Il tempo effettivo contro le perdite di tempo. Innovazione tanto necessaria quanto temuta

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Tempo effettivo, questo strano desiderio. La settimana scorsa Stefano Pioli aveva sorpreso tutti esprimendo il proprio parere favorevole sul tempo effettivo con eventuali partite della durata di sessanta minuti. La sua introduzione sarebbe un duro colpo alle sceneggiate in campo e alle classiche perdite di tempo studiate dagli avversari. Dichiarazioni esternate qualche settimana dopo un Fiorentina-Udinese, vinto di misura dai viola, ma con i friulani che fecero mandare su tutte le furie il pubblico di casa per alcuni atteggiamenti tenuti nella ripresa.

Il tempo effettivo è entrato già da tempo in molti sport di squadra tra cui il calcio a 5, fratello minore del calcio a 11. In questo specifico caso è ormai una innovazione datata a livello nazionale, mentre negli ultimi anni si è affacciata anche su diversi campionati regionali. I vantaggi si vedono; non esistono più lamentele per eccessive perdite di tempo e diverse “furbate”in campo sono sparite. Non tutte però perché qualche volta fingere un infortunio resta sempre la migliore soluzione per interrompere la pressione avversaria e spezzare il loro ritmo in una fase piuttosto intensa oppure per riprendere fiato in fasi di gioco concitanti.

In un calcio sempre più moderno, aperto di recente alla moviola in campo e deciso a cancellare qualsiasi polemica legata al prato verde, l’introduzione del tempo effettivo appare per alcuni un passaggio inevitabile. Eppure sembra una novità tanto vicina, ma anche tanto lontana. Si ha il timore di snaturalizzare ulteriormente e forse troppo il gioco del calcio; queste paure spingono a frenare verso un’innovazione così rivoluzionaria per il regolamento e posticipare il suo avvento. Difficile da pensare eppure le perdite di tempo per qualcuno vengono considerate come una fase di questo sport soprattutto per le piccole squadre, che soffrono nel finale per strappare magari un pareggio contro le grandi squadre. Non bisogna dimenticare inoltre la frangia tradizionalista ancora arrabbiata per lo spezzatino della Serie A e pronta a dare battagli per l’ennesimo cambiamento. Morale della favola: il tempo effettivo ha il potenziale giusto per migliorare il regolamento di questo sport, ma prima di vedere la luce abbiamo paura che passeranno ancora tanti anni.

Elia Modugno
Elia Modugno
Nasce a Roma il 30 maggio 1979 mentre il Nottingham Forest di Brian Clough vinceva la sua prima Coppa Campioni. Radiocronista sui campi dell’Eccellenza laziale, adora il calcio minore ed il futsal.

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