Lugano, un punto d’orgoglio: ma a Renzetti non basterà

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Fino a poche settimane fa, era il secondo tempo il punto debole del Lugano. La squadra, da statistiche, nella ripresa veniva regolarmente rimontata dagli avversari o, comunque, andava in difficoltà. Da otto giorni a questa parte, invece, i bianconeri hanno ribaltato del tutto le proprie attitudini, andando in gol solo nella ripresa.

Però, le cose non sono così semplici come sembra. È infatti indubbio che il gioco dei bianconeri abbia subito una regressione e che, soprattutto, nelle ultime tre partite, la squadra abbia praticamente rinunciato a giocare nella prima frazione. Ma la cosa che ha più lasciato perplessi è stato vedere il presidente Renzetti che, al 6′ minuto, è andato a sedersi in panchina con Abascal.

Come è emerso dalle dichiarazioni dei protagonisti a fine partita, il Lugano ha provato, nella prima frazione, ad attendere gli avversari che, nelle partite precedenti, avevano subito ben 5 gol in contropiede. Tuttavia, come spesso si è visto in queste ultime uscite, i ticinesi sono apparsi in difficoltà nelle ripartenze. I renani, squadra con un tasso tecnico maggiore, sono così andati in rete già al 9′, rischiando di andare ancora a bersaglio nel prosieguo dell’incontro.

Nella seconda frazione, dopo il raddoppio degli ospiti, il tecnico bianconero ha avanzato Čovilo, il quale ha fatto valere la sua indubbia superiorità nel gioco aereo, riaprendo la partita. L’inserimento, poi, di Junior al posto di uno spento Bottani ha consentito, al Lugano, di riacciuffare una sfida che sembrava ormai compromessa.

Tuttavia, il bicchiere è mestamente mezzo vuoto. Si può non essere d’accordo coi metodi del presidente Renzetti (scendere in panchina davanti al pubblico di casa, quasi a voler esautorare l’allenatore, è stato un gesto quanto meno inopportuno sotto l’aspetto psicologico, anche rispetto alla squadra). Tuttavia, è un dato di fatto che la prestazione della compagine sottocenerina sia stata deludente per lunghi tratti dell’incontro.

È inoppugnabile, infatti, che la squadra non riesca ad esprimere quanto vorrebbe il tecnico. Sentito a fine partita da Nicolò Casolini della RSI, Črnigoj, pur dando il proprio sostegno al tecnico, non ha mancato di far notare come la sua attuale posizione in campo sia dispendiosissima. Capitan Sabbatini è stato diplomatico, come si addice al suo ruolo, dichirando di non essersi accorto della presenza in panchina del Pres. Certo, anche lui, pur confermando il sostegno suo e del gruppo all’allenatore, ha detto che ci sono diverse cose da migliorare.

Renzetti, invece, è stato durissimo. Il Pres, parlando con Casolini, non è andato per il sottile: Nelle ultime tre partite avremo giocato, se va bene, 60′ minuti. Nel tempo restante, non riusciamo a vedere la porta avversaria. Čovilo? Meno male che l’abbiampo preso, chissà dove saremmo sennò. Oggi abbiamo pareggiato, ma non grazie a un gioco fluido e continuo, ma solo in virtù di episodi estemporanei. Non mi sta bene questo teatrino, con l’allenatore che si vanta dei soldi che ha fatto incassare alla società, e che si mette a fare il soliloquio.”

A questo punto, la domanda del cronista RSI è stata obbligata: Abascal sarà costretto ad andarsene? “Ci sono tanti aspetti da considerare prima di fare una scelta del genere, stiamo facendo un ragionamento complessivo, e decisioni non ne sono ancora state prese” è stata la risposta di Renzetti.

Cosa succederà, quindi, non è dato sapere. Le nostri fonti sul posto ci dicono che girano diversi nomi, e del resto non è difficile l’identikit di un possibile nuovo tecnico per i ticinesi: dovrà essere un conoscitore del calcio svizzero, e italofono.

Alla coppia di nomi che giravano (Uli Forte – che si dice non piaccia a Renzetti – e Ciriaco Sforza, fuori però dal giro da diverso tempo), si sono aggiunti Oddo (con un passato a Pescara, società vicina al Pres, abruzzese d’origine), Jacobacci (esonerato dal Sion pochi giorni fa: in Svizzera il regolamento lo consente) e (seppure possa sembrare quanto meno singolare, per ciò che era accaduto pochi mesi fa) Pierluigi Tami. Ogni domenica incontriamo in tribuna a Cornaredo l’ex secondo di Manzo e Tramezzani Mirko Conte, residente pochi chilometri oltre confine. Al di là della normale passione per il calcio, una presenza che pensiamo interessata, visto che, a parità di chilometri da fare, a San Siro vedrebbe un calcio di migliore qualità…

Di sicuro, la compagine bianconera, a detta anche dei protagonisti, ha la necessità di risolvere diversi problemi. Al di là di tutto, come già scritto sopra, la prestazione di ieri è stata deficitaria per quasi tutti gli attori in campo, e il pareggio è frutto (anche) di una partita svagata da parte della difesa renana e, soprattutto, del loro estremo difensore (che , infatti, il Blick ha inserito titolare nella sua temutissima Flop 11 della settimana). Non c’è, quindi, da festeggiare troppo.

Cosa accadrà? Le possibilità che l’allenatore venga sostituito, conoscendo l’ambiente, sono elevate. Il Presidente è convinto che la rosa sia molto valida, e che renda poco per colpa della guida tecnica. Le possibilità che Abascal rimanga sono, di conseguenza, legate a valutazioni di tipo economico (un nuovo allenatore, magari con un proprio staff, costa) e all’atteggiamento della squadra.

Di sicuro, la reazione di ieri ha fatto pensare che buona parte dello spogliatoio sia con il tecnico: tuttavia, è anche vero che, dalle parole dei protagonisti, appaiano quanto meno dei dubbi sull’efficacia delle tattiche adottate dal sivigliano. Domenica, i ticinesi saranno al Letzigrund, sponda GCZ, con le Cavallette ultime in classifica: e sarà vietato sbagliare, per tutti. Compresa la dirigenza.

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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