala evolutiva della Vecchia Signora. Almeno fino a questo momento, perché quando si alza l’asticella è praticamente impossibile tornare sui propri passi. E siamo sicuri che nei prossimi anni la strada verso Torino continuerà a essere percorsa da campioni affermati ed esperti.

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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