Tu quoque, Aleksándar. Ride la Roma, Lazio affondata dall’ex e dall’effetto derby

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Gli dèi del calcio, a volte, sanno essere crudeli al punto da rasentare il sadismo; a farne le spese, nel sabato pomeriggio che apre la settima giornata di Serie A, è la Lazio di Simone Inzaghi, piegata 3-1 dalla Roma nella prima stracittadina della stagione 2018/19. Addirittura due le leggi non scritte del football che si accaniscono contro i biancocelesti, sconfitti in un derby al quale probabilmente arrivavano più in salute (ma questo è un fenomeno diffuso) e piegati da una rete del grande ex della partita: a decidere il derby, ironia della sorte, è infatti Aleksándar Kolárov con una rete al minuto 71.

Tu quoque, Aleksándar. É il pensiero che, probabilmente, sarà balenato per la testa dei tifosi della Lazio al momento della punizione scagliata dal difensore serbo alle spalle di Strakosha, forse non in lingua originale per una tifoseria comunque abituata ai latinismi (invero, sempre meno frequenti) del proprio presidente. Una punizione, quella del derby, che per molti tifosi biancocelesti avrà avuto il sapore di un’amara sentenza già prima di essere calciata, data l’identità del tiratore e la mattonella di partenza che, ulteriore ironia della sorte, ha visto i ragazzi di Simone Inzaghi colpiti al minuto 71 caro ai sostenitori della Lazio in quanto da ricollegarsi allo storico gol di Senad Lulić che nel 2013 regalò ai suoi la Coppa Italia in finale proprio contro la Roma.

Detto del match-winner, Kolarov, che in barba ai tanti ragionamenti che si fanno in queste situazioni esulta in maniera per nulla morigerata, anche l’ultimo capitolo della rivalità cittadina capitolina non sfugge alla seconda legge non scritta che condanna la Lazio, e che spesso e volentieri trova concretizzazione nel derby: a trionfare infatti, anche stavolta, è la compagine che al derby ci arriva con il peggiore stato di forma. Se infatti l’avvio di stagione non era stato esaltante per nessuna delle due compagini sotto il profilo del gioco, almeno fino al turno infrasettimanale, le brutte sconfitte di inizio stagione avevano di fatto aperto i primi processi lungo la sponda giallorossa del Tevere, con Di Francesco che secondo alcuni era già all’ultima spiaggia.

Ride la Roma, che passa in vantaggio a valle di un primo tempo poco convincente sotto il profilo del gioco grazie infatti a un lancio dalla difesa senza troppe pretese, che però Džeko spizza di testa mandando in tilt la difesa dei biancocelesti con Acerbi superato dal bosniaco e Strakosha e Felipe Luiz (ottima la sua gara) che si scontrano spalancando la porta a Lorenzo Pellegrini che, entrato al posto di Pastore, insacca con il tacco. Fazio regala il pari ad Immobile, ma come già anticipato la punizione di Kolárov sposta nuovamente gli equilibri prima del definitivo 3-1 di Fazio, che si riabilita dopo lo svarione valso il pari biancoceleste.

Aldilà del risultato, il derby ha messo in mostra due squadre ancora convalescenti, pur se per motivi diversi. La Roma di Di Francesco, ancora in cerca di un’identità definitiva, con il 4-2-3-1 scelto dall’ex-tecnico del Sassuolo ha forse trovato la soluzione al problema rappresentato dalla collocazione tattica di Pastore (comunque poco brillante nella mezz’ora passata in campo), ma ha denotato più di qualche difficoltà in fase di costruzione del gioco sia per l’inferiorità numerica nei confronti del centrocampo a tre della Lazio che per l’assenza di un regista “classico” considerate le caratteristiche di De Rossi e Nzonzi. Logica conseguenza di quanto ora esposto è che i giallorossi capitolini sono riusciti nel primo tempo a rendersi pericolosi solamente in ripartenza o con dei lanci lunghi alla ricerca degli spazi aperti dalle spizzate di Džeko, come in occasione del gol di Pellegrini. Meglio nella ripresa i ragazzi di Di Francesco, che comunque dal successo pomeridiano potrebbero trovare la serenità e i tre punti che potrebbero innescare il cambio di marcia in vista del proseguo di stagione.

Lato Lazio, per quarantacinque minuti i biancocelesti hanno convinto più dei “cugini” come collettivo, ma sono stati traditi dal pessimo momento di forma dei due calciatori cui è affidato il compito di accendere la luce: Luis Alberto e Milinković-Savić, infatti, sono parenti molto alla lontana dei due campioni che avevano esaltato la platea laziale durante l’intera scorsa stagione. La vena realizzativa di Ciro Immobile non pare essere variata rispetto alla scorsa stagione, ma la punta partenopea soffre oltremodo della mancata ispirazione dei due fantasisti di Immobile: deve essere quindi questo l’obiettivo numero uno di Simone Inzaghi, che quest’anno può contare anche su di una rosa che contrariamente alla stagione precedente sembra numericamente attrezzata per ben comportarsi su più fronti fino al termine della stagione.

 

 

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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