Serie C, un caso che diventa caos

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Il calcio in Italia ha grosse difficoltà che emergono da anni e che rispuntano ogni qualvolta venga a galla uno scandalo o si palesino mancanze di risultati ai vari livelli internazionali.

La percezione che l’appassionato medio abbia è legata al momento in cui si parla di criticità, come se quando non se ne parli i vari problemi scompaiano. Invece sono sempre lì, reali e più o meno latenti. Ciò che sta accadendo in Serie C è sotto gli occhi di tutti, un campionato ancora da organizzare quando la prima settimana di settembre sta scivolando via, tra mancate iscrizioni e caos ripescaggi. Un sistema calcio che collassa sempre più ma se non riguarda la squadra tifata è come se fosse un problema minore. Fino a quando ti svegli una mattina e scopri che la società che possiede la compagine a cui sei legato è piena zeppa di debiti o ha grossi problemi di gestione. Lì si accende la spia, suona l’allarme, ma per il resto del paese si fanno spallucce, un po’ di indignazione per qualche ora e nulla più.

Ed è così che si va avanti da più di vent’anni. Il problema riguarda quelle 5 o 6 squadre professionistiche in tutto il paese, il problema è il loro e dei loro tifosi, se la piangono un po’ ma poi passa, tanto il calcio lo si continuerà a seguire, volente o nolente. Si interviene con delle norme parziali o temporanee, pronte poi a essere cambiate nel giro di pochi mesi, alla prima sentenza del TAR o di qualche tribunale sportivo, sempre più interpellati dai soggetti a cui determinate norme non vadano bene. Ecco perché si invoca da tempo a una rivoluzione completa del sistema calcio in Italia, una vera e propria ri-scrittura condivisa dei regolamenti, in base alle esperienze avute e alle criticità emerse con il tempo. Continuare a galleggiare tra il voler mantenere alto il numero di squadre professionistiche e il dover imporre loro costi e garanzie molto elevate non può che portare a uno stallo, per esempio. Le richieste dei calciatori e dei loro procuratori non sono meno protagonisti in una condizione finanziaria sempre più ai limiti e vicina al rosso. Se poi ci aggiungiamo la confusione sui criteri di ripescaggi la frittata è fatta.

La stessa confusione, poi, aumenta perché in effetti l’appassionato, il tifoso e gli addetti ai lavori non sanno realmente con chi schierarsi. Perché se da una parte è giusto che chi aveva il diritto di ripescaggio e ora non ce l’ha più si lamenti, visto il ricorso presentato da altri per modificare il regolamento, è anche giusto che se una sentenza si sia espressa a favore di un cambio di regole, un valido motivo ci sarà. Ecco come lo stallo si manifesti nella sua interezza, solo che nel calcio i tempi della giustizia non siano così semplici da attendere, una stagione ha le sue tempistiche da rispettare e posticipare l’inizio di qualche settimana può avere effetti a catena destabilizzanti. In special modo se guardiamo alla Serie C, che oltre alla regoular season prevede una post season piena zeppa di impegni tra playoff lunghissimi e playout.

Quindi cosa accadrà nei prossimi giorni? Arriveremo a una fine? Ci saranno contro ricorsi, nuovi tribunali interpellati, dispute legali infinite? In che modo, seppur in notevole ritardo, potrà cominciare il campionato? Ma soprattutto andrà riscritto anche il campionato di Serie B già cominciato con 19 squadre?

Come potremmo chiamarlo, tutto questo, se non caos?

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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